La provincia di Milano ha detto «no» alla seconda richiesta di
autorizzazione per un ulteriore impianto di biogas ad Occhiò, che
avrebbe raddoppiato la portata dell’attività già autorizzata. La missiva
che è partita da palazzo Isimbardi è stata distribuita nei giorni
scorsi ai consiglieri comunali di San Giuliano nel corso di una
commissione, in cui la politica ha alzato interrogativi intorno
all’ipotesi di un impianto bis proposto dalla società agricola Occhiò.
«Le tavole di progetto presentate - si legge nel documento - prevedono
che il nuovo impianto sia accostato a quello precedentemente
autorizzato». E prosegue: «Dall’esame della documentazione progettuale
appare evidente che le modalità di raddoppio non tengono conto delle
prescrizioni relative alle mitigazioni e compensazioni ambientali
espresse nell’autorizzazione unica ambientale, nell’autorizzazione
paesaggistica, nel parere della Soprintendenza archeologica e nel parere
espresso dal consiglio direttivo del Parco». Dal momento che secondo la
Provincia «l’accumulo di tali impianti comporta un sostanziale cambio
di destinazione d’uso», la richiesta è stata bocciata in quanto
l’intervento è risultato non conforme al Piano territoriale di
coordinamento del Parco agricolo Sud Milano». La nuova istanza era
partita nelle settimane successive al benestare della conferenza di
servizi sull’apertura battenti di un’attività inedita per il Sudmilano,
che è stata oggetto di dibattito, con qualche alzata di scudi e una
recente petizione lanciata dal movimento locale “5 stelle” legato a
Beppe Grillo per dire «no» al progetto. L’ipotesi di una replica ha
immediatamente alzato interrogativi a cui ha già dato risposta la
provincia. Nel 2012 sorgerà quindi un solo impianto sulla base di
un’autorizzazione ormai ufficiale , che dovrà essere realizzato tenendo
conto di un elenco di 46 prescrizioni e indicazioni. Precisi vincoli
riguardano gli aspetti più tecnici, come ad esempio le emissioni,
piuttosto che la produzione di biogas, ma anche la tipologia di
manufatti che sorgeranno nell’area rurale di San Giuliano, nonché i
colori e il tipo di rivestimento. L’iter si è concluso nell’arco di un
anno e per chi ha avanzato delle perplessità di fronte all’ipotesi di
una seconda staffetta identica arriva notizia che la sede milanese di
via Vivaio ha stabilito che la seconda istanza è «improcedibile».Fonte: Il Cittadino