Pratica in crescita: c’è il professore che punta ai libri, l’africano
interessato ai vestiti e l’ucraino specializzato in elettrodomestici. Dopo il mercato, decine di persone cercano gli oggetti abbandonati - Alla ricerca dell’oggetto scartato al suk domenicale di San Donato. Ai
più sembrerà quasi paradossale, ma il mercato delle pulci, allestito
nelle vicinanze del capolinea della MM3, fin dalla sua comparsa in
territorio sandonatese è stato oggetto di una pratica alquanto
singolare: ogni volta, alla sua conclusione, nelle prime ore del
pomeriggio, molte persone invadono il campo, sgombero da banchetti e
bancarelle, e cominciano uno smaniosa attività di ricerca di tutto ciò
che ha parvenza di utilità.
In sostanza, accade che gli ambulanti, in esubero di mercanzia - spesso anche cianfrusaglie -, lascino in loco quanto non ritenuto degno interesse. «Il motivo è presto detto - dice il signor Aldo, eclettico pensionato residente a Rogoredo, nonché assiduo habitué -. I venditori che prendono parte al suk sono quelli che durante la normale settimana lavorativa si occupano di traslochi, sgomberi di abitazioni o pulizie. Sul posto di lavoro recuperano quindi gli articoli e gli oggetti che, scartati dai legittimi proprietari, rispuntano fuori in esposizione tra le merci». L’invenduto però non può certo tornare a casa con loro poiché sprovvisti di magazzini in cui poter stipare il materiale e le disposizioni normative sullo smaltimento rifiuti alle quali dovrebbero ottemperare, qualora decidano di disfarsene, si presentano rigide e impegnative. La preferenza ricade perciò sull’abbandono. Ed è proprio in quel frangente che entrano in azione i cosiddetti “raccoglitori”. Un raggruppamento, al momento, costituito da una base solida di cinquanta persone circa, di diversa nazionalità, che si ritrova abitualmente ogni domenica a perlustrare qualunque angolo all’interno del perimetro mercatale. Ma se per una esigua parte, specialmente di “aficionados” nostrani, si tratta di un passatempo dove raggranellare libri, volumi, ornamenti o, ad esempio, «oggetti della tradizione agricola di un tempo da recuperare per il piacere di far rinascere qualcosa ormai in disuso», per tutti gli altri (sudamericani, cittadini provenienti dall’est europeo, italiani bisognosi, e ultimamente anche nomadi) la ricerca è volta all’insegna del risparmio. Nelle mire di queste persone, che versano in uno stato di precarietà, infatti, vi sono vestiti (di seconda o terza mano), arredi e tutto quello che può rimpiazzare un ipotetico acquisto. Soprattutto adesso che la crisi economica è sempre più incalzante. «Nell’ultimo periodo i “raccoglitori” si sono moltiplicati - aggiunge Aldo -. Attraverso questa pratica molti cercano di fare economia, e ci riescono». Per non parlare delle tante storie di vita intrecciate dai destini più disparati. Un professore di musica in pensione alla continua caccia di saggi e romanzi per soddisfare la sua sete di cultura; un tuttofare ucraino che ripara i piccoli elettrodomestici trovati e li spedisce alla sua famiglia rimasta nel paese natio; un omone ganese che di volta in volta - almeno fino a poco tempo fa - ammassava del vestiario estivo in valigie che servivano per riempire quel container, già carico di solidarietà, destinato all’Africa. Il suk è anche questo.Fonte: Il Cittadino
In sostanza, accade che gli ambulanti, in esubero di mercanzia - spesso anche cianfrusaglie -, lascino in loco quanto non ritenuto degno interesse. «Il motivo è presto detto - dice il signor Aldo, eclettico pensionato residente a Rogoredo, nonché assiduo habitué -. I venditori che prendono parte al suk sono quelli che durante la normale settimana lavorativa si occupano di traslochi, sgomberi di abitazioni o pulizie. Sul posto di lavoro recuperano quindi gli articoli e gli oggetti che, scartati dai legittimi proprietari, rispuntano fuori in esposizione tra le merci». L’invenduto però non può certo tornare a casa con loro poiché sprovvisti di magazzini in cui poter stipare il materiale e le disposizioni normative sullo smaltimento rifiuti alle quali dovrebbero ottemperare, qualora decidano di disfarsene, si presentano rigide e impegnative. La preferenza ricade perciò sull’abbandono. Ed è proprio in quel frangente che entrano in azione i cosiddetti “raccoglitori”. Un raggruppamento, al momento, costituito da una base solida di cinquanta persone circa, di diversa nazionalità, che si ritrova abitualmente ogni domenica a perlustrare qualunque angolo all’interno del perimetro mercatale. Ma se per una esigua parte, specialmente di “aficionados” nostrani, si tratta di un passatempo dove raggranellare libri, volumi, ornamenti o, ad esempio, «oggetti della tradizione agricola di un tempo da recuperare per il piacere di far rinascere qualcosa ormai in disuso», per tutti gli altri (sudamericani, cittadini provenienti dall’est europeo, italiani bisognosi, e ultimamente anche nomadi) la ricerca è volta all’insegna del risparmio. Nelle mire di queste persone, che versano in uno stato di precarietà, infatti, vi sono vestiti (di seconda o terza mano), arredi e tutto quello che può rimpiazzare un ipotetico acquisto. Soprattutto adesso che la crisi economica è sempre più incalzante. «Nell’ultimo periodo i “raccoglitori” si sono moltiplicati - aggiunge Aldo -. Attraverso questa pratica molti cercano di fare economia, e ci riescono». Per non parlare delle tante storie di vita intrecciate dai destini più disparati. Un professore di musica in pensione alla continua caccia di saggi e romanzi per soddisfare la sua sete di cultura; un tuttofare ucraino che ripara i piccoli elettrodomestici trovati e li spedisce alla sua famiglia rimasta nel paese natio; un omone ganese che di volta in volta - almeno fino a poco tempo fa - ammassava del vestiario estivo in valigie che servivano per riempire quel container, già carico di solidarietà, destinato all’Africa. Il suk è anche questo.Fonte: Il Cittadino
