mercoledì 11 aprile 2012

Santo Stefano, il degrado è di casa

La biglietteria non c’è, neppure quella automatica. Ma quel che è peggio è che non c’è neppure l’obliteratrice: significa che se non hai il biglietto non lo puoi fare, se ce l’hai non lo puoi convalidare. Neppure i bagni ci sono: ma almeno per questo genere di necessità, una volta saliti in carrozza, non servirà il nulla osta del capotreno.
La sala d’attesa invece c’é, segnalata da un cartello rovesciato su cui l’omino stilizzato seduto su una sedia sfida da mattina a sera la forza di gravità: «Prima o poi quel cartello si stacca, e se finisce sulla testa di qualcuno sono guai...», avverte un viaggiatore. C’è, la sala d’attesa. Ma è senza sedie: dicono che una volta c’erano due panche e un tavolo molto bello, che fine abbiano fatto è un mistero. Tra i pendolari c’è chi, ragionando per esclusione, una spiegazione se l’è data: «Avranno rubato tutto, saranno venuti qui una notte e avranno caricato tutto su un furgone». Triste e solitaria. La stazione ferroviaria di Santo Stefano è così. L’edificio porta male i suoi anni, il sottopassaggio ha le pareti scrostate e imbrattate da pennarelli e spray, gli annunci sonori quasi non si sentono, sembrano arrivare nell’aria da una stazione lontana. Nella sala d’attesa manca anche il foglio degli orari e uno dei due monitor funziona a intermittenza. I posti auto davanti all’ingresso sono pochi, sei o sette, e non delimitati. Per le biciclette c’è una rastrelliera con dodici agganci: a volte basta, altre no. Non c’è un bar, neppure un distributore automatico di bevande; le panchine (in pietra, senza schienale, alte sì e no quaranta centimetri) sono tre, tutte sul secondo binario. Non ci sono accessi specifici per le persone disabili e come in tutte le piccole stazioni non c’è per loro servizio di assistenza. Non ci sono cestini per i rifiuti. Non ci sono pensiline coperte. Non c’è niente. A parte un orologio sul primo binario. Eppure ogni giorno qui fermano 36 treni diretti verso Codogno, Casale, Lodi e Milano in una direzione, Piacenza nell’altra. E sono decine, fra studenti e lavoratori, le persone che salgono e scendono da quelle carrozze. Ernesto, 45 anni, impiegato a Mediaset, si accontenterebbe di poter sentire forti e chiari gli annunci dell’altoparlante. Tutte le mattine, insieme ad una dozzina di pendolari, prende il treno delle 7.20 per Milano: «A quell’ora - dice - gli altoparlanti sono un disastro, non si sente bene, a volte proprio non funzionano. E non sempre i monitor segnalano tempestivamente i ritardi. Purtroppo questa è una stazione un po’ abbandonata». Daniele, 56 anni, di Lodi, impiegato comunale a Santo Stefano, ha nostalgia per l’epoca del capostazione: «Da quando non c’è più, cioè da trent’anni, le cose sono andate peggiorando. Se piove forte il sottopasso si allaga, le panche e il tavolo sono spariti, non ci sono più i bagni». Anche i blog dei pendolari hanno segnalato in passato casi di allagamento del sottopasso. E c’è chi ha scritto di essere stato costretto, forse per far presto e non perdere il treno, a prendere in braccio la moglie. È però la mancanza dell’obliteratrice a causare i maggiori disagi. La mattina sui treni ci sono tante persone, chi non ha l’abbonamento deve farsi largo e andare in cerca del capotreno per farsi “convalidare a mano” il biglietto. «Qualche giorno fa - racconta uno studente - ho preso il treno per andare a Casale, sono salito in una carrozza centrale, mi hanno detto che il capotreno era dalla parte del locomotore, sono andato in quella direzione ma non l’ho trovato. Allora sono tornato indietro. Cammina e cammina, sono arrivato all’ultimo vagone e l’ho trovato. Mi sono fatto convalidare il biglietto, giusto in tempo per scendere dal treno perché nel frattempo ero arrivato a destinazione. Per fortuna che sono giovane e ho gambe buone...». Per fortuna. Fonte: Il Cittadino
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