Suonano campane a morto per la Provincia di Lodi, la cui soppressione
era da tempo nell’aria. Ma suonano campane a morto anche per i piccoli
Comuni: unificazione forzata per quelli sotto i mille abitanti e
obbligatorietà della gestione associata dei servizi per i Comuni sotto i
tremila o - non è ancora chiaro - sotto i cinquemila abitanti.A sancire
questo passaggio storico per il territorio è stato il consiglio dei
ministri di ieri sera, che ha affrontato - come scriviamo nelle prime
pagine di questo giornale - una serie di misure per fronteggiare la
grave crisi economica e per tagliare i costi della politica.La manovra
da 45,5 miliardi di euro approvata ieri sera dal consiglio dei ministri
all’unanimità sancisce dunque la fine della Provincia di Lodi dopo soli
16 anni effettivi di vita.
L’ente continuerà ad esistere con l’attuale
composizione fino alla prossima tornata elettorale.unificazione forzata
per 7 comuniche hanno meno di mille abitantiDell’unificazione dei
piccoli Comuni si parla da decenni, con fortissime resistenze locali
collegate in particolare all’acceso campanilismo.Il consiglio dei
ministri ieri ha inserito nel decreto l’obbligatorietà alla fusione dei
Comuni che hanno meno di 1.000 abitanti. La fusione obbligatoria deve
portare alla creazione di Comuni che abbiano un numero minimo di 5.000
abitanti.Nel Lodigiano dovrebbero pertanto sparire 7 Comuni: quelli di
Maccastorna (67 abitanti), Cornovecchio (239), Abbadia Cerreto (293),
Meleti (425), Camairago (686), Cavacurta (876), Terranova dei Passerini
(914).I COMUNI potranno sceglieretra l’unione e la convenzioneTempi
grami anche per gli altri Comuni medio-piccoli. Ai Comuni tra i 1.000 e i
5.000 abitanti sarà lasciato scegliere tra l’unione e la convenzione.
In caso di unione, il dimensionamento minimo salirebbe a 5000 abitanti,
mentre per le convenzioni aumenterebbe fino a 10.000 abitanti. Viene
imposta un’accelerazione sui tempi di realizzazione, rispetto a quelli
previsti a luglio: entro la fine del 2012 tutte le funzioni fondamentali
(amministrazione; polizia locale; istruzione pubblica compresi asili
nido, assistenza scolastica e refezione,nonché l’edilizia scolastica;
viabilità e trasporti; gestione del territorio e dell’ambiente; settore
sociale) dovranno essere svolte in modo associato. A essere coinvolti da
questo processo obbligatorio saranno i Comuni sotto i cinquemila
abitanti, che sono la stragrande maggioranza di quelli lodigiani.
Praticamente, solo 8 Comuni sui 61 della Provincia di Lodi hanno più di
5000 abitanti. Si tratta di Casalpusterlengo, Codogno, Lodi, Lodi
Vecchio, Mulazzano, Sant’Angelo Lodigiano, Tavazzano con Villavesco e
Zelo Buon Persico.Nel Sudmilano hanno meno di 3.000 abitanti i Comuni di
Colturano e Dresano, ne hanno meno di 5000 i Comuni di Carpiano, Cerro
al Lambro, San Zenone al Lambro, Tribiano, Vizzolo Predabissi.Un
discorso a parte merita di essere fatto per la Provincia. Della loro
cancellazione se ne sta parlando da tanti anni, con un’infinità di pro e
contro. Sulla bontà di questa decisione avremo modo di tornare in un
prossimo futuro: è nota la lunga battaglia che ha visto protagonista «Il
Cittadino» per la ricostituzione della Provincia di Lodi. Di aver
combattuto tale battaglia non ci siamo mai pentiti, consci come siamo
che la Provincia di Lodi ha portato frutti molto positivi al Lodigiano, e
che l’eliminazione delle Province farà risparmiare solo poche briciole
allo Stato, in quanto i loro dipendenti non saranno licenziati ma
verranno riassorbiti in altri enti locali, statali o regionali. Ma
questo è un altro discorso, che approfondiremo nelle prossime
settimane.Per ora ci limitiamo a esporre qualche numero. sono 38 LE
PROVINCE ITALIANECON MENO DI 300.000 ABITANTILa Provincia di Lodi ha
227.655 abitanti. Sono in costante crescita, perché quando venne
istituita ne aveva 189mila. Nell’elenco delle Province italiane più
popolate si trova all’85° posto (su 110).Se si procederà a sopprimere le
Province con meno di 300.000 abitanti (qualcuno sostiene addirittura
sotto i 500.000), a perdere il ruolo di capoluogo sarebbero tra 34 e 38,
e nella maggior parte dei casi si tratterà di città che sono sede
provinciale da almeno 150 anni.In Lombardia è a rischio anche la
provincia di Sondrio, che ha meno abitanti di quella di Lodi.In Liguria
perderanno la titolarità di capoluogo di Provincia le città di Savona,
La Spezia e Imperia. In Emilia è a forte rischio la città di Piacenza.
