Il progetto di Tasm e Amiacque è stato inaugurato nel 2001 e coinvolge sei centri del Sudmilano: presto “sbarcherà“ a Parigi.Erogati 20 milioni di litri, “risparmiati” 10 milioni di bottiglie.
Dalle Case dell'acqua del Sudmilano negli ultimi otto anni, a far data dal primo zampillo nel parco Campoverde a San Giuliano, sono usciti 20 milioni di litri finiti nelle cucine e nei frigoriferi dei cittadini. Quanta acqua porta il Nilo per alcuni secondi al momento di buttarsi nel Mediterraneo. Tasm, Tutela Ambientale Sud Milano, Amiacque, Cap Holding, Genia e le altre società impegnate nella gestione di queste "fontane" che nate nel Sudmilano stanno marciando alla diffusione in teatri inaspettati (arriveranno anche a Parigi entro il 2010) hanno aggiornato le stime dei consumi misurati al rubinetto alle date più recenti, che vanno dallo scorso aprile alla fine di maggio. L'immagine è quella di un mare che i sudmilanesi hanno dimostrato di non aver problemi ad utilizzare. Il progetto Case dell'acqua, iniziato dall'impianto sangiulianese di Campoverde nel 2001, ha trovato come fruitori categorie molto diverse di persone, tutte accomunate però da motivazioni che si riassumono in: possibilità di realizzare economie familiari quantomai benvenute in tempi di salari cortissimi, e superamento del pregiudizio per cui l'acqua minerale, o al limite quella del rubinetto, sono di un altro livello rispetto a quella buttata da una fontana. Secondo le stime di Tutela Ambientale Sud Milano e Amiacque srl, le due società che hanno la paternità del marchio poi affidato in gestione anche ad altri soggetti, i sei impianti sudmilanesi sui 22 oggi attivi (in alcuni centri, come all'Idroscalo milanese, è installato un doppio impianto) hanno fornito globalmente 19,58 milioni di litri, cioè 19580 metri cubi. Il calcolo è fatto su San Donato Milanese, San Giuliano, Vizzolo Predabissi, Locate Triulzi, Melegnano e Pantigliate, per la quale però non è ancora stata fatta una rilevazione dettagliata. La "locomotiva" del gruppo, anche per il fatto di essere l'impianto più anziano, è sicuramente la Casa dei giardini di Campoverde a San Giuliano: quest’ultimo in otto anni quasi compiuti ha erogato 15mila metri cubi, cioè quindici milioni di litri. San Giuliano è anche il comune con la più alta media di erogazione giornaliera, 5376 litri ogni 24 ore. Tasm e alleati hanno anche calcolato il numero di bottiglie di plastica che non sono più finite in discarica, continuando a riutilizzarle: dieci milioni di contenitori in pvc da 1,5 litri. A Vizzolo Predabissi (apertura impianto fine 2007) sono usciti dai rubinetti 1,725 milioni di litri; a Locate Triulzi (inizio attività col 2009) 289mila litri - già 192mila bottiglie in meno; a San Donato 2 milioni 379mila litri (3259 litri quotidiani); a Melegnano (avvio il 7 febbraio scorso) 189mila litri con risparmio già calcolato di 126 bottiglie in plastica.
Ma chi è il "popolo delle Case dell'Acqua" nel Sudmilano?
Chi sono le persone che hanno riscoperto la cultura delle fontane dopo un'oblìo che aveva mantenuto nelle nostre città solo quelle artistiche (dove non si può bere), e fatto sparire quasi tutte quelle umili, ma utili soprattutto sotto il solleone? In fila negli impianti di San Giuliano, Melegnano e Vizzolo Predabissi, in un qualsiasi pomeriggio d'estate, si trova ogni tipo di utenza. La media del "prelievo" in litri ai rubinetti Tasm-Cap sembra mostrare, ad una prima impressione, una biforcazione abbastanza pronunciata. Da un lato gli "affezionati", su livelli robusti: sei bottiglie per cinque giorni, dieci litri in due al giorno, persino sei bottiglie al giorno in estate e via così. Dall'altro gli occasionali, che magari riempiono un paio di bottiglie la settimana o fanno una bevuta al volo scesi dalla bici. L'impressione condivisa è che le Case dell'acqua tutto siano tranne che... buchi nell'acqua: «C'è sempre la coda», è il ritornello scandito. Coda che crea qualche problema non tanto di campanile (pochi sono per un utilizzo riservato ai residenti, peraltro di difficile applicazione), quanto di igiene generale. Al Campoverde di San Giuliano, ad esempio, prima "Casa" aperta nel 2002, il signor Emilio Brugnoli evidenzia come «questo non è un posto dove lavare le bottiglie o le pentole». E aggiunge: «Che abbiano prolungato l'orario di erogazione non è un problema, o che non ci sia più un tetto massimo di litri pro capite, ma l'educazione sì». Non ha dubbi sul portafoglio più leggero la signora Elena Cambiè, intenta a riempire sei bottiglie: «Altro che se si risparmia». Paolo, utente occasionale, aggiunge che «da un impianto all'altro però cambia sensibilmente la qualità dell'acqua. Al Campoverde ad esempio è più buona che a San Donato». A Vizzolo Predabissi, uno degli impianti più al lavoro, il signor Elso Cavagnoli ha scoperto la Casa un anno fa, e come altri utenti è "pendolare" fra Vizzolo, Melegnano e San Giuliano. «Vado anche a Melegnano e al Campoverde», spiega con l'assenso della signora Giuseppina Bersani. In via Libertà a Melegnano Simona Pastorelli ribadisce l'impressione di una richiesta forse addirittura sopra l'offerta: «C'è gente a tutte le ore». Fonte: Il Cittadino
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