mercoledì 9 marzo 2011

San Donato - Ricorso al Tar per il sesto palazzo Eni - I promotori sperano di sospendere l’iter nella fase preliminare all’approvazione del progetto: «Manca la valutazione ambientale». L’iniziativa avviata da alcuni cittadini vicini al centrosinistra

Contro la partita del sesto palazzo uffici Eni è stato sferrato un ricorso al Tar (Tribunale amministrativo regionale), sottoscritto da un gruppo di cittadini vicini al centrosinistra, assistiti da un noto studio di diritto amministrativo. In cabina di regia c’è il Partito democratico che, pur dimostrandosi favorevole all’investimento da parte del colosso petrolifero in un comparto già destinato a terziario nel vecchio Piano regolatore, non ha condiviso gli esiti con cui si è conclusa la trattativa tra comune e operatore privato. Nel mirino: la monetizzazione delle aree verdi, in cambio del trasloco delle macchie di natura urbana che avrebbero dovuto corredare il nuovo quartiere (che ospiterà 3600 impiegati) in un una parte periferica di città, ovvero la zona di Monticello. I ricorrenti chiedono l’annullamento previa sospensione, che congelerebbe l’iter nella fase preliminare all’approvazione. Nel circostanziato atto, in cui l’illustrazione del piano è corredata di dati e riferimenti normativi, i riflettori vengono accesi sui motivi che hanno spinto sei sandonatesi a dichiarare battaglia contro il comune per le scelte varate dall’esecutivo di centrodestra riguardo la maxi operazione targata Eni, che assorbirà nel complesso un’area di quasi 100mila metri quadrati. «È evidente - dice un passaggio del ricorso - come la Variante e il PII impongano un depauperamento del territorio in termini di aree a standard destinate alla collettività, in assenza peraltro di alcuna idonea valutazione ambientale. L’amministrazione, in particolare, ammette la monetizzazione integrale delle aree da destinarsi a verde pubblico, consentendo un aggravio del territorio già edificato e ancora privo delle necessarie urbanizzazioni, stabilendo al contempo una rilocalizzazione del verde in zona assolutamente periferica». Viene sottolineato che questa manovra «da un lato, aggrava il carico urbanistico del territorio già compromesso dalle esistenti edificazioni senza prevedere la realizzazione di idonee infrastrutture; d’altro lato, preclude l’utilizzo delle somme conseguite con la monetizzazione per la realizzazione di infrastrutture anche in altre zone edificate del territorio». In coda all’analisi si legge: «I danni derivanti dall’esecuzione della deliberazione impugnata sono rilevanti e gravi, per i ricorrenti e per tutta la collettività. I cittadini residenti nei pressi del PII, ma in definitiva tutti i cittadini del comune, saranno privati di idonee infrastrutture , che avrebbero consentito una migliore qualità dell’ambiente e della vita». Gli avvocati evidenziano inoltre che «come si è accertato, l’operazione comporta una minore entrata per le casse comunali, gravando sotto questo profilo su tutti i cittadini». E concludono: «I tempi di esecuzione sono molto stretti: a quanto risulta, infatti, il soggetto attuatore ha già avviato le procedure pubbliche per la progettazione dell’intervento». Fonte: Il Cittadino

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