In Piemonte le realtà di Asti, Vercelli e le giovani Province di Biella e
Verbano-Cusio-Ossola. In Toscana le città di Pistoia, Siena, Prato,
Grosseto e Massa Carrara. In Veneto hanno metà di 300 mila residenti
Rovigo e Belluno. In Friuli le città di Gorizia e Trieste (la Provincia
di quest’ultima ha solo 9.000 abitanti in più di quella di Lodi). In
Umbria a rischiare c’è Terni, nelle Marche ci sono Ascoli Piceno e
Fermo, nel Lazio c’è Rieti, nel Molise le realtà di Campobasso e di
Isernia. Si trovano sotto i 300.000 abitanti anche le seguenti Province
del meridione: Benevento in Campania, Matera in Basilicata, Crotone e
Vibo Valentia in Calabria. Nelle isole dovrebbero venire soppresse due
Province in Sicilia (Caltanisetta e Enna) e una pletora di recenti
realtà amministrative in Sardegna: Oristano, Nuoro, Olbia-Tempio,
Carbonia-Iglesias, Medio Campidano, Ogliastra.LA PROVINCIA DI
MILANOAVREBBE DOVUTO SPARIRE DAL 1990Qualora dovessero essere soppresse
le Province che coincidono con le aree delle Città metropolitane, a
farne le spese sarebbe la Provincia di Milano. Quest’ultima da 21 anni
attende di venire radicalmente trasformata. La legge dell’8 giugno 1990
(la numero 142), che non fu mai attuata, prevedeva la costituzione delle
«Città metropolitane», comprendenti dieci grandi città italiane: Bari,
Bologna, Firenze, Genova, Milano, Napoli, Reggio Calabria, Roma, Torino,
Venezia. Secondo l’ordinamento giuridico il territorio della città
metropolitana coincide con il territorio della sua provincia o di una
sua parte e comprende il Comune capoluogo. La Provincia di Milano,
quindi, avrebbe dovuto essere soppressa dal 1990 e trasformata -
unitamente al Comune di Milano - in Città metropolitana. IPOTESI PER IL
FUTURO: interagireCON LA PROVINCIA DI MILANODando ormai per scontato che
difficilmente la Provincia di Lodi potrà rimanere in vita nella sua
attuale configurazione, quale futuro, a questo punto, attende il
Lodigiano?Le ipotesi delineate sembrano essere, almeno per ora, tre.Due
sono quelle che prevedono di far interagire il Lodigiano con il
Milanese.La prima: riaggregare la soppressa Provincia di Lodi a Milano,
il che vorrebbe dire però non ricostituire la vecchia Provincia di
Milano, ma unire il Lodigiano alla nuova Città metropolitana, con un
“super-sindaco” di Milano che dovrebbe occuparsi, con maggiori poteri
degli attuali, di gestire i problemi di un’infinità di Comuni, alcuni
dei quali affacciati sul Po (come San Rocco al Porto) distanti una
novantina di chilometri da Palazzo Marino. Questa sarebbe la scelta più
sciagurata e più devastante.La seconda: a fronte della nascita della
Città metropolitana di Milano, convincere una dozzina di Comuni del
Sudmilano a staccarsi e ad aggregarsi al Lodigiano, dove avrebbero
maggiore peso di quanto ne abbiano ora. Questi Comuni (potrebbero essere
Carpiano, Cerro al Lambro, Colturano, Dresano, Locate Triulzi,
Mediglia, Melegnano, Paullo, San Colombano al Lambro, San Zenone al
lambro, Tribiano, Trucazzano e Vizzolo Predabissi) con i loro attuali
90.000 abitanti porterebbero l’odierna Provincia di Lodi a 320.000
residenti.Altri 20.000 abitanti potrebbero arrivare dai Comuni cremonesi
di Dovera, Pandino e Spino d’Adda.LA TERZA IPOTESI: FARe RINASCERELA
PROVINCIA DI LODI-CREMALa terza ipotesi è più ampia e prevede di
ridisegnare i confini di alcune delle Province di Lombardia. Qualche
ipotesi in tal senso è già stata delineata. L’attuale Provincia di
Mantova, ad esempio, verrebbe unita alla parte meridionale della
Provincia di Cremona, dando vita a una nuova provincia del Po, estesa su
500.000 abitanti. La parte settentrionale della Provincia di Cremona -
ossia il Cremasco - potrebbe venire unificata al Lodigiano,
ricostituendo l’antica provincia napoleonica di Lodi-Crema, con oltre
300.000 abitanti. Quest’ultima potrebbe essere la soluzione migliore,
che comporterebbe la nascita di una nuova realtà istituzionale, composta
da due territori differenti ma con molte affinità culturali e
socio-economiche, e con una doverosa equa ripartizione delle “stanze dei
bottoni” tra le due città. In poche parole, una provincia con un doppio
capoluogo. Qualora il Governo dovesse decidere di sopprimere le
Province al di sotto dei 300.000 abitanti e la loro conseguente
aggregazione, facilmente demanderà tale applicazione alle rispettive
Regioni. In questo caso sarà la Regione Lombardia ad esserne coinvolta.
«La designazione dei nuovi confini delle Province - dichiara il
vicegovernatore della Lombardia, il lodigiano Andrea Gibelli - è già
prevista nel disegno di legge giacente in Parlamento, che porta la mia
firma. Si tratta di assumere decisioni concrete, non campate per aria,
ma basate sulle condizioni territoriali. Scendendo nei particolari, una
possibile unificazione delle realtà di Lodigiano e Cremasco, tutta da
valutare, è tra quelle che preferisco».Ma per una simile soluzione resta
aperto il problema più grande: cosa ne pensano i cremaschi?Fonte: Il Cittadino