I cacciatori domenica nell’oasi collinare per catturare 25 lepri, ma gli ambientalisti non ci stanno: dal 2007 sono stati sottratti all’area protetta una cinquantina di capi e ne sono stati immessi solo una mezza dozzina, per giunta senza certezze sul territorio di rilascio.La Provincia di Milano e l’Ispra, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale ex Infs, hanno autorizzato la cattura nell’oasi di 25 esemplari di lepri per domani, domenica 9 gennaio. La decisione è stata presa dopo due sopralluoghi delle guardie provinciali, a metà dicembre e subito prima di Natale, che hanno portato a una stima di oltre 100 capi presenti sui 250 ettari di Oasi protetta. Dei 25 esemplari di cui è stata autorizzata la cattura, 11 finiranno all’ambito territoriale di caccia 1 di Milano Est con sede a Viboldone come contropartita per le 11 catturate e rilasciate nell’Atc 3 di San Colombano nello scorso mese di novembre; le altre 14 saranno immesse libere nel territorio collinare aperto alla caccia. «Ma negli ultimi anni sono stati catturati una cinquantina di esemplari dall’oasi e non ne sono state immesse - critica il presidente dell’associazione ambientalista locale il “Picchio Verde” Maurizio Papetti -. A questo punto l’oasi serve soltanto come un serbatoio per i cacciatori. Ci chiediamo che senso abbia giustificare queste azioni quando poi i capi prelevati non sono sostituiti e ci chiediamo quanti e quali siano i danni all’agricoltura con cui di solito motivano la necessità dell’operazione».Negli ultimi anni le catture sono state autorizzate nel 2007, nel 2008 e nel 2010 e si conclusero rispettivamente con 18 capi recuperati nel 2007, 18 nel 2008, 11 nel 2010. Nell’oasi dal 2007 a oggi sono state liberati sei capi prelevati da altri ambiti. Tuttavia i cacciatori sono certi di operare nel giusto e una risposta agli ambientalisti arriva puntuale da Gianni Spelta, segretario dell’ambito numero 3 di San Colombano. «La cattura avviene con l’autorizzazione di Provincia di Milano e Ispra, e questo di per sé è già sufficiente - spiega il segretario -. Queste operazioni sono condotte per vari motivi. Prima di tutto per rinsanguare a costo zero la popolazione di lepri della collina. Comprare una coppia di lepri arriva a costare 300-350 euro, scambiandole con altri Atc invece abbiamo un ricambio di sangue che evita la promiscuità, causa di malattie, a costo zero. Poi il territorio dell’oasi è adatto a contenere circa un’ottantina di capi, mentre sono sicuramente di più, come stimato anche nei censimenti. L’eccessivo numero di lepri provoca danni all’agricoltura e ai vivai privati presenti in zona, e rischia di portare malattie». Fonte: Il Cittadino
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