mercoledì 17 febbraio 2010

Orio Litta - «Nella cava c’è una discarica da svuotare» - Per la Provincia però sono necessarie nuove analisi. La questione è al centro del processo “Rifiutopoli” al via domani - Il comune potrebbe chiedere la rimozione delle terre dalla Forca

Il comune di Orio Litta ha avviato il procedimento che, passando per nuove analisi del terreno, potrebbe portare a un’ordinanza di bonifica della cava della Forca, di proprietà della Burlini Spa, e uno dei soci dell’azienda banina ha subito risposto al municipio contestando le conclusioni delle analisi dell’Arpa sul terreno. Analisi che sono le stesse sulle quali si basano parte delle accuse di “Rifiutopoli”, la vicenda giudiziaria con 19 imputati che domattina a Lodi vedrà l’apertura del processo dopo le prime condanne già arrivate dal gup per lo stralcio milanese.Nell'autunno del 2007 l’Arpa, su incarico della procura della Repubblica di Lodi e per una spesa di 16mila euro, aveva effettuato cinque carotaggi di terreno, con relative analisi, su uno solo dei “mappali” dell’area di cava che dopo la rimozione di sabbia e ghiaia era stata colmata con la sabbia e altri residui raccolti sulle strade di mezza Lombardia dalle motospazzatrici. In base alla classificazione di legge e all’esito delle analisi, il pm Paolo Filippini ritiene che l'area di ripristino ambientale della cava sia “una discarica di rifiuti speciali e speciali pericolosi”. In conseguenza, a indagine chiusa, le analisi erano state trasmesse al comune di Orio, che il 20 gennaio ha comunicato alla Burlini Spa, proprietaria della cava e del relativo terreno, l'avvio del procedimento amministrativo.Appena due giorni dopo, l'agricoltore proprietario di un campo vicino, che in passato era stato oggetto di scavi e che quindi la procura ritiene fosse stato livellato con le terre da spazzamento, visto che ora è coltivato a mais, aveva venduto il terreno alla Burlini Spa.Lunedì presso il settore ambiente della Provincia di Lodi si è tenuto un vertice tecnico sulla situazione della cava: è emerso che dovranno essere effettuati ulteriori carotaggi, per delimitare l'area in cui erano stati sepolti i rifiuti a titolo di “ripristino ambientale”, e che quindi dovranno essere determinate le “csc” (concentrazioni soglia di contaminazione). Se i valori di legge non saranno superati, i proprietari del terreno si potranno veder ordinare dal comune la rimozione dei rifiuti, che per la procura assommano a diverse decine di migliaia di tonnellate di sabbie e oltre 80mila tonnellate di miscele bituminose. Se invece i valori risulteranno più elevati, potrebbe venir ordinata una bonifica, più complessa.L’assessorato all’ambiente della Provincia di Lodi avrebbe anche promosso nelle scorse settimane un incontro informale tra rappresentanti del comune di Orio Litta e Claudio Tedesi, uno dei massimi esperti di bonifiche in Lombardia, per fare le prime ipotesi. Uno scenario, quello della rimozione dei materiali usati dal 2003 al 2007 per colmare parte della cava, che per ora fonti vicine alla Burlini Spa non commentano, in attesa di un confronto con il comune di Orio Litta.Un altro aspetto che non risulta sia mai stato approfondito è l'eventuale contenuto di idrocarburi o metalli pesanti nel mais contenuto nel campo oggetto di “ripristino ambientale”.Un ripristino che era stato autorizzato dall’ex dirigente del settore ambiente della Provincia di Lodi Claudio Samarati, che per questo, assieme all’ex geologo della Provincia Damiano Gritti e ai vecchi vertici della Burlini è accusato di “gestione abusiva di rifiuti” nel processo al via domani. Un processo che sarà ancora più impegnativo di quelli celebrati per vicende della vecchia Banca Popolare di Lodi: sono già più di 50 i testimoni che le parti vogliono citare, e la lista potrebbe ancora allungarsi.Fonte: Il Cittadino

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