«Datemi un muro e io vi creo un mondo». Il motto, da solo, dice tutto.
Perché trasformare una parete in preda al degrado e a scritte
“scomposte” e di ogni genere, in una forma d’arte, significa anche
creare da zero un universo nuovo, in cui vincono la creatività e la
buona volontà.
È quello che è successo all’istituto superiore “Raimondo Pandini” di Sant’Angelo, dove, lo scorso fine settimana, cinque ragazzi “armati” di fantasia e bombolette spray hanno ridato vita ad una delle facciate della scuola. Il solito “raid” ad un patrimonio pubblico? Non questa volta. Gli artisti del murales, infatti, sono stati “assoldati” da un loro giovane coetaneo, il rappresentante d’istituto Dario Pruonto, proprio con l’intento di dare un volto nuovo a quella parte di muro, abbandonata al degrado e all’usura del tempo. Il risultato è un murales che i ragazzi definiscono una «battaglia di colori» in cui ci sono capolavori come il “puppet”, una sorta di burattino, alato firmato da Skan, che si contende la scena con quello di Ricro, che fanno da cornice alle calligrafie di Sosta e Shine Royal, il tutto arricchito e intersecato dai globi tridimensionali di Andromeda. Tutti pseudonimi con cui si identificano i giovani artisti della bomboletta che hanno lasciato il loro “segno” a Sant’Angelo. E che, nel panorama dei murales, non sono dei neofiti. Appartengono, infatti, a due grandi “crew” milanesi, dei collettivi artistici, che si sono fatti conoscere già altrove. Le sigle sono “L’altro Me 1030” e “Tdk”, che hanno raccolto con entusiasmo l’invito degli studenti del Pandini, stanchi di avere sotto gli occhi la facciata spenta»dell’istituto. Non è la prima volta che i writers lavorano nella zona. Le loro “opere”, realizzate su commissione e a pagamento, si possono notare in alcuni comuni del Sudmilano, da San Donato, a San Giuliano fino a Melegnano, ma non avevano mai lavorato ad un progetto partito dai giovani e pensato per i giovani. Per questo, e per una sorta di solidarietà generazionale, hanno deciso di sposare la causa con entusiasmo ed energia e di chiedere, come compenso alla scuola, solo il rimborso delle bombolette con cui hanno impresso sul muro il graffiante stile. E se il dibattito sui murales che abbondano nelle città è ancora aperto, tra chi sostiene che si tratti di arte e chi di vandalismo, o ancora tra chi cita l’espressione come sottocultura e chi come controcultura, secondo i ragazzi del “Pandini”, non ci sono dubbi. È ora di rimettere in discussione l’antico dilemma.Fonte: Il Cittadino
È quello che è successo all’istituto superiore “Raimondo Pandini” di Sant’Angelo, dove, lo scorso fine settimana, cinque ragazzi “armati” di fantasia e bombolette spray hanno ridato vita ad una delle facciate della scuola. Il solito “raid” ad un patrimonio pubblico? Non questa volta. Gli artisti del murales, infatti, sono stati “assoldati” da un loro giovane coetaneo, il rappresentante d’istituto Dario Pruonto, proprio con l’intento di dare un volto nuovo a quella parte di muro, abbandonata al degrado e all’usura del tempo. Il risultato è un murales che i ragazzi definiscono una «battaglia di colori» in cui ci sono capolavori come il “puppet”, una sorta di burattino, alato firmato da Skan, che si contende la scena con quello di Ricro, che fanno da cornice alle calligrafie di Sosta e Shine Royal, il tutto arricchito e intersecato dai globi tridimensionali di Andromeda. Tutti pseudonimi con cui si identificano i giovani artisti della bomboletta che hanno lasciato il loro “segno” a Sant’Angelo. E che, nel panorama dei murales, non sono dei neofiti. Appartengono, infatti, a due grandi “crew” milanesi, dei collettivi artistici, che si sono fatti conoscere già altrove. Le sigle sono “L’altro Me 1030” e “Tdk”, che hanno raccolto con entusiasmo l’invito degli studenti del Pandini, stanchi di avere sotto gli occhi la facciata spenta»dell’istituto. Non è la prima volta che i writers lavorano nella zona. Le loro “opere”, realizzate su commissione e a pagamento, si possono notare in alcuni comuni del Sudmilano, da San Donato, a San Giuliano fino a Melegnano, ma non avevano mai lavorato ad un progetto partito dai giovani e pensato per i giovani. Per questo, e per una sorta di solidarietà generazionale, hanno deciso di sposare la causa con entusiasmo ed energia e di chiedere, come compenso alla scuola, solo il rimborso delle bombolette con cui hanno impresso sul muro il graffiante stile. E se il dibattito sui murales che abbondano nelle città è ancora aperto, tra chi sostiene che si tratti di arte e chi di vandalismo, o ancora tra chi cita l’espressione come sottocultura e chi come controcultura, secondo i ragazzi del “Pandini”, non ci sono dubbi. È ora di rimettere in discussione l’antico dilemma.Fonte: Il Cittadino
