Il provvedimento passa a larga maggioranza ma i Verdi non ci stanno: «È una scusa per cementificare l’oasi verde».Approvata la variante che permette ai comuni sudmilanesi di costruire di più.
L’assemblea dei sindaci del parco Sud ha detto sì alla variante del Piano territoriale di coordinamento del Parco, inerente la «ricomposizione dei margini urbani e la riqualificazione paesistica e ambientale». Vuol dire che le frontiere del parco potranno mutare, assecondando le pressioni fatte a vario titolo proprio dai comuni, diversi del nostro territorio: Paullo,Tribiano, San Donato, San Giuliano, Peschiera, Cerro al Lambro, Vizzolo, Mediglia, Colturano, Dresano, Melegnano, Carpiano. L’ordine del giorno è stato votato a larga maggioranza dai 42 sindaci presenti sui 61, che hanno dato il via libera alla possibilità di costruire su cinque chilometri quadrati di verde agricolo sui 470 totali. Scuole, parcheggi, strade, case e servizi pubblici che adesso potranno nascere dove finora le ruspe non potevano arrivare, tuttavia a detta dei Verdi (in netto contrasto con il Pd) la variante non è nient’altro che una breccia per fare entrare il cemento, «l’esito di una pessima gestione, sia politica sia tecnica». Ed in questo senso i sindaci si sono posti dei limiti, approvando congiuntamentamente alle modifiche territoriali anche la proposta del comune di San Giuliano di «una maggior cautela da parte dei Comuni all’utilizzo del territorio perché il Parco è un bene e una risorsa non inesauribile che merita difesa e valorizzazione». Tradotto: ogni richiesta di correzione dei confini non potrà prescindere da ragioni di interesse pubblico generale e sempre che non si possa fare a meno d’intervenire al di fuori delle aree protette. E più concretamente, mai si potrà superare la soglia dell’1,5 per cento del territorio comunale (vale a dire 5 chilometri quadrati al massimo, su una superficie totale di 470 del Parco Agricolo Sud). «Dopo 20 anni di rigidità vincolistica - ha detto Bruna Brembilla, presidente del Parco Sud - era indispensabile correggere alcuni errori cartografici e consentire la trasformazione di alcune parti dei territori dei singoli comuni, per funzioni differenti, tenendo conto delle nuove necessità dei cittadini e di esigenze giù emerse nel 2001. Per fare questo in modo da non sacrificare il Parco abbiamo attuato politiche di compensazione ambientale, secondo la logica del «fare con equilibrio»: costruire poco e bene dando risposta alla reale esigenza di servizi che vengono dai Comuni e, in cambio, realizzare vere aree verdi per aumentarne le occasioni di fruizione del Parco per renderlo davvero un territorio amico». Il presidente dell’Assemblea dei sindaci del Parco Sud Massimo D’Avolio, ha ricordato che «le scelte fatte favoriscono il soddisfacimento dei bisogni essenziali delle collettività locali riqualificando le zone degradate e assicurando la qualità ambientale dell’area protetta».
Fonte: Il Cittadino
L’assemblea dei sindaci del parco Sud ha detto sì alla variante del Piano territoriale di coordinamento del Parco, inerente la «ricomposizione dei margini urbani e la riqualificazione paesistica e ambientale». Vuol dire che le frontiere del parco potranno mutare, assecondando le pressioni fatte a vario titolo proprio dai comuni, diversi del nostro territorio: Paullo,Tribiano, San Donato, San Giuliano, Peschiera, Cerro al Lambro, Vizzolo, Mediglia, Colturano, Dresano, Melegnano, Carpiano. L’ordine del giorno è stato votato a larga maggioranza dai 42 sindaci presenti sui 61, che hanno dato il via libera alla possibilità di costruire su cinque chilometri quadrati di verde agricolo sui 470 totali. Scuole, parcheggi, strade, case e servizi pubblici che adesso potranno nascere dove finora le ruspe non potevano arrivare, tuttavia a detta dei Verdi (in netto contrasto con il Pd) la variante non è nient’altro che una breccia per fare entrare il cemento, «l’esito di una pessima gestione, sia politica sia tecnica». Ed in questo senso i sindaci si sono posti dei limiti, approvando congiuntamentamente alle modifiche territoriali anche la proposta del comune di San Giuliano di «una maggior cautela da parte dei Comuni all’utilizzo del territorio perché il Parco è un bene e una risorsa non inesauribile che merita difesa e valorizzazione». Tradotto: ogni richiesta di correzione dei confini non potrà prescindere da ragioni di interesse pubblico generale e sempre che non si possa fare a meno d’intervenire al di fuori delle aree protette. E più concretamente, mai si potrà superare la soglia dell’1,5 per cento del territorio comunale (vale a dire 5 chilometri quadrati al massimo, su una superficie totale di 470 del Parco Agricolo Sud). «Dopo 20 anni di rigidità vincolistica - ha detto Bruna Brembilla, presidente del Parco Sud - era indispensabile correggere alcuni errori cartografici e consentire la trasformazione di alcune parti dei territori dei singoli comuni, per funzioni differenti, tenendo conto delle nuove necessità dei cittadini e di esigenze giù emerse nel 2001. Per fare questo in modo da non sacrificare il Parco abbiamo attuato politiche di compensazione ambientale, secondo la logica del «fare con equilibrio»: costruire poco e bene dando risposta alla reale esigenza di servizi che vengono dai Comuni e, in cambio, realizzare vere aree verdi per aumentarne le occasioni di fruizione del Parco per renderlo davvero un territorio amico». Il presidente dell’Assemblea dei sindaci del Parco Sud Massimo D’Avolio, ha ricordato che «le scelte fatte favoriscono il soddisfacimento dei bisogni essenziali delle collettività locali riqualificando le zone degradate e assicurando la qualità ambientale dell’area protetta».
Fonte: Il Cittadino
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