sabato 6 dicembre 2008

Latte crudo, è allarme dopo i casi di infezione renale


Ministero Welfare ipotizza la sospensione delle vendite.

E' allarme dopo la segnalazione di alcuni casi sospetti di infezione renale che sarebbero legati al consumo di latte non pastorizzato e di carne cruda. Il ministero del Welfare corre ai ripari, annunciando una ordinanza per obbligare gli allevatori a inserire la dicitura 'da bollire' sui distributori automatici e ipotizzando il blocco delle vendite in via cautelativa, in attesa di avere dati certi sulla questione. Per verificare la situazione e valutare il da farsi il sottosegretario alla Salute Francesca Martini ha convocato una riunione d'urgenza con il Consiglio superiore della sanità per il 9 dicembre e un vertice con il ministro delle Politiche agricole Luca Zaia per il giorno successivo. Sarebbero tra i 30 e i 40 i casi accertati tra i bambini di questa infezione renale, che prende il nome di sindrome emolitica uremica. Nove di questi, sei nel 2008 e tre nel 2007, sarebbero riconducibili al consumo di latte crudo. E' proprio questo che dovranno accertare le autorità sanitarie.Quello dei distributori automatici di latte crudo è un fenomeno relativamente nuovo in Italia, che nell'ultimo anno ha subito una rapida accelerazione. Molti allevatori hanno predisposto un erogatore alla spina per vendere il proprio prodotto direttamente ai consumatori, in modo da saltare la catena distributiva. Con questa mossa il produttore intasca una cifra più alta e chi beve risparmia. Secondo Coldiretti sono circa un migliaio i distributori automatici in Italia, cifra confermata anche dal sito milkmaps.com, che si occupa proprio di raccogliere le informazioni su tutti gli erogatori in giro per la penisola. E' stato lo stesso ministro delle Politiche agricole, Luca Zaia, a sostenere questa nuova forma di vendita. Ad agosto ha anche proposto di introdurre i distributori di latte alla spina anche nei parcheggi dei supermercati per abbattere i troppi passaggi di filiera: "Il latte - ha spiegato - viene pagato in azienda 40 centesimi di euro al litro e venduto dalla grande distribuzione a 1,70 o anche 1,80 euro".Coldiretti, l'organizzazione che ha più puntato su questa nuova modalità di vendita, getta acqua sul fuoco, spiegando che i distributori di latte crudo posizionati presso gli allevamenti "operano nel pieno rispetto delle norme di legge e delle regole del ministero della Sanità. Ci rimettiamo alle decisioni dell'autorità", sottolinea l'organizzazione agricola, ma, evidenzia, "è ancora presto per prendere delle posizioni su un fatto ancora poco chiaro". Naturalmente, aggiunge, "va garantita la sicurezza e se ci saranno novità rispetto alle leggi le rispetteremo".Contro il latte alla spina si scagliano invece i consumatori, parlando di una "moda" che rappresenta un "passo indietro di un secolo": "Abbiamo impiegato decenni - afferma il segretario di Aduc, Primo Mastrantoni - per ottenere un latte senza batteri nocivi per la salute umana e la moda del naturale ci riporta indietro di un secolo". Per l'associazione "è meglio bere latte pastorizzato e da agricoltura biologica. Se proprio si vuole bere latte crudo - concede - allora si può ricorrere ai vecchi sistemi, quali la bollitura per 5 minuti".Intanto, con la massima serenità e apparentemente ignorando il problema, il Consorzio tutela latte crudo scrive in una nota che "gli allevatori, fieri del loro latte, vi aspettano numerosi a comperare latte crudo presso i distributori automatici" e "risparmiare acquistando il miglior alimento prodotto in natura", lanciando per il 6, 7 e 8 dicembre una campagna in collaborazione con Telethon e spiegando che i produttori devolveranno un terzo del ricavato di quei tre giorni in favore della ricerca.
Fonte: notizie.alice.it

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