sabato 13 ottobre 2012

Lodi - Lo storico stabilimento: un deserto di cemento I capannoni cadono a pezzi, erbaccia ovunque

Polenghi è una scritta che non si legge più, sul muro resta solo una scia slavata bianco latte.
E il glorioso passato dell’azienda che ha scritto la storia del Lodigiano è un fantasma che cammina in questa distesa di capannoni abbandonati e lasciati a marcire. Uno spreco colossale, lo pensano tutti. Sindacati, lavoratori e semplici cittadini che tutti i giorni transitano in auto lungo la Via Emilia. A San Grato il polo produttivo targato Newlat occupa solo un piccolo spazio dell’immensa area industriale, tutto il resto è un deserto di cemento. Giovedì mattina i lavoratori si sono dati appuntamento fuori dai cancelli per scioperare contro la richiesta di 38 licenziamenti su 89 dipendenti, anche in quell’occasione c’è chi ha fatto notare che quanto sia sottoutilizzato un simile comparto: «Una volta lì c’era il reparto del latte - dice Domenico Ossino, segretario territoriale della Uila e dipendente dell’azienda, guardando verso la sfilza di finestre con tanto di tendine dietro le quali non si sporge più nessuno -. Sono circa 33mila metri quadrati di capannone ma dentro non c’è più niente, è stato smantellato tutto». «Sì, ma adesso chissà quanti soldi ci vogliono per sistemarlo - si affretta ad aggiungere qualcun’altro -, bisogna buttare giù tutto». Il segretario provinciale della Uil osserva che il vecchio stabilimento «avrebbe potuto essere utilizzato come logistica, invece di costruirne delle altre, sarebbe stata anche in un’ottima posizione, subito sulla strada che va verso Milano, collegato alla tangenziale e quindi all’autostrada». E dal momento che non si sa ancora quale sarà la sorte dei sito di San Grato, aggiunge: «Questo è un altro pezzo di storia che rischia di andarsene».Quello che una volta era l’ingresso della Polenghi è ancora “in piedi”. C’è la stessa stanga abbassata che i camion dovevano superare per poi essere pesati, con tanto di avvisi per ricordare la bolla di accompagnamento e le indicazioni in diverse lingue (italiano, inglese, tedesco, francese). La palazzina degli uffici ha ingaggiato una sorta di lotta con la vegetazione, che tenta di impadronirsi di tutto ciò che si presenta sul cammino. Qua e là si intravedono bidoni di plastica, cartelli divelti, resti di bottiglie.Camminando a piedi lungo il gigantesco perimetro dell’area si nota che tutti i cancelli sono chiusi, anche con delle catene, ma la rete sul retro, che si affaccia sui campi è stata distrutta almeno in un punto. La sporcizia fa pensare che qualcuno sia tranquillamente entrato nel comparto, forse per un “bivacco”. Dietro ai vecchi stabilimenti è stato abbandonato nell’erba anche un maxi frigorifero, ma questo fa parte di un’altra storia. Proseguendo verso le altre costruzioni e avvicinandosi al sito oggi ancora produttivo, si susseguono erbacce e utensili di diverso tipo. Fino a quando si raggiunge un’altra portineria: i tubi piovono dal tetto e più giù un quadro elettrico. È tutto grigio e la desolazione si perde nella nebbia dei ricordi grandiosi di un tempo.Fonte: Il Cittadino

Nessun commento:

Posta un commento

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...