lunedì 18 agosto 2008

I Comuni del basso lodigiano - Codogno

Chiesa di Caravaggio

foto storica

E' comune assai antico dell'ex Circondario di Lodi, capoluogo di Mandamento situato nella vasta e fertile pianura posta fra il Po e l'Adda, fra Lodi e Cremona.Il Goldaniga narra che l'anno 222 A.C. il console Cotta venisse a conflitto qui coi Galli, seguendone sanguinose perdite d'ambo le parti: e che qui si riedificasse Codogno, lasciando in tal modo, indeciso se Codogno esistesse anche in tempi anteriori.Codogno, secondo taluni, deriverebbe dal nome del console romano Aurelio Cotta (Cottoneum). Altri, ne deriverebbero il nome dalla estesa coltivazione del melo cotogno che era fatta nel territorio; tra l'ipotesi agricola e quella militaresca, se ne aggiunge una terza, forse più concreta, proposta dal geografo Giuseppe Nangeroni, il quale rifacendosi all'abbondanza di acque che irrigavano la zona compresa fra Po, Adda e Lambro, suggerisce la derivazione da "Cò d'ogno", ovvero capo o sorgente di un ruscello, ricordando che i galli usavano dire "onno" o "ogno" per corso d'acqua.Gravissime vicende la borgata avrebbe subito nei tempi di mezzo (specie dopo il periodo dei re Longobardi e di Carlo Magno), come il paese più popoloso che s'incontra appena al di qua del Po, in vicinanza della strada detta Romea.Da taluno si vuole che la Motta, o il castello di Codogno, come anticamente si chiamava, venisse fabbricata nel 763; perché in una delle sue quattro torri, abbassate nel 1722, vi si trovò scolpita una tale indicazione.Bisogna arrivare fin quasi al 1000 per trovare notizie certe dell'esistenza di Codogno come centro abitato e precisamente in un diploma scoperto dal Muratori, con cui l'imperatore Ottone III di Sassonia conferma ad un suo fido conte Ruggero il possesso di parecchi castelli posti nel territorio; compaiono i nomi di molti comuni limitrofi e tra essi "Codugno".Dai conti di Comazzo i beni codognesi passarono al vescovo di Lodi con conferma (1164) da parte dello stesso Federico Barbarossa. I vescovi di Lodi tennero a lungo sotto la propia giurisdizione Codogno, ritenuto uno dei migliori castelli del vescovado, cinto da fortificazioni e mura, malgrado frequenti liti e contrasti con vari signorotti locali che tentavano di usurparne il potere: finché nel 1441 il signore di Milano Filippo Maria Visconti passò il feudo alla famiglia dei Fognani e quindi ai Trivulzio. Francesco Sforza confermava nel 1453 il feudo ai Trivulzio, sanzionando anche in tal modo la separazione di Lodi da Codogno, da quel momento elevato a rango di "borgo".Se il comune aveva già cominciato ad esistere di fatto anche durante lo "status" feudale, com'è attestato dalla continua crescita della sua produzione agricola, dal fiorire del commercio e dell'industria, è proprio con la sanzione di autonomia giuridica di "borgo" che Codogno assurge a polo di attrazione per i paesi vicini, quasi capitale di un piccolo Stato che si estendeva oltre i confini della Bassa lodigiana, nel Cremonese, nel Piacentino e nell'alto Milanese.Una testimonianza interessante della volontà di indipendenza dei codognesi è rappresentata dal trattato commerciale da essi stipulato verso la fine del '400 con il comune di Piacenza. Nell'agosto del 1492, desiderando i Codognesi di estendere il loro commercio, chiesero alla comunità di Piacenza di essere dichiarati cittadini di quella città, offrendo una certa somma in compenso del passaggio e del dazio delle mercanzie: al che, ottenendo il privilegio non sarebbero stati più temuti.Per pubblico decreto della città di Piacenza, erogato il 21 agosto. Così Codogno, in senso di gratitudine, inserì nel proprio stemma, che rappresentava il melo cotogno, la lupa, emblema di Piacenza, legandovela con una catena d'oro. Questa singolare iniziativa di "mercato unico" fra comuni indipendenti si pone come esempio di buon senso e di concretezza, oltre che di notevole autonomia decisionale dei membri della comunità nei confronti del signore e feudatario.Questi privilegi vennero confermati nel 1499 (18 dicembre) nell'occasione che Gia Giacomo Trivulzio, feudatario di Codogno e generalissimo dell'esercito di re Luigi XII di Francia, si trovava in Piacenza nel 1530: indi nel 1587; e, da ultimo sotto il dominio dell'infante di Spagna don Filippo, duca di Parma, Piacenza e Guastalla.Ottaviano Sforza, vescovo di Lodi, tentò di riavere il feudo di Codogno, come appartenente alla Mensa vescovile di Lodi (1499) ; ma la sua opera non ebbe risultato.Nel 1629 e 1630, alloggiarono in Codogno i Lanzichenecchi diretti all'impresa di Mantova.In quegli anni la famosa peste miete in Codogno, allora di 5000 abitanti, ben mille vittime.La signoria dei Trivulzio durò fino alla morte del principe Antonio Teodoro, che non lasciò figli maschi: i codognesi colsero così l'occasione di liberarsi dal giogo feudale, malgrado le pretese della vedova di succedere al marito, ed ottennero in perpetuo il titolo di "regio borgo" dal re di Spagna Carlo II, il 6 giugno 1679.Filippo V re di Spagna, passò da Codogno il 5 ottobre 1702, e in quell'occasione , gli fu chiesto che al borgo venisse riconosciuta la dignità civica.Oltre a Carlo II e a Filippo V di Spagna, passarono da Codogno vari sovrani: gli imperatori d'Austria Giuseppe II e Francesco I e il re di Napoli Ferdinando IV: tutti visitarono il luogo delle famose casere per la fabbricazione del formaggio.Feudatari i Triulzi, ebbe origine in Codogno (1462) il primo ospedale, per lascito di Manfredino Gibelli: ospedale che venne, assieme ad altri esistenti in Codogno, concentrato nell'ospedale civico, cui, sulla fine del secolo XVIII, vi eresse, con magnifico disegno, il celebre architetto milanese Felice Soave.Dal censimento 1931, Codogno figura con una popolazione di 10.888 abitanti.Codogno alla grande guerra ha dato 180 caduti con una medaglia d'oro.Il bellissimo monumento ai caduti è opera del celebre scultore Arturo Dazzi.

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