venerdì 29 luglio 2011

Codogno - La giunta “studia” il futuro per il chiostro delle Clarisse

«Dopo tanti anni di abbandono, era necessario capire che tipo di struttura avevamo ereditato e in quali condizioni. Oggi facciamo proprio questo: prendiamo atto visivamente dello stato di un edificio storico che è di proprietà comunale. E su cui si dovrà fare una riflessione seria, sia in termini di utilizzo che di investimenti di recupero e sostenibilità successiva». Sta tutta in queste parole del sindaco Vincenzo Ceretti la finalità del sopralluogo che ieri mattina ha visto la giunta varcare l’accesso dell’ala ancora abbandonata del chiostro dell’antico convento delle ex Clarisse di via Verdi, monastero che nel 1600 occupava l’area compresa tra le vie Verdi, Mazzini e Costa. Da più di vent’anni proprio quest’ala è lasciata a se stessa, dopo che nel 1990 si interruppe il cantiere di ristrutturazione avviato negli anni Ottanta dal municipio per portare nelle ex Clarisse la biblioteca (le prove statiche stabilirono poi che le pavimentazioni dell’antico chiostro non sarebbero state in grado di sopportare i carichi librari e di strumentazioni dell’ente). L’abbandono dell’antica struttura ieri si è mostrato in tutta la sua evidenza, con i segni del vecchio cantiere lasciato a metà e il proliferare di erbacce e calcinacci in ogni dove. A sorpresa, però, a colpire più di ogni altra cosa è stata l’ampiezza e la luminosità dei locali, poco più di 800 metri quadri distribuiti tra piano terra e primo piano, comprensivi anche di scantinato e piccolo sottotetto. Accompagnati dal direttore generale Roberto Falcone e dall’addetto dell’area tecnica Claudio Offredi, il sindaco Ceretti, gli assessori Roberto Nalbone, Rosanna Montani, Abramo Rossi e Mario Zafferri e il consigliere Angelo Porati hanno varcato il piccolo porticato a volte che fa da perimetro esterno alla facciata della struttura. Subito nell’ingresso la parte architettonicamente più di pregio: un ampio salone con soffitto a volta in mattoni a vista, lo stesso che un sistema di agganci metallici tiene saldamente sospeso, agganciato ad una “gabbia” in muratura appositamente realizzata al piano superiore dal vecchio cantiere (che pure ha già delineato gli spazi per il vano ascensore, per i servizi igienici, i disimpegni). Una scala porta al piano superiore, ancora con spazi ampi e luminosi. Qui parte del pavimento è ancora nel cotto originale, accanto le zone già “cantierizzate” dove è tutto un via vai di “tracce” e predisposizioni di impianti. «L’utilizzo di quest’ala è un problema aperto, su questo dovremo avviare attente riflessioni», così il vicesindaco Nalbone. «Con calma si dovrà ragionare su possibili interventi di recupero, al di là delle tante proposte di riutilizzo in questi anni arrivate puntuali ad ogni campagna elettorale», ha aggiunto Rossi. Di certo, qualsiasi volontà di recupero dovrà scontrarsi con un problema di costi. Ben lo ha sottolineato Ceretti: «Tre gli elementi chiave di ogni ragionamento sulle ex Clarisse: finalità di utilizzo, costi di investimento per il recupero e sostenibilità della successiva gestione».Fonte: Il Cittadino
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