Sono insoddisfatti dell’azione sindacale e intendono fare da soli, sottoponendo la loro situazione al premier Berlusconi.Gli operatori in subbuglio sul prezzo dei prodotti della terra.
La base degli agricoltori e degli allevatori è in subbuglio per i prezzi dei prodotti agricoli e prepara una fronda ai propri sindacati per arrivare a parlare direttamente con il governo e con il premier Silvio Berlusconi. Poco meno di una cinquantina di agricoltori lodigiani e pavesi si sono incontrati mercoledì sera per confrontarsi sulle strategie da seguire, la prima delle quali prevede la stesura di un documento da sottoporre alla presidenza del consiglio.«Le istituzioni e il governo devono capire che agricoltori e allevatori sono una componente fondamentale per il sistema Italia: i politici devono mediare nei confronti degli industriali per riconoscere un prezzo adeguato ai prodotti agricoli», dicono i rappresentanti del gruppo, Giorgio Bozzini di Valera Fratta, Giuseppe Rusconi di Sant’Angelo, Mario Bellaviti di Caselle Lurani, Ercole Tavazzani di Lardirago, Giovanni Bosia di Valera Fratta e il dottor Francesco Menchini, veterinario pavese solidale con gli agricoltori.Il motivo di tale presa di posizione è semplice: le sigle sindacali non sono in grado di far rispettare gli accordi presi, si presentano divise alle trattative e in lotta tra di loro e non riescono a portare avanti alcuna istanza. Un esempio? Per il 2008 si era concordato un prezzo di 0,42 centesimi al litro per il latte alla stalla, ma dopo il primo trimestre gli industriali hanno cominciato a spingerlo al ribasso portandolo a 0,40 e per l’ultimo trimestre è in predicato di scendere a 0,38. Gli agricoltori oggi non conoscono nemmeno il prezzo a cui sarà pagato il latte di ottobre, novembre e dicembre: il pagamento avviene a non meno di 60 giorni e il prezzo non è contrattato, ma imposto dagli industriali. «In questo modo, come si possono fare investimenti? A inizio anno ci era stato assicurato un prezzo di 0,42 centesimi al litro e sulla base di quella previsione abbiamo fatto degli acquisti. Oggi, i conti non tornano più, perché due centesimi in meno al litro significano decine o centinaia di migliaia di euro in meno a fine anno» spiegano gli agricoltori. A finire nell’occhio del ciclone sono i sindacati di categoria, incapaci di far rispettare gli accordi presi e di formulare una qualsiasi proposta innovativa di protesta. «Da anni suonano sempre la stessa musica, e anche gli industriali lo hanno capito - dicono gli agricoltori frondisti -. Per questo vogliamo arrivare a parlare direttamente con Berlusconi, e se non otterremo nulla siamo pronti a fare un blocco degli acquisti di servizi e forniture, per dimostrare la centralità del settore agricolo. Se anche questo non bastasse, poi, potremmo pensare anche a una sospensione della produzione: la base è in gran parte d’accordo con queste proposte, e nel giro di poche settimane siamo pronti a raccogliere adesioni per costringere anche i sindacati a uscire dall’immobilismo nel quale sono fermi».
Fonte: Il Cittadino
Fonte: Il Cittadino
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