venerdì 3 febbraio 2012

Depuratori, l’Europa minaccia sanzioni

Depuratori nel Sudmilano: come stanno le cose? La domanda è d'obbligo dopo il blitz della polizia Forestale di Lodi all'impianto gestito da Sal. Ma la risposta non è per nulla facile. Nelle ore immediatamente a ridosso il sequestro giudiziario al Costino, qualcuno ha annunciato che anche il tratto milanese del Lambro Sud non è messo benissimo come conformità degli impianti. Nulla a che vedere qui con funzionari della Procura e agenti della Forestale ai cancelli, ma sanzioni dell'Unione europea, quelle sì eccome. Stanno arrivando. A tirare il sasso nello stagno (o nel depuratore) è Legambiente Lombardia, la quale ha indicato i depuratori “di agglomerato” di San Giuliano Ovest e San Giuliano Est con Mediglia, Melegnano con Vizzolo Predabissi, San Colombano al Lambro insieme a Borghetto Lodigiano e Graffignana quali strutture in procinto di essere multate dalla Commissione europea a norma di controlli avviati fra 2007 e 2008. L'associazione ambientalista ha anche fornito le motivazioni dello scostamento dai parametri legali: a San Giuliano/Mediglia allacciamento incompleto; a Melegnano/Vizzolo Predabissi incompleto allacciamento; a San Colombano e comuni limitrofi incompleta rete di depurazione. Nella sola Lombardia ci sarebbero 491 comuni allacciati a linee di depurazione inadeguate, parziali, deficitarie in vari modi rispetto a quello che è il parametro guida oggi, la procedura 2034 del 2009. Dire 491 in lista nera è quasi un comune su due; il che dà l'idea dell'estremo tecnicismo della materia. Nei giorni successivi la sede milanese di Legambiente ha fornito alcuni chiarimenti. «A noi risulta che esistano quindici “agglomerati” in Provincia di Milano, cioè depuratori a scavalco di più comuni - ha specificato la sigla ecologista - tuttora in situazione di infrazione rispetto alla Ue. Anche dopo la compilazione di una lista ristretta sui 490 centri preselezionati». «Dire che un impianto non è conforme significa molte cose - è l'ulteriore distinguo Legambiente -: a volte i motivi possono essere semplicemente burocratici; in altri frangenti è veramente questione di "tubi" che non ci sono». Dura capirci qualcosa. Nel sud-est milanese e nell'enclave banina i depuratori sono tutti proprietà delle società pubbliche Tasm, Cap, Ianomi e Tam. Amiacque è invece in genere il “conduttore” delle linee di trattamento. Dunque Achille Taverniti, presidente Tasm, può essere la persona in grado di mettere qualche paletto. «Questa questione della non conformità degli impianti sta dentro un problema gigantesco - enuncia Taverniti -, cioè il reperimento di 60 miliardi di euro per fare massicci investimenti su tutta la rete nazionale del trattamento acque reflue. Secondo problema nel problema, in caso di sanzione Ue chi paga? Noi che siamo i proprietari, la regione che deve controllarci, i comuni che sono nostri soci? Anche questo è un terreno di disputa di antica data. I controlli sui parametri delle acque li fa l'Arpa tre o quattro volte all'anno e Amiacque direi tutti i giorni. Vorrei essere chiaro anche sul fatto che nel Sudmilano non si trattano rifiuti speciali come a Lodi, tranne in piccola parte a San Giuliano Ovest. In questi giorni abbiamo fatto la gara d'appalto da 22 milioni per potenziare l'impianto di Assago; quella sì, ma di supermulte a Melegnano o San Giuliano non ho evidenza».Fonte: Il Cittadino
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