mercoledì 12 dicembre 2012

San Donato - Checchi va in visita al campo nomadi

Una stretta di mano tra il sindaco Andrea Checchi e alcuni rappresentanti della comunità di nomadi romeni che vive in un campo all’ombra dei ruderi di cascina San Francesco. Nella giornata di ieri, il primo cittadino, insieme ad alcuni assessori, accompagnato dal comandante della polizia locale Fabio Allais, si è recato nella parte di San Donato in attesa di sviluppo, per aprire un dialogo con il gruppo di famiglie accampate sotto tende di fortuna nell’area di proprietà dell’immobiliare Asio. «Abbiamo incontrato alcune donne e degli anziani - spiega Checchi - con cui abbiamo tentato, con una serie di difficoltà legate alla lingua, di aprire un dialogo: li aiuteremo, in collaborazione con la giunta di Pisapia, ad individuare una collocazione migliore». E prosegue: «Ci sono molti aspetti che devono passare da un confronto tra le istituzioni e questa comunità, a partire dall’inserimento a scuola dei minori, che sono una quindicina». Se infatti alcuni figli dei nomadi che hanno trovato rifugio a San Donato, nel comparto dove l’Inter ha accarezzato l’idea realizzare il nuovo stadio, sono già inseriti nei plessi del territorio, altri devono ancora prendere posto tra i banchi, in attesa di un eventuale trasloco. «C’è un aspetto anche organizzativo con i circoli didattici - riprende il sindaco - , di cui dobbiamo tenere conto». Per il momento ha parlato con alcune donne, che ha incontrato tra le tende, ma da un conteggio di massima l’accampamento dovrebbe ospitare una cinquantina di persone. In prima battuta l’esecutivo aveva la necessità di conoscerli, di sapere chi e quanti sono, in quali condizioni si trovano, se ci sono situazioni di emergenza, al fine di capire come poterli aiutare. Dal sopralluogo arriva conferma che non hanno elettricità, cucinano e si scaldano con delle stufe in una stagione che rappresenta indubbiamente il periodo più difficile da affrontare, tra le intemperie e i mille disagi di chi deve improvvisare. Da quanto è emerso sono romeni, ma non di etnia rom che, dopo la fuga da loro Paese per riuscire a scampare alle condizioni di assoluta povertà, una volta giunti in Italia, hanno dovuto ancora una volta sfoderare l’arte di arrangiarsi. Sono in possesso di poche suppellettili che utilizzano nella vita di tutti i giorni e sempre con materiale di risulta hanno allestito delle baracche. «Quanto prima avrò un colloquio con gli assessori di Milano - conclude Checchi -, e comunque prima di Natale tornerò a trovarli, per far loro gli auguri».Fonte: Il Cittadino

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