Trattamento del mais non appena in fioritura e monitoraggio a tappeto della popolazione diabrotica che ha infestato le coltivazioni del Basso Lodigiano. Sono queste le indicazioni emerse dal sopralluogo compiuto nelle campagne tra Castelnuovo Bocca d’Adda e San Rocco al Porto dal responsabile del servizio fitosanitario di regione Lombardia Marco Boriani e da Francesca Toscani, segretaria di zona della Coldiretti.A nemmeno 24 ore dalla denuncia degli agricoltori scesi in piazza, la Regione ha così risposto, dando il via ad una prima indagine, cui seguirà la prossima il 22 o 23 giugno. «La situazione risulta ad oggi sensibilmente problematica - ha spiegato Toscani - se il tempo tiene, senza che si verifichino grossi temporali o forte vento, parte della produzione potrà essere salvata. Fa eccezione qualche zona seriamente compromessa». Certo è che la conta dei danni potrà essere fatta solo dopo il raccolto e in queste ore gli agricoltori sono impegnati nella irrigazione massiccia dei campi con la speranza di tenere in piedi, in senso letterale, gli steli allettati.Sanno che tra una ventina di giorni, quando il mais andrà in fiore, dovranno fare in modo di abbattere l’insidioso insetto utilizzando adulticidi, ma la soluzione è complicata dalla scarsità di terzisti che diano loro gli strumenti necessari al trattamento, i cosiddetti trampoli. Sanno che la partita con l’insetto killer potrà al più chiudersi quest’anno con un pareggio se riusciranno a portare a casa il 50 per cento del raccolto, ma che quella da vincere è con il prossimo. E perché il risultato arrivi non sono troppe le alternative: iniziare a battagliare l’infestazione al momento dello sfarfallamento e monitorare con trappole a feromoni il numero dei volatori per metro quadrato di superficie. Già al termine della fioritura sapranno in questo modo cosa li aspetta nei mesi a venire: il via libera alla monocultura se il terreno risulterà relativamente intaccato oppure l’obbligo di pensare all’avvicendamento. Termine poco gradito da queste parti, dove gli appezzamenti molto frazionati, spiegano gli agricoltori, «non consentono di optare agevolmente per la rotazione». Solo il mais dicono «è in grado di garantire la copertura delle spese, il fabbisogno foraggero e un minimo di redditività», discorso valido non soltanto per le aziende agricole e zootecniche ma allo stesso modo per gli affittuari, costretti a canoni elevati e a fare i conti con l’altalena del mercato. In caso di forte infestazione però soltanto l’esclusione totale del mais per un intero anno garantisce la pressoché totale scomparsa dell’insetto. Fonte: Il Cittadino
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