mercoledì 9 dicembre 2009

Villanova - C’è ancora diossina nella cava di Villanova: già partito il bando per un’ulteriore bonifica


Torna d’attualità la diossina della cava di Bargano. Il comune infatti ha iniziato l’iter per un ulteriore intervento di decontaminazione dopo quello del 2002, per mettere in sicurezza un sito che preoccupa non poco la popolazione locale. Il sindaco Moreno Oldani ha confermato la concessione di un contributo regionale di 2,5 milioni di euro e l’avvio della gara per l’aggiudicazione dell’intervento: «Sono arrivate ben 32 richieste di ditte interessate e ora la commissione di tecnici valuterà quali ammettere alla fase successiva. Certo, noi come il progettista siamo condizionati dai vincoli imposti dai vari enti (Regione, Provincia, Arpa e Asl, ndr), per cui i margini di manovra non sono molti, ma ci sono ampie garanzie per pensare che tutto procederà per il verso giusto». È stata la commissione appositamente insediata dal comune e presieduta da Nicolò Tonani ad ospitare la dottoressa Alessandra Tortini, dello studio Tedesi, per ragguagliare gli abitanti sull’operazione in corso. Si arriva a questa fase dopo aver verificato che c’è ancora terreno contaminato nella cava lungo la strada per Vigarolo, dove furono asportati i famosi fusti contenenti diossina, nonostante i precedenti interventi, l’ultimo dei quali sette anni fa. Si è dovuto aspettare però l’ulteriore contributo regionale e il nuovo decreto del 2006 in materiale ambientale per ripartire. Il concentramento di contaminazione registrato è di 200mila nanogrammi per chilogrammo rispetto ai 10 previsti, per cui è indispensabile intervenire anche se è quasi impossibile arrivare a questo limite. Pur tuttavia – dice la relazione del progettista – si arriverà a una consistente diminuzione della contaminazione (si prevede un 80 per cento) che consentirà di prevenire rischi per la salute umana e ambientale. Anche se ora tutto sembra a posto, l’accurato intervento dell’Arpa che ha campionato 13 punti con strati di 30 centimetri ha portato a risultati evidentemente sorprendenti, imprevisti. Da qui la necessità di procedere celermente, asportando 1900 tonnellate di terreno, che verrà insaccato e trasportato da mezzi telonati in impianti di smaltimento o discarica, presumibilmente non in Italia (per questo l’operazione sarà particolarmente onerosa). Il piano di lavoro sarà accurato, con tutti gli accorgimenti del caso, compreso il tragitto e l’eventuale passaggio in paese degli automezzi, e sarà continuamente monitorato. Le previsioni parlano di tre-quattro camion al giorno per un periodo di 40 giorni e sei mesi dalla fase di aggiudicazione all’esecuzione vera e propria, salvo imprevisti, quasi sempre di natura burocratica (come eventuali ricorsi). A quel punto si potrà sperare di aver risolto la questione. Non si potrà considerare quella zona a verde, ma comunque i rischi saranno quasi completamente rimossi, compresi quelli della falda. Nei cittadini c’è tuttavia perplessità (si pensava che il precedente intervento fosse risolutivo) e le domande di chiarimento non sono mancate, con l’auspicio che tra un po’ non si debba di nuovo intervenire.Fonte: Il Cittadino

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