L’Autosole paralizzata, i percorsi alternativi intasati: se il
“buongiorno” si vede dal mattino, per i “pendolari su gomma” che dal
Lodigiano devono raggiungere Milano si annunciano quaranta risvegli da
mal di testa. Ieri la prima giornata di lavori per il completamento del
cavalcavia di San Giuliano sulla Tangenziale Ovest ha infatti confermato
tutti i timori sui disagi preventivati per chi, con la propria
automobile o in autobus, deve superare lo “sbarramento” di un chilometro
esatto lungo il quale la A1, per le attività del cantiere, si stringe
da 3 a 2 corsie per senso di marcia, con canalizzazione del traffico su
un’unica carreggiata.
Un’opera destinata a concludersi entro il 30
ottobre e che per alleviare i problemi degli automobilisti ha portato le
società concessionarie Milano Serravalle e Autostrade per l’Italia a
predisporre con gli enti dei territori interessati una serie di percorsi
alternativi. Ma le misure, almeno per il momento, non hanno concesso
grandi benefici ai viaggiatori, che nella fascia critica del mattino
hanno dovuto fare i conti con code chilometriche in A1 e pesanti
rallentamenti sulle altre arterie. L’esordio da incubo ha avuto come
nastro di partenza il casello di Pieve sulla A1, indicato come
svincolo-chiave da aggirare per la direttrice che da sud porta verso
Milano. Qui i cartelloni hanno subito indicato la presenza di lunghe
code sull’autostrada, arrivate a toccare la cifra shock di dodici
chilometri. Per gli automobilisti la salvezza sembra quella dei percorsi
alternativi della Sp 123 e Sp17, che dall’asta santangiolina
permetterebbero di rientrare in A1 dallo svincolo Valtidone aggirando il
nodo cruciale, ma che nei fatti si sono a loro volta appesantiti di
traffico ben oltre le medie consuete. «Arrivato al casello ho trovato
molte auto che uscivano dall’A1 e i cartelloni luminosi segnalavano 12
chilometri di coda - racconta Ferdinando di Sant’Angelo -. Sono uscito
anch’io e ho fatto la Valtidone, che ovviamente era intasata.
L’alternativa era la via Emilia, ma temevo che fosse ancora peggio. Ho
capito da quei cartelli gialli che si trattava di una cosa lunga, non
sapevo dei lavori: d’ora in poi vedrò come fare per raggiungere Milano
in tempi ragionevoli». «Ci ho messo un’ora in più, era tutto
rallentato», gli fa eco un altro barasino, Paolo, che per raggiungere il
suo posto di lavoro a San Donato ha preso l’auto percorrendo lo stesso
tragitto lungo la “Santangiolina” del bus che prende abitualmente. E
pesanti ritardi hanno dovuto patire anche i 50 componenti del comitato
Casale Respira saliti a Milano per protestare contro l’ipotesi
dell’inceneritore Elcon: «Siamo entrati in autostrada a Ospedaletto
Lodigiano ma all’altezza di Lodi siamo subiti usciti, - racconta Sara -,
proseguendo in direzione Milano lungo la strada statale». Di fronte
all’annuncio sui display luminosi dei 7 chilometri di coda, il gruppo è
rientrato in A1 solo alla barriera di Melegnano: il viaggio tra la Bassa
e la metropoli è così durato la bellezza di due ore. Monitorata sia
dalla polstrada di Guardamiglio che dalla polizia provinciale, la
situazione è fortunatamente rientrata nella normalità da metà mattinata
in poi. Resta la minaccia di un mese e mezzo di traumatici viaggi: e
considerati i veicoli che percorrono l’Autosole a pieno regime, non
resta che augurarsi che il 30 ottobre arrivi il prima possibile.Fonte: Il Cittadino