L’hanno trovato mentre litigava con la rete in seta destinata agli uccelli. Un bellissimo esemplare di scoiattolo rosso è rimasto intrappolato all’interno della stazione ornitologica di Monticchie. Per Luca Canova, responsabile dell’oasi di Monticchie, si tratta di un bel segnale. «È una conferma che ormai lo scoiattolo sta riconquistando la Bassa - commenta -. Per fortuna lo scoiattolo grigio, in arrivo dall’America, da noi non si diffonde in modo così veloce da togliere spazio alla specie autoctona. Mentre in Inghilterra lo scoiattolo “a stelle e strisce” è cresciuto in modo esponenziale, e ha creato un sacco di problemi allo scoiattolo rosso, qui da noi sta ripopolando i boschi: abbiamo già alcune segnalazioni del nostro esemplare». Gli addetti ai controlli della rete hanno trovato lo scoiattolo che si divincolava cercando di uscire, ma senza risultato. Dopo averlo liberato, coccolato e fotografato, a malincuore l’hanno lasciato scappare in cerca di cibo. «La stazione ornitologica - dice Canova - ha un significato sempre più importante. Riusciamo a catturare e inanellare mille uccelli circa all’anno, soprattutto piccola fauna, pettirossi, merli, cinciarelle, cinciallegre e usignoli di fiume. Purtroppo nel nostro paese si tratta di un sistema che non gode di molta considerazione. Nel resto d’Europa, soprattutto Inghilterra e Germania, vengono catturati e catalogati milioni di uccelli all’anno». Questo sistema consente di scoprire molte informazioni sulle abitudini di vita degli animali e sulla velocità degli spostamenti. «Le stazioni ornitologiche - spiega il consigliere provinciale - sono previste dalla legge sulla caccia. Nella redazione del piano faunistico lodigiano del 1998 fu prevista l’istituzione di una stazione provinciale, confermata poi nel 2003. Questa ha preso avvio qualche anno fa e ora comincia a consolidarsi. Gli uccelli in spostamento cadono nella rete e finiscono nella tasca sottostante. L’operatore estrae delicatamente l’animale e lo ripone in un sacchetto di tela». Successivamente l’animale viene pesato e misurato e vengono rilevati i parametri inerenti le condizioni generali: il grasso accumulato e lo stato della muta di penne e piume. Sono tutte operazioni che durano dai 2 ai 3 minuti. All’uccello viene applicato poi un anellino di metallo leggero con incisa la sua “carta d’identità” espressa in numeroSe l’uccello verrà ricatturato nel resto dell’Europa o in Africa sarà possibile capire la rotta migratoria, la velocità e la sopravvivenza. Non solo, nel tempo e nello stesso luogo, è possibile capire se la migrazione aumenta o diminuisce. «Sono dati molto, molto episodici - aggiunge Canova - ma, 25 anni fa, a Monticchie, per esempio, le catture erano molto più frequenti. Questa è un’ulteriore conferma di una generale riduzione della biodiversità». Ma è importante non scoraggiarsi. A Monticchie è stata installato un muro di 250 metri di rete in sete. Si apre ogni tre giorni al mese, nelle ore diurne. Ogni 15, 20 minuti l’operatore controlla se qualche uccello è stato catturato. «L’abbiamo messa a Monticchie - continua l’esperto che insegna all’università di Pavia - perché la riserva è l’epicentro delle zone a protezione speciale del Po, aree cioè istituite a difesa delle rotte migratorie. La Provincia e l’ufficio fauna, che è il motore di questo progetto, hanno dato senso e corpo alle iniziative che la legge (e il buon senso) prevedono in queste aree protette».Fonte: Il Cittadino
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