mercoledì 21 novembre 2012

San Giuliano - È mistero sull’impianto a biogas, Italia Nostra vuole vederci chiaro

Ancora “misteri” sull’impianto di biogas che sta per essere avviato a Occhiò, frazione di San Giuliano fra Viboldone e la via Emilia. Alle spalle del sito principale, cioè dei silos e dei motori per la produzione di energia elettrica, sono comparsi degli enormi sbancamenti di terreno, quasi delle trincee, che hanno suscitato interrogativi a pioggia da parte di chi si è accorto del “fuori programma”. Perchè gli scavi sono fuori, non dentro il perimetro. In primo luogo gli ambientalisti di Italia Nostra, che si sono muniti di macchina fotografica e hanno documentato qualcosa che non sembra esserci sui progetti dell’installazione di Occhiò. La serie di scavi e di sbancamenti è visibile in direzione sud-est, verso la statale 9 e cascina Vettabiolo. Le strutture non sono invece visibili da via per Occhiò, dove c’è l’accesso principale alla centrale che dovrebbe cominciare a funzionare proprio in questi giorni, forse entro la fine della settimana una volta fatto l’allacciamento alla rete elettrica. Gli enigmatici ampliamenti sono di due tipi. L’intervento più impattante è costituito da un paio di “crateri”, di forma a grandi linee circolare, con un diametro interno di diverse decine di metri. Si notano inoltre piste più ridotte, quasi delle strade provvisorie, che circondano la zona esterna all’area di produzione di bioenergie. L’impianto vero e proprio, stando al progetto approvato dalla Provincia di Milano, dal Parco Sud e dal Comune di San Giuliano Milanese, è grande 2500 metri quadrati all’interno di un’ulteriore area transennata più o meno equivalente a due ettari. I due ettari sono perimetrati da dune in rilevato che nascondono alla visuale l’area del sito. “Nascondono” fino a un certo punto, perchè le dune non hanno ancora un solo albero piantumato e i tendoni sopra le vasche di fermentazione, col loro colore bianco, si vedono già da Pedriano. Se la situazione estetica dell’impianto è destinata comunque a migliorare con le barriere alberate, permane il mistero più fitto su cosa rappresentino i nuovi “buchi”. Le ipotesi sono quelle di una struttura secondaria collegata al sito, forse vasche di decantazione dei fanghi reflui prodotti, o addirittura l’“avamposto” di un’estensione della centrale a biogas. I terreni su cui insistono gli scavi rientrano nei 180 ettari che serviranno a fornire mais per le agroenergie. Italia Nostra Sud est Milano sta valutando un esposto legale sulla questione, considerando anche il fatto che sotto le cave c’è un’area archeologica connessa alla via Emilia romanaFonte: Il Cittadino

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