Viene «aggredito» da un consigliere comunale della Lega e lo denuncia. È successo sabato mattina, a Poasco. «Stavo mettendo nelle cassette della posta dei cittadini dei volantini - spiega il segretario del Pd Andrea Pasqualini -. Volevamo avvisare gli abitanti di stare attenti e di non farsi strumentalizzare dalla Lega. I lumbard, infatti, governano a Milano e da 2 anni a San Donato. Adesso, a pochi giorni dalle elezioni, fanno la fiaccolata contro il campo nomadi. Vuol dire che la loro politica è stata inefficace e che manifestano contro se stessi. Mentre mettevamo i volantini nelle cassette, ci siamo accorti che la frazione era ricoperta di manifesti sulla fiaccolata, tra l’altro abusivi perché fuori dagli spazi elettorali. Io ne ho staccati due, uno si è rotto e l’altro, invece, è venuto via bene. L’ho piegato e l’ho messo in tasca. Volevo tenerlo nel mio archivio visto che ho un ruolo politico. Intanto, poi erano abusivi, quindi voleva dire che chiunque poteva prenderli. Fatto sta che uno della Lega mi ha visto ed è andato subito al gazebo leghista che stava davanti alla chiesa, centinaia di metri da lì, per informare gli altri». Sul posto è arrivato immediatamente A. V. «Non ha voluto ascoltare le mie spiegazioni - racconta Pasqualini -, mi ha messo le mani addosso, dicendo “ti ammazzo, ti spacco la faccia. Qua ci siamo noi, non ci dovete venire”. Poi giù parolacce. La persona che era con me, Gianluigi Possanzini, ha estratto la macchina fotografica e A. V. si è avventato contro di lui. Per fortuna è intervenuto il capogruppo della Lega Luigi Ghilardi che conosco bene da anni; lui ha cercato di calmare il compagno di partito, facendolo allontanare». Pasqualini vuole lanciare un appello a Ghilardi, definito «il suo salvatore»: «Eravamo entrambi nel gruppo dei lettori della parrocchia - dice il segretario del Pd -. Mi chiedo come possa stare ora con persone così che aggrediscono, fanno minacce di morte e bestemmiano. Ci sono tanti gruppi del centrodestra, spero che si ravveda e si cerchi un altro partito». Dopo una notte insonne, ieri alle 9.15 Pasqualini e Possanzini si sono rivolti ai carabinieri, per sporgere denuncia. «Nella vita faccio l’ingegnere - aggiunge Pasqualini -, ho una moglie e una figlia; mi sono candidato per fare del bene alla mia città, non per ricevere minacce».
Le fiaccole leghiste marciano su Poasco
L’assessore Gargani e l’onorevole Borghezio guidano la manifestazione: «Più attenzione per le periferie». Le bandiere e le torce di militanti e cittadini per chiedere sicurezza.
Militanti leghisti e cittadini di Poasco in marcia, fiaccole alla mano, sino ai confini del comune di Milano per lanciare un messaggio: «Prefettura di Milano, ci vuole una mano più energica nelle periferie. Non ci può essere una zona grigia fra città e periferia dove campi rom e baraccopoli improvvisate continuano a pullulare». Questo il senso della manifestazione che sabato scorso si è snodata nella frazione sandonatese, vigilata da un nutrito spiegamento di forze dell’ordine. Sei camionette di carabinieri antisommossa e un autobus della polizia. Almeno cinquanta uomini in divisa dietro i canti meneghini, le fiaccole e le bandiere del Carroccio. C’era tensione, dopo l’episodio del mattino che aveva visto protagonisti un esponente leghista e il capogruppo Pd locale, ma durante la manifestazione tutto si è svolto in modo tranquillo culminando in un gesto che lancia chiari segnali: lo “sconfinamento” in comune di Milano, sulla strada per Chiaravalle. Lì iniziano quelle campagne di confine terre di rifugio per insediamenti abusivi di nomadi e stranieri. Lì sarebbe l’origine della microcriminalità con la quale, a detta dei residenti, a Poasco ormai bisogna quasi convivere. Nella frazione (che già ha avviato l’anno scorso esperimenti di ronde) sono tornati i segnali di maxirapine imminenti, anche trenta case alla volta, atti di vandalismo sulle auto, oltre al cuore del problema, gli stabili ex agricoli di Chiaravalle e il campo nomadi “periodico” della frazione milanese. A guidare la fiaccolata, che ha raccolto nel momento culminante circa cento aderenti, l’europarlamentare Mario Borghezio, arrivato in compagnia del deputato del Carroccio Marco Rondini. Presente anche Simona Gargani, assessore sandonatese alla sicurezza e polizia locale. Proprio la Gargani, con parole che hanno il Partito democratico di San Donato nel mirino, ha messo in chiaro il perchè e l’obiettivo della