venerdì 29 luglio 2011

«Il Parco fotovoltaico? Gravissimo per il nostro futuro»

«No ad un Giardino fotovoltaico Sud Milano». Il sodalizio per il Parco Sud Milano, impegnato nella tutela del patrimonio rurale che circonda l’hinterland, si è espresso in modo chiaro contro l’ipotesi di un susseguirsi di pannelli solari che, in base al progetto varato dalla Provincia di Milano e dalla società autostradale Milano - Serravalle, dovrebbe assorbire un’area agricola di 70mila metri quadrati nella diramazione fra Autosole e tangenziali di Milano, lungo un tratto di territorio che si estende tra Cologno e Viboldone. Sull’iniziativa ha già espresso le proprie perplessità anche l’associazione “Italia Nostra”, soprattutto per la poca distanza (pari a 500 metri in linea d’aria sulla base delle prime informazioni), che dividerebbe la distesa di specchi dall’Abbazia di Viboldone. «Ribadiamo la piena condivisione e la scontata necessità di convertire le energie derivanti da fossili in energia rinnovabile e al primo posto l’energia solare - reagisce alla notizia la vice presidente dell’associazione per il Parco Sud, Bellu Liliana -, tuttavia il precedente che Provincia di Milano ed Ente Gestore del Parco Agricolo Sud Milano (il cui presidente in entrambi i casi è Podestà) è gravissimo per il futuro del Parco. Sacrificare i terreni agricoli, anche se di minor pregio, per evitabilissime centrali fotovoltaiche a terra - fa notare - è un disincentivare l’agricoltura con il rischio che molti agricoltori, ma soprattutto gli enti pubblici proprietari di molti terreni, vogliano fare altrettanto, avviando così le pratiche per un Giardino fotovoltaico Sud Milano». Guardando l’iniziativa da una prospettiva più ampia, la vertice del noto sodalizio, sottolinea: «Non ha senso, ed è concettualmente sbagliato, che un ente che gestisce un bene naturalistico non si adoperi per la sua tutela e la sua vera valorizzazione ma anzi conceda la possibilità a privati di smembrarlo con nuove infrastrutture come le nuove tangenziali, che avvii pratiche di revisione dei confini, probabilmente riducendoli a favore dell’edilizia, e che sia artefice di un nuovo modo di sacrificare terreno agricolo come gli impianti fotovoltaici a terra».Fonte: Il Cittadino
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