La Corea del Nord sfida ancora la comunità internazionale e effettua a sorpresa un nuovo test nucleare (il secondo dal 9 ottobre 2006), seguito dal lancio di tre missili a corta gittata. Durissima la risposta del presidente americano Barack Obama. «La Corea del nord - ha commentato in una nota - sta sfidando direttamente e in modo sconsiderato la comunità internazionale», facendo aumentare le tensioni nell'Asia nordorientale. Il presidente statunitense ha lanciato un appello alla comunità internazionale ad «agire e rispondere compatti» alla provocazione della Corea del nord, che «ha scelto di ignorare i propri impegni», di «rendere ancora più profondo il proprio isolamento». Ma anche la Cina, il più stretto alleato della Corea del nord, ha detto di essere «fortemente contraria» ed ha accusato Pyongyang di aver «ignorato le obiezioni della comunità internazionale» al proseguimento del suo programma nucleare. Il test - il secondo dal 9 ottobre 2006, avvenuto poco prima delle ore 10:00 locali (le 3 di notte in Italia), a 80 chilometri a nordovest di Kilju, nella parte settentrionale della Corea del Nord - ha avuto una potenza di 10-20 kilotoni, secondo le stime del portavoce del ministero della Difesa russo Aleksandr Drobyshevski (la bomba sganciata su Hiroshima il 6 agosto 1945 aveva una potenza di 15 kilotoni). È seguito il lancio di un missile a corto raggio e intorno alle 17.00 locali, mentre già si levavano le dure proteste della comunità internazionale, sono stati testati ben altri due missili dello stesso tipo. Rispetto al lancio del missile-satellite del 5 aprile, al fronte compatto di condanna di Corea del Sud-Giappone e degli altri due membri permanenti del Consiglio di sicurezza dell'Onu, Francia e Gran Bretagna, s'è aggiunta anche la Russia che, attraverso il suo ministro degli Esteri, Serghiei Lavrov, ha affermato che Mosca è «preoccupata per l'esperimento nucleare sotterraneo effettuato» dalla Corea del Nord. Una «provocazione pericolosa» e «una minaccia per la pace», l'ha definita il ministro degli Esteri italiano, Franco Frattini. A questo punto, con la presa di posizione della Cina, ci si avvia a una convocazione d'urgenza (chiesta subito dal Giappone) del Consiglio di sicurezza dell'Onu, atteso sempre in giornata, nel pomeriggio di New York (alle 16 locali, le 22 in Italia). Fonte: L'Unità.it
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