Celti e Romani si avvicendarono su queste terre. La battaglia del Ticino, ricordata negli annali della strategia militare per le astuzie usate dai belligeranti, vide, nel 217 A.C., la sconfitta dei Romani ad opera dei Cartaginesi di Annibale arrivati ai piedi dei colli banini, sul versante Sud Ovest.Esistono documenti storici che citano un toponimo denominato “Brioni” poi “Mombrione”, ubicato sui declivi delle colline, a Est dell’attuale borgo; località che compare in taluni diplomi imperiali e reali risalenti a Berengario I° (888) e Berengario II° (903) , Lamberto (986) e Ottone III° (998).Sul finire degli anni 900 si ebbe una prima trasmigrazione dei mombrionesi verso il lato nord dei colli per porre le basi di un nuovo insediamento : l’attuale San Colombano. La località è menzionata con il suo castello nel testamento di Ariberto d’Intimiano, arcivescovo di Milano, redatto nell’anno 1034 in un documento storico che rappresenta l’atto più antico sul quale viene citato il toponimo di San Colombano. Questo era il nome di un monaco irlandese con il carisma del combattente, armato di spada e vangelo. Partito già anziano dalla sua terra d’origine, fu esule da lunghe e sofferte peregrinazioni nelle Gallie, transitò per questi luoghi all’inizio del settimo secolo, diretto alla corte longobarda di Pavia. Qui lasciò il segno del suo apostolato convertendo al Cristianesimo le tribù padane stanziate sulle rive del fiume. Vuole la tradizione che questo monaco convertisse gli abitanti dei colli al Cristianesimo ed insegnasse loro la coltura della vite, che ancora oggi conserva la priorità assoluta sui 12 Kmq dei dossi banini. In realtà il ritrovamento di anfore vinarie e strumenti di cantina , conservati nel locale Museo Paleontologico Virginio Caccia, dimostrano che già in epoca romana la vite veniva coltivata sui colli per la produzione di vino. Ariberto d’Intimiano nel 1034 donò alle Chiese milanesi i possedimenti banini, a lui precedentemente donati dall’Imperatore Corrado II°. Diede così inizio al possesso delle terre da parte della Signoria Milanese. La navigazione sul Lambro e il frutto dei suoi pedaggi con le attività collaterali e la supremazia sul territorio , furono alla base di lunghe e sanguinose vicende che opposero i Lodigiani ai Milanesi. Nel 1158 comparve all’orizzonte del borgo l’astro di Federico I di Svevia , detto il Barbarossa che ne distrusse fortezza e abitato. L’Imperatore, riconoscendo la felice posizione strategica del castello abbarbicato al colle, dominante sia la valle del Po che quella del Lambro, lo riedificò e con esso gettò le basi del “burgum” adottando il classico taglio urbanistico romano, tuttora riconoscibile, legato al cardo ( direttrice nord-sud ) ed al decumano ( est-ovest ). Tra il 1164 e il 1355, sorse anche la Civitas Imperialis che fa parte dell’attuale centro storico, sito ai piedi del castello.
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