Comune situato alla destra dell'Adda, ad Est di Casalpusterlengo. Anticamente era sulla strada romana che, da Cremona, per Acerra, costeggiando l'Adda, metteva a Laus Pompeia. Camairago affonda le sue origini, sembra in epoca medioevale: a meno che non si debba considerare valida la tesi che il toponimo, uscente interminazione celtica, indichi radici ancora più remote.Fin dal 972, il vescovo Andrea aveva donato le decime di Camairago, unitamente a quelle di molti altri luoghi della sua Diocesi al monastero di S. Pietro di Lodivecchio.Camairago si trova compreso tra i beni posseduti e quindi lasciati dall'Arcivescovo Ariberto d'Intimiano (1034) a diverse chiese milanesi.Il Conte Ildebrando da Comazzo, il 23 Dicembre 1039, donò molti beni al monastero di S. Vito da lui fondato, tra i quali la curte qui vocatur Camairaco nella quale sorgeva il monastero stesso. L'anno 1158, i Milanesi, inseguendo i Lodigiani dopo la totale rovina della loro città incendiarono il Castello di Camairago. L'anno 1440 (20 Settembre), Filippo Maria Visconti, Duca di Milano, per rimunerare il conte Vitaliano Borromeo che nelle passate guerre gli aveva fatte molte sovvenzioni in denaro, gli concesse in feudo il paese di Camairago unitamente alla frazione di S. Vito, con facoltà di fortificare il paese. Dieci anni più tardi ( 5 Maggio 1450), Francesco Sforza, Duca di Milano, confermò lo stesso feudo, con gli euguali diritti, nel conte Filippo Borromeo. Era opportuno, quindi, che i nuovi feudatari del paese intraprendessero quelle opere di ricostruzione del Castello che portarono all'erezione di un vasto edificio, di impianto quattrocentesco, che ancora oggi sussiste in molte parti pressocchè intatto e imponente nella sua vastità, e che domina il restante tessuto dell'abitato. La storia ci narra delle varie e alterne vicende cui dovettero sottostare gli abitanti del luogo, sempre caratterizzate dalla nota dominante della guerra, delle incursioni, degli accampamenti militari, dei saccheggi, dalla peste che scoppiò in Camairago il 1 Settembre 1460, (primo caso di peste), che poi fece strage nel codognese e anche a Lodi; dal passaggio di Francesco Sforza che nel 1447 qui sconfisse i veneziani; all'occupazione francese del 1509; al passaggio dei lanzichenecchi nel 1629: è un ripetersi per gli infelici abitanti di fatti luttuosi e di sventure.Nel 1848, all'alba della riscossa italiana, si stabilirà qui il quartiere generale del maresciallo Radetzky; ma oramai sono giunti i tempi in cui anche questo territorio entrerà a far parte della storia del Regno d'Italia e più nessuna vicenda particolare caratterizzerà la vita del piccolo comune. Il castello, che fu ed è tuttora della nobile famiglia Borromeo, ci appare all'ingresso pressocchè intatto, anche se spesso in vari punti è evidente il segno di un restauro. La torre che precede l'entrata testimonia l'antica presenza di un ponte e di una passerella levatoi, ma soprattutto spicca per la sua posizione avanzata rispetto alla cortina muraria, a mò di rivellino. Il vasto cortile interno, rettangolare, è scandito in varie parti da arcate a sesto acuto; all'esterno alcune torri angolari rimandano all'impronta di severa costruzione militare che dovette caratterizzare tutto il complesso, ora invece quieta dimora inserita in un contesto agricolo.Al centro del paese si apre un ampio piazzale dominato dalla mole recentissima della parrocchiale dei SS. Cosma e Damiano, ricostruita, sulle rovine della precedente, fra il 1959 e il 1962 su progetto dell'architetto Tamburini di Trieste. Ad una sola navata, affiancata da cappelle laterali, si anima di una completa decorazione pittorica sulla volta e nell'abside, dovuta al pennello del pittore lodigiano Felice Vanelli, che ripercorre i momenti fondamentali dell'uomo attraverso la vita e la passione del Cristo. Un poco discosto dall'abitato e visibile soltanto se si percorre una stradicciola di campagna, nel punto in cui la costa si abbassa verso il pianoro dell'Adda, un santuario dedicato alla Madonna della Fontana ricorda antichi fatti miracolosi occorsi accanto ad una fonte d'acqua limpida che, tradizionalmente, si ritiene benedetta da S. Carlo Borromeo, in occasione delle visite alla sua famiglia nel castello di Camairago. si narra che da tempi remoti, almeno dal XIII secolo, sorgesse già sulla costa, al limite della discesa verso il fiume, una cappelletta dedicata alla Vergine, venerata dai pescatori e dai barcaioli, dove si custodiva una pregevole immagine della Madonna col Bambino, ora trasferita al Museo Diocesano di Lodi. Quando, nel corso del XVII secolo, presso l'antica fontana sottostante sgorgò una nuova acqua miracolosa, che diede la parola ad un fanciullo muto, fu edificata, essendo ormai andata distrutta la primitiva cappella, una nuova chiesa dedicata alla Vergine delle Grazie; essa sorse fra 1682 e 1684, ma fu ultimata solo la zona del presbiterio, che ancora oggi ammiriamo nella ricchezza degli arredi sacri, quali l'altare ligneo dorato di linee barocche in cui è racchiuso un pregevole dipinto raffigurante la Vergine col Bambino. Sul luogo della sorgente si provvedeva anche alla costruzione di un oratorio.Fu di Camairago Felice Peroni, rettore del Seminario di Lodi, poeta di buona vena che pubblicò vari sonetti, canzoni e madrigali.
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