martedì 16 settembre 2008

Colletti bianchi in campo per solidarietà: così l’Eni aiuterà le mamme in difficoltà

I colletti bianchi scendono in campo per la solidarietà. Ha preso il via nei giorni scorsi il torneo di calcio “Gioco per la vita” che per circa un mese vedrà un gruppo di 200 dipendenti Eni cimentarsi in una competizione il cui successo finale sarà conteso da diverse selezioni, in rappresentanza dei vari rami d’azienda. L’iniziativa, promossa dal comune in collaborazione con l’Eni, andrà a sostegno del Centro aiuto alla vita (Cav) di San Donato, una solida realtà con alle spalle venti anni di impegno a favore delle donne in dolce attesa che, grazie a questa associazione, sono riuscite ad affrontare il muro di difficoltà che si presenta alle donne che si trovano sole ad affrontare una gravidanza e la nascita del proprio bimbo. Una grande sfida portata avanti con esemplare tenacia da un gruppo di volontari che nel tempo è cresciuto insieme ai progetti che, oltre al sostegno alle puerpere, prevedono anche supporti mirati nei primi mesi di vita del bambino, affinché le mamme possano lavorare e avere a disposizione i beni essenziali per sé e per il neonato. Proprio nei mesi scorsi si era alzato un appello dal Cav, con la richiesta di aiuto rivolta a singoli cittadini e ad altre realtà locali, a fronte della necessità sia di volontari, ma anche di sostegni economici. Tra le risposte che sono arrivate, c’è questo torneo dai nobili obiettivi. Oltre infatti a tenere allenati impiegati e professionisti che dopo il lavoro di scrivania nel palazzo di vetro si cimenteranno in sfide promosse in pieno clima sportivo, il torneo rappresenta una mano tesa verso un importante esempio del mondo del no profit locale. Nella giornata del 14 ottobre quindi, in cui sarà premiata la squadra vincitrice, nel corso della cerimonia conclusiva verrà consegnato il ricavato della manifestazione al Cav, realtà dove nel 2006 ben 285 donne hanno trovato una porta aperta. A bussare sono soprattutto immigrate accomunate da storie di solitudine, spesso di indifferenza. La maggior parte sono nomadi, che grazie al passaparola vengono a conoscenza di questo prezioso indirizzo di via Isonzo 40, nel quartiere Certosa. Gli aiuti sono molteplici, e oltre ai pacchi viveri, al latte in polvere, al prestito di fasciatoi e carrozzine, c’è spazio per l’ascolto, l’incoraggiamento e un sostegno morale. Una sfida che in venti anni ha visto cambiare la tipologia di utenti, ma che per il resto viene portata avanti con lo stesso entusiasmo di sempre.
Fonte: Il Cittadino

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