marcia dei lumbard: «Cominciamo a dire che l’amministrazione Dompé in due anni di alleanza con la Lega ha fatto 22 sgomberi di baraccopoli e tuguri abitati da stranieri su tutto il confine comunale - ha spiegato l’assessore - e ci chiediamo a che punto saremmo se invece San Donato fosse ancora amministrata dalla sinistra. Abbiamo investito 500mila euro nella videosorveglianza e fatto quattro ordinanze antibivacco, antiprostituzione, antiaccattonaggio e antispaccio». In altri termini: «È ridicola l’accusa del Pd che manifesteremmo contro noi stessi perchè ormai governiamo noi. Invece la Lega a San Donato ha fatto bene: il punto è Milano, che latita nelle operazioni di presidio delle fasce confinali». Borghezio, prima del via alla marcia, ha dettato un confine fra sicurezza e militarizzazione:«la gente vuole la polizia, non lo Stato di polizia», le parole dell’europarlamentare. Poi se l’è presa con Penati: «Cinque anni fa voleva 60 campi rom, adesso fa il duro e dice che li vuole chiudere». Poi tutti in cammino fin quasi al torrione di Chiaravalle. Qui Marco Rondini si è rivolto simbolicamente al prefetto e alle forze dell’ordine della metropoli:«sollecitiamo per le periferie attenzione uguale al capoluogo».Fonte: Il Cittadino
Militanti leghisti e cittadini di Poasco in marcia, fiaccole alla mano, sino ai confini del comune di Milano per lanciare un messaggio: «Prefettura di Milano, ci vuole una mano più energica nelle periferie. Non ci può essere una zona grigia fra città e periferia dove campi rom e baraccopoli improvvisate continuano a pullulare». Questo il senso della manifestazione che sabato scorso si è snodata nella frazione sandonatese, vigilata da un nutrito spiegamento di forze dell’ordine. Sei camionette di carabinieri antisommossa e un autobus della polizia. Almeno cinquanta uomini in divisa dietro i canti meneghini, le fiaccole e le bandiere del Carroccio. C’era tensione, dopo l’episodio del mattino che aveva visto protagonisti un esponente leghista e il capogruppo Pd locale, ma durante la manifestazione tutto si è svolto in modo tranquillo culminando in un gesto che lancia chiari segnali: lo “sconfinamento” in comune di Milano, sulla strada per Chiaravalle. Lì iniziano quelle campagne di confine terre di rifugio per insediamenti abusivi di nomadi e stranieri. Lì sarebbe l’origine della microcriminalità con la quale, a detta dei residenti, a Poasco ormai bisogna quasi convivere. Nella frazione (che già ha avviato l’anno scorso esperimenti di ronde) sono tornati i segnali di maxirapine imminenti, anche trenta case alla volta, atti di vandalismo sulle auto, oltre al cuore del problema, gli stabili ex agricoli di Chiaravalle e il campo nomadi “periodico” della frazione milanese. A guidare la fiaccolata, che ha raccolto nel momento culminante circa cento aderenti, l’europarlamentare Mario Borghezio, arrivato in compagnia del deputato del Carroccio Marco Rondini. Presente anche Simona Gargani, assessore sandonatese alla sicurezza e polizia locale. Proprio la Gargani, con parole che hanno il Partito democratico di San Donato nel mirino, ha messo in chiaro il perchè e l’obiettivo della marcia dei lumbard: «Cominciamo a dire che l’amministrazione Dompé in due anni di alleanza con la Lega ha fatto 22 sgomberi di baraccopoli e tuguri abitati da stranieri su tutto il confine comunale - ha spiegato l’assessore - e ci chiediamo a che punto saremmo se invece San Donato fosse ancora amministrata dalla sinistra. Abbiamo investito 500mila euro nella videosorveglianza e fatto quattro ordinanze antibivacco, antiprostituzione, antiaccattonaggio e antispaccio». In altri termini: «È ridicola l’accusa del Pd che manifesteremmo contro noi stessi perchè ormai governiamo noi. Invece la Lega a San Donato ha fatto bene: il punto è Milano, che latita nelle operazioni di presidio delle fasce confinali». Borghezio, prima del via alla marcia, ha dettato un confine fra sicurezza e militarizzazione:«la gente vuole la polizia, non lo Stato di polizia», le parole dell’europarlamentare. Poi se l’è presa con Penati: «Cinque anni fa voleva 60 campi rom, adesso fa il duro e dice che li vuole chiudere». Poi tutti in cammino fin quasi al torrione di Chiaravalle. Qui Marco Rondini si è rivolto simbolicamente al prefetto e alle forze dell’ordine della metropoli:«sollecitiamo per le periferie attenzione uguale al capoluogo».Fonte: Il Cittadino
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