Nell’ultima seduta il sindaco racconta 5 anni a capo del Comune attaccando la mala politica: «Ho disinnescato molte “bombe”» . «Un mio assessore si dimise quando giravano voci di bustarelle» - Ha affermato di aver ricevuto di persona più di tremila cittadini in
cinque anni e di non essere stato l’unico sindaco del mondo «ad aver
cambiato assessori durante il mandato».
Non si ricandida «per non dare sponda alle demagogie» e fra i suoi motivi d’orgoglio cita «il Pgt, un documento complesso capito da pochissimi nella sua sostanziale differenza col Piano regolatore». Ma anche i riferimenti e i simboli: «Il crocifisso posto nell’aula consiliare, immagine della nostra tradizione europea».Così Mario Dompè racchiude cinque anni con la fascia tricolore nell’ultima occasione che lo vede sedere al centro del tavolo. Ultima non solo relativamente alla legislatura, ma anche perché il 56enne sindaco in scadenza non risulta ricandidato in alcuna lista, soprattutto nella continuità di centrodestra (più liste civiche) oggi guidata dall’assessore alle politiche sociali Marco Zampieri. Il consiglio comunale di giovedi ha visto l’attessissima sintesi di attività amministrativa da parte del primo cittadino che adesso farà l’osservatore di quanto i sandonatesi decideranno.Il discorso di commiato arriva il giorno in cui il consiglio approva il rendiconto di bilancio 2011. Un esercizio economico che- seguendo il destino ormai imposto a tutti gli enti locali - sta su con 8,5 milioni di rimborso Ici, 1,5 di addizionale Irpef, 320mila euro di addizionale sull’energia elettrica, più 416mila di imposta pubblicitaria. Da Roma arriva ormai un barlume di Stato centrale (647mila euro), mentre gli oneri di urbanizzazione servono in parte a coprire le spese correnti. Ecco lo scenario nel quale Dompè ha operato e nel quale rivendica di essersi mosso con intuizioni e prospettive che lasceranno il segno. «Diverse volte in questi anni ho parlato di “cinque bombe disinnescate” sulla città - dice- le cui principali sono il Centro di via Caviaga, l’edilizia calmierata a Monticello, la zona 167 in via Jannozzi. Cinque prospettive riaperte per questa città». Ovviamente poi il bilancio mette in carniere il Sesto Palazzo Uffici Eni («un’operazione unica in Italia»), mentre su cascina Ronco a Poasco Dompè confessa: «Avrei voluto lasciare quell’intervento, che ribadisco non nasce con il mio esecutivo ma col centrosinistra, al futuro sindaco; ma le pressioni e le minacce di istruttoria legale da parte della proprietà immobiliare hanno affrettato i tempi». Lo scottante capitolo degli assessori defenestrati (sette, nda) fa sganciare il sassolino più pesante: «Nel 2008 un mio assessore si dimise quando cominciarono a circolare voci e gossip su bustarelle che oliavano l’attività comunale. Appena telefonai all’imprenditore che si diceva coinvolto nel “giro”, l’assessore se ne andò». «Ecco: ho terminato di “fare” il sindaco - conclude -non di “essere” il sindaco, perché chi è politico per essenza affonda nella mala politica».Al di là degli auguri personali, le aperture di credito da parte delle minoranze si riducono al lumicino. Angelo Bigagnoli (Pd): «Spendiamo sempre di più e sempre peggio. Due milioni 700 mila in più di spesa corrente dal 2007 al 2011». Marco Menichetti (Verdi): «L’ultimo regalo di questa giunta è l’appalto settennale dell’igiene urbana, deciso giusto per legare le mani a chi arriva». Dompè non assiste a queste parole. Rientra in aula invece per un altro addio, quello di Oliviero Coran (Pd), da 28 anni sui banchi. Secondo Coran «fino al 2017 ci attendono difficoltà impressionanti». La casa, un tetto sopra la testa, è l’imperativo numero uno: «Il comune deve entrare in possesso di almeno 50 alloggi convenzionati». E stupisce, Coran nel discorso finale: «Il Pgt dovrebbe aumentare, non ridurre, le volumetrie destinate a case a prezzi bassi per i giovani».Fonte: Il Cittadino
