Il tronco tagliato dalla motosega misura alla base oltre tre spanne di larghezza, quindi circa 60 centimetri di diametro.
La quercia che delimitava l’incrocio dei due sentieri golenali fra Guzzafame e l’Isolone, segnalava il limite di proprietà e faceva le funzioni di frondoso “cartello segnaletico” di campagna. La mano dell’uomo ha troncato l’albero antico, del quale restano ammassi di ramaglie rinsecchite e abbandonate; un tempo non troppo lontano avrebbero riscaldato le stufe di famiglie di contadini, ora giacciono come carta straccia, dimenticati e inutili. All’uomo interessava solo il forte e alto fusto, da tagliare in ceppi che finiranno nei caminetti accesi per Natale. Il duro legno scricchiolerà gemente, ma nell’atmosfera gioiosa nessuno capirà. Di querce ne restano pochissime sparse qua e là nella golena del lungo Po: non sono come i pioppi, che crescono in fretta. La quercia, simbolo di forza e resistenza. E allora perchè?
Fonte: Il Cittadino
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