Il tradizionale campo d’osservazioni rapaci estivo del gruppo Migrans ha
chiuso ieri la sua esperienza in chiaroscuro: in attesa dei numeri
definitivi di avvistamenti, le stime conclusive indicano comunque in
1600 i rapaci visti in sorvolo sulla pianura lodigiana, in particolare
dai punti d’osservazione di San Colombano e soprattutto di Monteleone,
quest’anno il punto d’osservazione più frequentato. Gli altri due punti
d’osservazione a Villanova Sillaro e Sant’Angelo sono stati utilizzati
solo sporadicamente.
Dopo i numeri record dell’anno scorso, con oltre
5mila rapaci avvistati da 30 volontari su tre punti d’avvistamento,
quest’anno il settimo campo d’osservazione è stato un po’ in tono minore
proprio a causa dei pochi volontari disponibili da metà agosto a ieri.
In ogni caso sono stati registrati avvistamenti di una certa importanza,
tra cui il passaggio in una sola giornata di ben quattro poiane
particolari, probabilmente codabianca o delle steppe. Ancora da valutare
il dato numerico definitivo, 1600 circa rapaci, che potrebbe risentire
dei pochi volontari presenti. Oltre ai rapaci, come tradizione sono
state avvistate altre specie di volatili più o meno comuni nei nostri
cieli.Inoltre, la settimana scorsa i volontari si sono resi protagonisti
della liberazione di un gheppio femmina, curato dal centro recupero
animali selvatici Wwf di Vanzago. «Una liberazione molto bella, con un
lungo volo che speriamo sia di buon auspicio - spiegano Giovanni
Leporelli e Marco Siliprandi del gruppo Migrans -. È stato anche un
momento di confronto diretto tra tutti gli osservatori volontari. Senza
risorse è difficile fare di più, ma restiamo convinti della bontà del
campo d’osservazione. Nei prossimi giorni tireremo le somme conclusive
sugli avvistamenti, numeri e tipologia, e avremo la possibilità di
confrontarci a tutto tondo sull’andamento del campo, che dal punto di
vista qualitativo rimane decisamente più che sufficiente».Al gheppio
liberato, alla presenza anche di Giovanni Gottardi vicepresidente Wwf
Lombardia, è stato anche assegnato un nome di buon auspicio, Banina, in
onore dei colli da cui ha potuto riprendere il volo. Con l’augurio che
il campo d’osservazione possa continuare a lungo.Fonte: Il Cittadino