venerdì 10 luglio 2009

L'Italia torna al nucleare Passa al Senato il ddl Sviluppo

Con 154 sì, un voto contrario e un astenuto, l'aula del Senato ha approvato, in via definitiva, il disegno di legge che contiene disposizioni per lo sviluppo. Il ddl, licenziato da Palazzo Chigi circa un anno fa e passato per quattro letture parlamentari, ora è legge. A votare a favore sono stati Pdl, Lega e Udc. Pd e Idv non hanno partecipato al voto. Il provvedimento “omnibus” prevede nuovi fondi per l'editoria, l'introduzione della class action (ma senza retroattività, quindi nessuna azione legale di massa per Parmalat e Cirio), alcune misure per il mercato del gas, altre per le liberalizzazioni delle ferrovie, oltre a diverse novità in tema di assicurazioni e prezzo della benzina, lotta alla contraffazione del Made in Italy.Ma la norma senza dubbio più discussa è quella che prevede il ritorno al nucleare, con la delega al governo per la localizzazione dei siti per le nuove centrali. Il Governo avrà sei mesi di tempo dall'approvazione della legge per emanare uno o più decreti legislativi con la disciplina della localizzazione nel territorio nazionale di impianti nucleari, di fabbricazione del combustibile nucleare, dei sistemi di stoccaggio e deposito dei rifiuti radioattivi e del materiale nucleare. I decreti attuativi definiranno anche le misure compensative da corrispondere alle popolazioni interessate dalla costruzione degli impianti nucleari, ma anche agli enti locali e alle imprese del territorio.Nella predisposizione dei decreti il Governo dovrà attenersi, tra le altre, all'indicazione di “elevati" e non più “adeguati” livelli di sicurezza dei siti. L'autorizzazione unica rilasciata dalle amministrazioni interessate sostituirà tutti gli atti necessari, fatta eccezione per le procedure Via (Valutazione d'impatto ambientale) e Vas (Valutazione ambientale strategica) "cui si deve obbligatoriamente ottemperare". Il Cipe, con una delibera da assumere entro sei mesi, definirà la tipologia degli impianti e con un'altra delibera favorirà la costituzione di consorzi per la costruzione e l'esercizio degli impianti.Nasce inoltre l'Agenzia per la sicurezza nucleare, che svolgerà funzioni di autorità nazionale per la regolamentazione tecnica, il controllo e l'autorizzazione ai fini della sicurezza, la gestione e la sistemazione dei rifiuti radioattivi e dei materiali nucleari, la protezione dalle radiazioni, nonché le funzioni e i compiti di vigilanza sulla costruzione, l'esercizio e la salvaguardia degli impianti e dei materiali nucleari.Il ritorno al nucleare viene ovviamente salutato favorevolmente dall'amministratore delegato di Enel, Fulvio Conti: " Il ritorno del nucleare in Italia - sottolinea il numero uno di Enel - è un'opportunità strategica per ricostruire la filiera scientifica, tecnologica e industriale indispensabile per stabilizzare i costi di generazione di energia elettrica, ridurre la dipendenza dalle importazioni di materie prime e combattere contro il cambiamento climatico". Ma Pd e organizzazioni scientifiche stanno esprimendo in queste ore il proprio dissenso: ''C'è poco da essere entusiasti: è una legge inopportuna'', ha detto Ignazio Marino, candidato alla segreteria del Pd. Per Marino, è grave anche perché ''una legge, in particolare su questa materia, dovrebbe essere basata su dati scientifici. Abbiamo un premio Nobel come Carlo Rubbia - ha aggiunto l'esponente del Pd- che ha ripetuto più volte che oggi non esiste un metodo sicuro per lo stoccaggio delle scorie radioattive e che anzi c'è un rischio concreto per la salute''. ''Esiste la possibilità di fare ricerche su fonti diverse di energia e anche su altri elementi dell'energia nucleare come il torio che, a differenza dell'uranio, potrebbe produrre energia senza scorie'', ha concluso Marino, per il quale, invece, ''si fanno leggi senza tenere conto del parere della scienza e che sono anche di difficile applicazione dato che nessun Comune o cittadino accetterebbe una centrale nucleare o un sito di stoccaggio sul proprio territorio''.E anche per Grazia Francescato, portavoce nazionale dei Verdi ed esponente di Sinistra e Libertà, "il ritorno al nucleare è una vera e propria follia sia dal punto di vista ambientale che economico”. "Con il nucleare non solo non si affronta il problema della sicurezza energetica ma si rischia di far crescere esponenzialmente le bollette dei cittadini. Ogni impianto costerà almeno 4 miliardi di euro che, di sicuro, ricadranno sulle spalle della collettività ". "Scegliere oggi il nucleare - secondo la Francescato - vuol dire far regredire il nostro Paese tagliandolo fuori dall'innovazione tecnologica e dalla ricerca sulle rinnovabili esull'efficienza energetica che sono i settori su cui i paesi più avanzati stanno investendo con forza e che saranno i veri settori strategici nell'economia mondiale".Mentre Francesco Ferrante, esponente degli Ecodem, ha dichiarato: "Altro che green economy e fonti rinnovabili: nemmeno l'ombra degli obiettivi che tutti i grandi paesi si pongono ma invece un ritorno al passato, costituito da quel nucleare su cui in occidente praticamente nessuno investe più un euro"."Questo governo è tornato alla preistoria energetica per spendere soldi in grandiose e fragili cattedrali per la produzione di energia nucleare di terza generazione. Proprio quella tecnologia che Barack Obama si è rifiutato di finanziare perché inquinante e insicura, e che la cancelliera Angela Merkel ha dichiarato di non volere” - ha commentato Stefano Ciafani, responsabile scientifico di Legambiente. Fonte: L'Unità.it

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