Non si ricandida «per non dare sponda alle demagogie» e fra i suoi motivi d’orgoglio cita «il Pgt, un documento complesso capito da pochissimi nella sua sostanziale differenza col Piano regolatore». Ma anche i riferimenti e i simboli: «Il crocifisso posto nell’aula consiliare, immagine della nostra tradizione europea».Così Mario Dompè racchiude cinque anni con la fascia tricolore nell’ultima occasione che lo vede sedere al centro del tavolo. Ultima non solo relativamente alla legislatura, ma anche perché il 56enne sindaco in scadenza non risulta ricandidato in alcuna lista, soprattutto nella continuità di centrodestra (più liste civiche) oggi guidata dall’assessore alle politiche sociali Marco Zampieri. Il consiglio comunale di giovedi ha visto l’attessissima sintesi di attività amministrativa da parte del primo cittadino che adesso farà l’osservatore di quanto i sandonatesi decideranno.Il discorso di commiato arriva il giorno in cui il consiglio approva il rendiconto di bilancio 2011. Un esercizio economico che- seguendo il destino ormai imposto a tutti gli enti locali - sta su con 8,5 milioni di rimborso Ici, 1,5 di addizionale Irpef, 320mila euro di addizionale sull’energia elettrica, più 416mila di imposta pubblicitaria. Da Roma arriva ormai un barlume di Stato centrale (647mila euro), mentre gli oneri di urbanizzazione servono in parte a coprire le spese correnti. Ecco lo scenario nel quale Dompè ha operato e nel quale rivendica di essersi mosso con intuizioni e prospettive che lasceranno il segno. «Diverse volte in questi anni ho parlato di “cinque bombe disinnescate” sulla città - dice- le cui principali sono il Centro di via Caviaga, l’edilizia calmierata a Monticello, la zona 167 in via Jannozzi. Cinque prospettive riaperte per questa città». Ovviamente poi il bilancio mette in carniere il Sesto Palazzo Uffici Eni («un’operazione unica in Italia»), mentre su cascina Ronco a Poasco Dompè confessa: «Avrei voluto lasciare quell’intervento, che ribadisco non nasce con il mio esecutivo ma col centrosinistra, al futuro sindaco; ma le pressioni e le minacce di istruttoria legale da parte della proprietà immobiliare hanno affrettato i tempi». Lo scottante capitolo degli assessori defenestrati (sette, nda) fa sganciare il sassolino più pesante: «Nel 2008 un mio assessore si dimise quando cominciarono a circolare voci e gossip su bustarelle che oliavano l’attività comunale. Appena telefonai all’imprenditore che si diceva coinvolto nel “giro”, l’assessore se ne andò». «Ecco: ho terminato di “fare” il sindaco - conclude -non di “essere” il sindaco, perché chi è politico per essenza affonda nella mala politica».Al di là degli auguri personali, le aperture di credito da parte delle minoranze si riducono al lumicino. Angelo Bigagnoli (Pd): «Spendiamo sempre di più e sempre peggio. Due milioni 700 mila in più di spesa corrente dal 2007 al 2011». Marco Menichetti (Verdi): «L’ultimo regalo di questa giunta è l’appalto settennale dell’igiene urbana, deciso giusto per legare le mani a chi arriva». Dompè non assiste a queste parole. Rientra in aula invece per un altro addio, quello di Oliviero Coran (Pd), da 28 anni sui banchi. Secondo Coran «fino al 2017 ci attendono difficoltà impressionanti». La casa, un tetto sopra la testa, è l’imperativo numero uno: «Il comune deve entrare in possesso di almeno 50 alloggi convenzionati». E stupisce, Coran nel discorso finale: «Il Pgt dovrebbe aumentare, non ridurre, le volumetrie destinate a case a prezzi bassi per i giovani».Fonte: Il Cittadino

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