«Dopo tanti anni di abbandono, era necessario capire che tipo di
struttura avevamo ereditato e in quali condizioni. Oggi facciamo proprio
questo: prendiamo atto visivamente dello stato di un edificio storico
che è di proprietà comunale. E su cui si dovrà fare una riflessione
seria, sia in termini di utilizzo che di investimenti di recupero e
sostenibilità successiva». Sta tutta in queste parole del sindaco
Vincenzo Ceretti la finalità del sopralluogo che ieri mattina ha visto
la giunta varcare l’accesso dell’ala ancora abbandonata del chiostro
dell’antico convento delle ex Clarisse di via Verdi, monastero che nel
1600 occupava l’area compresa tra le vie Verdi, Mazzini e Costa. Da più
di vent’anni proprio quest’ala è lasciata a se stessa, dopo che nel 1990
si interruppe il cantiere di ristrutturazione avviato negli anni
Ottanta dal municipio per portare nelle ex Clarisse la biblioteca (le
prove statiche stabilirono poi che le pavimentazioni dell’antico
chiostro non sarebbero state in grado di sopportare i carichi librari e
di strumentazioni dell’ente). L’abbandono dell’antica struttura ieri si è
mostrato in tutta la sua evidenza, con i segni del vecchio cantiere
lasciato a metà e il proliferare di erbacce e calcinacci in ogni dove. A
sorpresa, però, a colpire più di ogni altra cosa è stata l’ampiezza e
la luminosità dei locali, poco più di 800 metri quadri distribuiti tra
piano terra e primo piano, comprensivi anche di scantinato e piccolo
sottotetto. Accompagnati dal direttore generale Roberto Falcone e
dall’addetto dell’area tecnica Claudio Offredi, il sindaco Ceretti, gli
assessori Roberto Nalbone, Rosanna Montani, Abramo Rossi e Mario
Zafferri e il consigliere Angelo Porati hanno varcato il piccolo
porticato a volte che fa da perimetro esterno alla facciata della
struttura. Subito nell’ingresso la parte architettonicamente più di
pregio: un ampio salone con soffitto a volta in mattoni a vista, lo
stesso che un sistema di agganci metallici tiene saldamente sospeso,
agganciato ad una “gabbia” in muratura appositamente realizzata al piano
superiore dal vecchio cantiere (che pure ha già delineato gli spazi per
il vano ascensore, per i servizi igienici, i disimpegni). Una scala
porta al piano superiore, ancora con spazi ampi e luminosi. Qui parte
del pavimento è ancora nel cotto originale, accanto le zone già
“cantierizzate” dove è tutto un via vai di “tracce” e predisposizioni di
impianti. «L’utilizzo di quest’ala è un problema aperto, su questo
dovremo avviare attente riflessioni», così il vicesindaco Nalbone. «Con
calma si dovrà ragionare su possibili interventi di recupero, al di là
delle tante proposte di riutilizzo in questi anni arrivate puntuali ad
ogni campagna elettorale», ha aggiunto Rossi. Di certo, qualsiasi
volontà di recupero dovrà scontrarsi con un problema di costi. Ben lo ha
sottolineato Ceretti: «Tre gli elementi chiave di ogni ragionamento
sulle ex Clarisse: finalità di utilizzo, costi di investimento per il
recupero e sostenibilità della successiva gestione».Fonte: Il Cittadino