venerdì 23 ottobre 2009

Il “virus” della crisi investe il Sudmilano - Piange soprattutto il settore metalmeccanico: in totale utilizzati ammortizzatori sociali per quasi duemila persone. Altre 15 aziende ricorrono alla “cassa”, 230 lavoratori coinvolti.


Il Sudmilano piange altre quindici casse integrazione portate dall’estate, con altri 230 lavoratori a turni ridotti o a casa. Ci sono sette aziende nuove in difficoltà, nel solo settore metalmeccanico, a San Giuliano. Almeno quattro a Tribiano, tre in più a Peschiera, due a Melegnano. Oltre a queste, cinque o sei fra Opera, Locate Triulzi e altri comuni vicinissimi alla via Emilia. Secondo la fotografia dei sindacati milanesi - che peraltro registrano spesso solo la punta dell’iceberg - oltre quindici realtà nuove sono finite dentro la “pandemia” di casse durante l’ultimo trimestre, più tutte quelle (almeno venticinque), che già tra febbraio e marzo avevano optato per questa scelta di fronte alle modestissime prospettive di business per il 2009. E si parla solo di metalmeccanico. Le aziende già in cassa a febbraio in molti casi lo sono ancora, anche se i mesi successivi all’esordio della paralisi hanno un pò smussato la drasticità dei provvedimenti, richiamando una parte della manodopera su turni molto distanziati.Per il resto, le centrali sindacali milanesi - chiusa l’estate con un sospiro di ripresa a luglio per il made in Italy, e dati brutti in agosto - sciorinano altri elenchi di imprese che hanno deciso di mettere al minimo i ritmi. Fino a Capodanno probabilmente. Quanti operai, progettisti, addetti metalmeccanici sudmilanesi non timbrano più il cartellino tutti i giorni? La stima sta fra i 230 e i 250 contando solo i dipendenti. Tale dato va incrociato con i circa 500 posti entrati in “cassa” mesi fa e si ha un’idea del fenomeno: mille, duemila posti nel Sudmilano sono diventati ammortizzatori del lavoro. Secondo il Dipartimento del Lavoro della Cgil Milano a San Giuliano nell’area produttiva di Civesio-Sesto Ulteriano a marzo scorso c’erano almeno cinque aziende che già avevano sottoscritto accordi di cassa. Adesso sono 10-12, perchè sette metalmeccaniche si sono aggiunte. Alla Ocim, impianti ed attrezzature per saldatura, sono in cassa in 28 su 30 dall’inizio di settembre. Alla Osla di via Tolstoj, nella zona industriale di Zivido, specializzata in lavorazioni in acciaio, altre quattordici «casse» decretate con la fine dell’estate. Pesante l’impatto della congiuntura sulla Bulnava Srl di via Pavia, che come molte altre bullonerie e viterie di precisione si ritrova i magazzini pieni dopo anni in cui gli ordinativi “tiravano” mentre nel 2009 hanno toccato, per il sistema Italia, anche punte del meno trenta per cento. Alla Bulnava quindi è cassa per 24 su 38 operai, il 60 per cento della pianta organica. Impatti minori sul comparto produttivo sangiulianese: cinque provvedimenti di Cigo (la sigla sindacale per la cassa non straordinaria, nda) alla Prisma di via Tolstoj, una all’officina meccanica Quadrifoglio di via Tecchione, tre alla Skermcavi, due alla Spm lavorazioni metalliche di Civesio. Anche a Tribiano, altro enorme indotto produttivo del Sudmilano, l’impatto della gelata economica si è ampliato man mano che l’anno ha spento le speranze di una ripresa rapida, svelando (forse) una lenta risalita. Alla Mazzetti di via Monte Grappa, produzione di macchine per industria alimentare, lavorano a turni ridotti o a zero ore in 36 su 46; alla Orer costruzioni metalliche, poco più avanti sulla stessa via, sono in cassa in quattordici; pesante riduzione del lavoro alla Velati tecnologie alimentari di via Trento, 35 Cigo su 40; alla Star Progetti di via Pasubio (20 su 45 dipendenti). Melegnano: nuovi provvedimenti all’utensileria Stm, zona artigianale industriale oltre viale Repubblica, con i 14 dipendenti a turni minimi o a casa; cinque casse anche alla Introini apparecchi di misurazione dall’altra parte della città, in via Montorfano. Anche Peschiera Borromeo sta pagando un prezzo ampliato alla crisi. Secondo i dati Cgil ai provvedimenti già scattati a fine inverno si aggiunge la grande sofferenza della Ugitech (90 Cigo su 130), che lavora a doppio filo con l’indotto automobilistico e la ricerca su materiali usati nell’industria dell’automobile.Fonte: Il Cittadino

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