Arriva il via libera del ministero della Difesa, scattano le indagini sulla fabbrica chimica tanto cara a Benito Mussolini.
La zona in questione, che appartiene tuttora al demanio militare, si trova nell'area industriale di Riozzo (frazione di Cerro al Lambro) e durante la seconda guerra mondiale ha rifornito l'esercito del Duce, producendo materiale chimico per uso bellico. Realizzato nel 1943 come ampliamento della melegnanese Saronio, l’insediamento venne trasformato in Centro chimico militare, poi smantellato sul finire del conflitto dalle truppe tedesche. Successivamente l’area è stata trasformata in un poligono di tiro per l’addestramento delle truppe, da decenni ormai in disuso. Ora si pensa a una bonifica dell'area. «Dopo le nostre innumerevoli richieste - ha spiegato il sindaco di Cerro Dario Signorini -, il ministero della Difesa ha finalmente preso contatto con gli uffici comunali per programmare l'intervento. Per la fine di febbraio il ministero si è impegnato a pulire l'area nella zona industriale di Riozzo, mentre in un secondo tempo in compagnia dei militari compiremo un primo sopralluogo nell'ex chimica. Solo a quel punto sarà possibile definire la seconda fase dell'operazione, che prevede le indagini di carattere igienico-sanitario e ambientale da parte degli enti competenti». Dalla chiusura della fabbrica avvenuta nei primi anni Quaranta, infatti, Asl e Arpa non hanno mai messo piede nell'ex impianto militare. Ad oltre sessant'anni dalla fine della guerra, insomma, nessuno sa dire con certezza dove siano state smaltite le bombe chimiche di Riozzo. Oggi all'interno dell'area ci sono solo edifici fatiscenti e manichini decapitati, ferraglie e filo spinato arrugginito. Il tutto dominato dall'imponente arco di cemento sul quale svetta l'aquila imperiale, simbolo per eccellenza del Ventennio fascista. La vicenda è tornata prepotentemente alla ribalta nei giorni scorsi quando, dopo la presa di posizione degli abitanti di Riozzo, l'associazione ambientalista Terra Futura Sudmilano guidata dall'ex sindaco di Melegnano Pietro Mezzi ha inviato una lettera al presidente della Provincia di Milano Guido Podestà e allo stesso Signorini: «Chiediamo l'emissione di un'ordinanza ad hoc per costringere il ministero della Difesa ad intervenire - è il succo della missiva -, come del resto prevede il testo unico sull'ambiente, che concede alle autorità locali questo tipo di poteri. D'altra parte, quello di Riozzo è un sito potenzialmente inquinato - ha incalzato Terra Futura Sudmilano -, all'interno del quale si producevano nebbiogeno, acido solforico e probabilmente anche fosgene, tutti aggressivi chimici piuttosto pericolosi. Senza contare che, dismessa ormai da diversi anni, la zona in prossimità del centro abitato di Riozzo si trova in uno stato di perdurante degrado. Ma ora - ha ribadito Mezzi in conclusione - è giunto davvero il momento di fare qualcosa per recuperare l'area».Fonte: Il Cittadino
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