Si lavora di giorno e di notte nella golena del Po, sabato e domenica compresi, per ripristinare il collegamento tra Lodigiano e Piacentino. I tempi però restano stretti, e per il debutto del ponte galleggiante si profila ormai un ritardo, seppure contenuto.Lasciata la rotatoria dell’Auchan e raggiunta l’area golenale tramite la strada che conduce al parco commerciale San Sisto, ci si può accorgere di quanto fervono le attività di cantiere messe in piedi da Anas.Nel bosco tra il ponte ferroviario e quello crollato si apre un tracciato ben visibile, oggi ancora in terra battuta, già compressa. È la strada di raccordo tra la viabilità ordinaria e il prossimo ponte galleggiante provvisorio. Passando sotto il ponte ferroviario e accedendo all’area di cantiere vero e proprio, dentro è tutto un via vai di mezzi meccanici, camion e ruspe, operai e tecnici. Sulla riva si sta realizzando la struttura d’ancoraggio a cui saranno legati i pontoni, delle grandi zattere galleggianti che costituiranno l’elemento galleggiante su cui passeranno auto, moto, mezzi di soccorso e autobus. I pontoni sono preparati altrove, nei cantieri della Cimolai, l’azienda di Pordenone che in associazione temporanea d’impresa con la Solidus di Roma ha vinto la gara. Quando le strutture d’ancoraggio saranno pronte, i pontoni saranno portati qui per l’assemblaggio finale. Le zattere copriranno i 92 metri del braccio di fiume tra la sponda lodigiana e l’isolotto Maggi, e poi gli altri 185 metri di Po che separano l’isolotto Maggi dalla sponda piacentina.Per congiungere la sponda lodigiana con l’isolotto è stata realizzata con terra di riporto una strada di cantiere, ma poi sarà spazzata via per consentire il normale deflusso delle acque del Po. Una volta in funzione il ponte provvisorio, centraline automatizzate trasmetteranno in tempo reale alle autorità competenti tutti i dati relativi alla portata del fiume, e la struttura galleggiante all’occorrenza, potrà essere aperta o smontata per il passaggio di eventuali piene. Oggi, sull’isolotto Maggi si svolgono i lavori di palificazione per l’attracco dei pontoni, in pratica la base per la struttura a cassoni di cemento armato per l’ancoraggio delle strutture mobili. Incaricata in subappalto di tutti questi lavori edili e stradali è la ditta Maserati Srl di Sarmato, in provincia di Piacenza.Finora si lavora al tracciato della strada di raccordo, al primo punto d’ancoraggio su sponda lodigiana e alla base per il secondo ancoraggio sull’isolotto Maggi. Insomma, non si è nemmeno a metà dell’opera, e per questo l’obiettivo di mettere in funzione il ponte galleggiante per il 17 ottobre sembra sfumato.«Si è perso qualche giorno per le piogge, e si stanno facendo le corse per recuperare quel tempo, lavorando anche nei fine settimana - assicura il sindaco di San Rocco al Porto Giuseppe Ravera, in quotidiano contatto sul cantiere con i tecnici -. Se non entrerà in funzione il 17, sarà il 24 o il 25, ma non si può imputare il ritardo a nessuno, né ad Anas né alle ditte che lavorano, perché tutti si stanno adoperando con il massimo sforzo. Piuttosto temo le piogge previste per la settimana prossima, che rallenterebbero ancora i lavori». Intanto, a poche decine di metri dal cantiere per il ponte galleggiante, la ditta Despe di Bergamo lavora a tutto spiano, giorno e notte, per l’abbattimento del ponte Anas crollato il 30 aprile. La parte lodigiana è già stata sventrata, e rimangono in piedi solo le strutture in cemento, destinate a essere abbattute.E proprio sulla demolizione delle pile, decisa il primo luglio scorso con l’ok della Provincia di Lodi e della Soprintendenza lombarda, ha preso posizione ieri la sezione di Lodi di Italia Nostra. «Nella complessa genesi dell’opera, iniziata nel 1906 e inaugurata nel 1908 da Vittorio Emanuele III, cui il ponte è intitolato, il lato lodigiano rappresenta la parte di maggior pregio artistico - si legge in una nota -. Si tratta di un’alternanza di pile snelle, costituite da elegantissimi pilastrini montati su basamento e pile tozze: un bell’esempio di struttura liberty, che sarebbe davvero un peccato veder sostituita da banalissime pile anonime. Ci lascia perplessi la decisione di rimuovere tutto l’impalcato salvaguardando le pile della sponda piacentina e quelle in alveo, sacrificando invece quelle della sponda lodigiana. Auspichiamo un ripensamento da parte dell’ente Anas proprio per quanto riguarda il versante lodigiano, soprattutto alla luce del fatto che i piloni non hanno subito alcun danneggiamento».Fonte: Il Cittadino
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