domenica 9 ottobre 2011

San Donato - Campus Eni, la trattativa entra nel vivo

La trattativa tra Eni e centrosinistra sandonatese per il nuovo campus aziendale si prepara ad entrare nel vivo. In gioco c’è l’eventuale ritiro del ricorso al Tar (Tribunale amministrativo regionale) presentato da sei sandonatesi legati al Pd e alle forze di opposizione, i quali con la loro iniziativa hanno chiesto l’annullamento del piano urbanistico (per la precisione un Programma integrato di intervento) riguardante la realizzazione del nuovo centro direzionale. Sul tappeto: la proposta del colosso petrolifero che punta a chiudere lo scontro con un pacchetto di offerte rivolte alla città. Dopo il secondo incontro con i vertici di Eni Servizi, particolarmente animato, che si è tenuto giovedì sera, le singole forze in campo presenteranno le loro controproposte. Intanto, nella giornata di ieri si sono alzate le prime reazioni. «Sono stati usati termini che considero offensivi - sostiene il capogruppo della lista “Noi per la città” Gabriella Achilli -: parlano di politica che vuole estorcere ad Eni, senza assolutamente citare che il piano approvato consente ad Eni, oltre alla volumetria prevista dal piano regolatore, altri 48mila metri cubi: per comprenderne la portata, basti pensare che quattro torri del laghetto sono 45mila metri cubi. Il tutto in deroga ai requisiti di verde, prevedendone un decimo di quello richiesto e tutto ciò in aggiunta ai problemi viabilistici e di inquinamento che il campus porterà alla città». Passando ai democratici, il portabandiera Andrea Pasqualini ha affermato a caldo: «Per provare a superare la situazione avanzeremo le nostre proposte, che abbiamo già mostrato alla città in varie assemblee pubbliche, ma che sono sempre state respinte. Risulta difficile capire come i ricorrenti possano ritirare il ricorso se il documento di Eni è vago e non presenta nulla che vada incontro alle istanze dei cittadini». Nel caso infatti in cui le parti dovessero individuare un punto di incontro in una partita che si prospetta comunque difficile e dai tempi stretti, vorrebbe dire che i simboli di centrosinistra dovrebbero convincere i singoli ricorrenti, che hanno aperto una battaglia condotta in nome della qualità della vita, a compiere un passo indietro in cambio di un pacchetto di benefici per San Donato. «Ci siamo seduti a questo tavolo e continueremo ad esserci - fa sapere il capogruppo dei Verdi, Marco Menichetti - per vedere se fosse possibile arrivare ad un confronto con Eni giocato su prospettive concrete circa i temi che ci stanno a cuore, come la mobilità, le azioni per contrastare il traffico e lo smog, l’occupazione. Per quanto ci riguarda posso dire che perseguiremo l’obiettivo di tenere alte quelle azioni a vantaggio del territorio di cui Dompé, in fase di trattativa con Eni, si è totalmente dimenticato». E riguardo le eventuali nuove assunzioni, di cui era corsa voce senza conferme, legate a questa operazione edificatoria, gli esponenti politici locali tengono a chiarire: «Si è avuta conferma che le occasioni di lavoro legate al piano urbanistico non sono le mille o 3mila di cui parlava il sindaco, ma forse poche decine. Altri lavoratori sono ipotizzati nel caso in cui gli uffici lasciati liberi da Eni nel quinto palazzo, per eccessiva onerosità dell’affitto, vengano occupati da qualche altra azienda». Proseguendo nella carrellata, l’esponente di Rifondazione comunista, Massimiliano Mistretta, commenta: «Noi abbiamo colto l’occasione per anticipare le nostre istanze che metteremo nero su bianco nei prossimi giorni in un documento che partirà dalla richiesta di integrare l’area verde di Monticello, un appezzamento che Eni in passato non era riuscito, con la cessione con la Campagnetta di via Vittorio o con il parcheggio Pirelli a Metanopoli, a cui si aggiungeranno altre richieste sempre a vantaggio della città»,Fonte: Il Cittadino
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