Antica ed originale, la prima sta cadendo letteralmente a pezzi. In
metallo e con pochi anni sulle spalle, la seconda è invece in perfette
condizioni ma abbruttisce uno dei parchi storici della città. Brutte
storie di cancellate, nello specifico quelle di due delle più signorili
dimore della città: villa Biancardi e villa Polenghi. Di proprietà
dell’omonima famiglia, villa Biancardi risale al primo Novecento,
edificata su progetto dell’allora famoso architetto Gino Coppedè. Niente
da dire: nella sua imponenza, la residenza incanta per forme
architettoniche e cromatismi, alternando il rosso dei mattoni al bianco
della pietra. Il degrado sta però tutto nel perimetro di confine.
Nella
cancellata, appunto. Che è tutta un susseguirsi di stretti ed originali
rettangoli in pietra con punta decorativa ormai ridotti letteralmente a
pezzi. Per averne conferma basta camminare lungo il perimetro della
villa, iniziando da via Cabrini e proseguendo su viale Risorgimento: non
c’è angolo dell’antica cancellata che si salvi, la pietra delle antiche
strisce di sbarramento è completamente sgretolata e dove ancora è
saldata all’»anima» in ferro che è all’interno spesso basta un tocco per
farla spezzare. A parte il senso di abbandono, è la sicurezza a
chiedere attenzione. Perché dove la pietra della cancellata non c’è più,
ci sono chiodi e “spuntoni” di ferro arrugginito in bella vista, questi
ultimi in molti casi con le punte pericolosamente rivolte all’esterno,
direttamente sul marciapiede che costeggia la villa. Solo gli ingressi
della villa scampano alla rovina: lo stile è lo stesso, in questo caso
però i rettangoli verticali della cancellata sono ben tenuti, rifatti in
legno probabilmente in epoca più recente. Da villa Biancardi a villa
Polenghi, la situazione cambia poco. Stavolta è però la modernità a fare
a pugni con le belle architetture di questa villa in stile eclettico
sempre di primo Novecento, di proprietà della società privata “Il
Parco”. Il focus si sposta in questo caso all’interno del parco
Polenghi, ingresso da via Diaz: a pochi metri dalla villa padronale ecco
spuntare a sorpresa un cancello di metallo con tanto di cancelletto di
apertura, linee moderne di una delimitazione realizzata negli anni
passati, quando ancora nessun vincolo di tutela permetteva la
salvaguardia della villa Polenghi e del suo parco. Una bruttura, senza
dubbio, che fa aumentare il senso di abbandono e di poco rispetto per
uno dei complessi architettonici più belli della città.Fonte: Il Cittadino