«Ho fatto il pendolare per trent’anni e ho perso tutti i capelli».
Chissà perché gli ex pendolari, a differenza di quelli in attività,
hanno voglia di scherzare. Anche alla stazione di Secugnago, nel rapido
andirivieni di studenti e lavoratori, può capitare di trovarne. C’è chi
in auto aspetta un parente e chi, come Claudio Grazioli, 50 anni,
operaio a Brembio, può finalmente permettersi di passare sotto i binari
per andare al lavoro. Il sottopassaggio non è un granché, d’accordo. Non
c’è nemmeno il tapis roulant. Però che sollievo non dover più prendere
il treno per Milano, non doverlo aspettare sul marciapiede anche quando
fa freddo perché la sala d’attesa è quasi sempre chiusa.
E non dover, se
l’urgenza chiama, andare a bussare alla porta dell’ufficio movimento
con la speranza di poter avere la chiave dei bagni.Alla stazione di
Secugnago le cose stanno così: se l’ufficio movimento è chiuso, è chiusa
anche la sala d’attesa e sono chiusi anche i bagni. Gli addetti
all’ufficio sono due: uno è di turno la mattina, l’altro il pomeriggio,
per cinque giorni la settimana, dal lunedì al venerdì (il sabato e la
domenica non c’è nessuno). Oltre a vigilare sul traffico dei treni,
tengono sotto controllo la sala d’attesa e consegnano la chiave dei
bagni a chi ne fa richiesta. Non di rado però, per ragioni di
organizzazione del lavoro, uno dei due viene spostato in qualche altra
stazione del territorio (oggi qui, domani là: forse è per questo che si
chiama “ufficio movimento”). E quando ciò accade, l’unico addetto in
servizio, al termine del proprio turno, chiude a chiave la sala d’attesa
per motivi di sicurezza. Lo scorso 27 marzo, giorno del nostro piccolo
sopralluogo, la sala è stata chiusa alle 13. E lo è rimasta fino al
giorno dopo, visto che il pomeriggio non ci sarebbe stato nessuno a
presidiare l’ufficio movimento. Anche le porte dei bagni sono rimaste
chiuse, con l’inutile avviso sopra la serratura: “Chiedere la chiave al
dirigente movimento”. Sarà perché è quasi sempre chiusa che la sala
d’attesa ha un discreto aspetto: le tre panchine in legno sono in buono
stato, sulle pareti c’è solo qualche scarabocchio, l’orologio funziona,
il foglio degli orari è al suo posto. E c’è anche un cestino per i
rifiuti che sembra essere stato appena svuotato. Se non fosse che c’è
poco da scherzare, potrebbe essere un’idea applicabile su larga scala:
chiudere al pubblico tutte le stazioni per preservarne il decoro.A
proposito di cestini per i rifiuti, non passa inosservato il fatto che
ai due ingressi della stazione, quello principale e quello dalla parte
di Brembio, nell’area dei parcheggi delle auto e delle bici, ve ne siano
per la raccolta differenziata di carta, alluminio e plastica. Fatto
insolito, che varrebbe una stelletta in più in un’ipotetica guida
Michelin delle stazioni italiane.Sono quaranta i treni che fermano ogni
giorno a Secugnago: diciotto diretti a Milano, diciannove a Piacenza,
uno a Sesto San Giovanni, uno a Parma, uno a Cremona. Gli orari, per
fortuna, si possono leggere anche all’esterno della sala d’attesa. Dove
però, come in tante altre stazioni, i pendolari hanno spesso il problema
di non saper come fare a timbrare il biglietto. Eppure le obliteratrici
a disposizione sarebbero tre, se una non fosse chiusa a chiave dentro
la sala d’attesa e un’altra, quella sul primo binario, fosse ancora al
suo posto. E se la terza, sul secondo binario, avesse sempre inchiostro
per tutti.«Il guaio maggiore è che non c’è nemmeno la biglietteria
automatica - osserva Gaetana Regorda, 61 anni, impiegata, pendolare fra
Secugnago e Lodi -, se resti senza biglietti o con l’abbonamento scaduto
è un problema, specialmente quando capita di dover prendere una
corriera sostitutiva, perché l’autista non può farti il biglietto».
Sembra che in paese nessuno venda più i biglietti. «E pensare che una
volta qui c’era anche la biglietteria - ricorda Enrico Lansoni, 74 anni,
per quindici operaio a Milano, ora tutti i giorni in stazione ad
attendere in auto il ritorno della moglie, infermiera al Niguarda -.
Questa era una bella stazione, c’erano più treni, la sala d’attesa era
sempre aperta. E qui intorno era tutto più bello e in ordine. Adesso è
tutto cambiato, quando mia moglie torna a casa la sera alle undici c’è
da aver paura, non si può più star tranquilli». Meno male che qualcuno
disposto a spendere una buona parola per la stazione c’è. Ad esempio due
ragazzi abbracciati nel sottopasso, appoggiati ad una parete imbrattata
dagli spray: «È un posto tranquillo - dicono - non si sta tanto male
qui». Sarà, ma perché non far respirare a Cupido un po’ d’aria
fresca?Andrea Soffientini(6 - continua)Le precedenti puntate sono state
dedicate alle stazioni ferroviarie di Orio Litta (7 aprile), Santo
Stefano Lodigiano (11 aprile), Maleo (20 aprile), San Zenone al Lambro
(26 aprile), Ospedaletto Lodigiano (28 agosto).
| Ogni giorno a Secugnago fermano 40 treni - Questà è schematicamente la situazione attuale della stazione ferroviaria di Secugnago.Biglietteria: non c’è.Bar: non c’è.Panchine: due, sul secondo binario.Pensiline coperte: non ci sono.Sala d’attesa: c’è, ma spesso è chiusa.Bagni: ci sono, ma spesso sono chiusi.Parcheggio auto: due, agli ingressi della stazione.Parcheggio bici: due, agli ingressi della stazione.Accesso disabili: nessun servizio di assistenza.Altoparlanti: ci sono.Orologi: uno in sala d’attesa, uno sul primo binario.Decoro: scarso.Numero treni che fermano al giorno: 40.Fonte: Il Cittadino | |

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