giovedì 20 gennaio 2011

San Donato - Truffe al Policlinico, niente processo - Nessun reato per ottenere rimborsi, ma la procura trasmette gli atti ad Asl e Corte dei conti Indagine sugli ospedali di Rotelli: chiesta l’archiviazione

Niente processo per le presunte truffe nelle cliniche di Giuseppe Rotelli, “re” degli ospedali di San Donato, del Sant’Ambrogio e dell’istituto ortopedico Galeazzi, sospettati dalla procura di Milano di essere stato il teatro di un articolato raggiro per ottenere rimborsi milionari dall’Asl di Milano falsificando le prestazioni mediche effettivamente fornite.Decollata nell’estate del 2008, l’inchiesta aveva coinvolto una settantina fra dottori e dirigenti dei tre ospedali, ventiquattro dei quali solo a San Donato, con accuse a vario titolo per truffa aggravata e falso; ieri però il pubblico ministero Maria Letizia Mannella ha chiesto l’archiviazione per tutti gli indagati, compreso Rotelli, coinvolto in quanto legale rappresentante dei tre presidi ospedalieri. Seconda la procura, le indagini preliminari avrebbero constatato come i presunti truffatori più che «supportare la falsificazione con diari clinici annotati in maniera esaustiva, con la esplicitazione della scelta del regime assistenziale, con la puntuale allegazione dei referti e con la completa compilazione di ogni giornata del diario infermieristico», riporta l’agenzia TMNews citando la procura, avrebbero fatto emergere «lacune e mancanze di ogni tipo, situazione compatibile con quanto descritto dagli indagati in ordine alla disorganizzazione del lavoro e alla mancanza di direttive». E per Rotelli, come per altri «la modesta entità numerica dei rilievi a loro carico emersa dalla consulenza del pm induce a ritenere completamente sfornita di prova la sussistenza dell’elemento psicologico delle ipotesi di falso e truffa originariamente contestati - recita ancora la procura -. Tant’è che nei loro confronti neppure è stato formulato avviso di conclusione delle indagini». Tutto bene, dunque? Non propriamente. Secondo Maria Letizia Mannella, infatti, l’inchiesta avrebbe comunque rilevato come sia «indubitabile che le cartelle cliniche contestate non rappresentavano in modo corretto le prestazioni erogate - spiega il magistrato milanese -, nel senso che non sempre vi sono elementi che confermino l’appropriatezza della scelta terapeutica, ciò che autorizza l’ente pubblico a non effettuare il rimborso e che, appunto, integra l’illecito amministrativo»; di qui, parallelamente alla richiesta di archiviazione, la decisione di trasmettere tutti gli atti dell’inchiesta per competenza sia all’Asl di Milano che alla Corte dei conti.Fonte: Il Cittadino

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