È iniziato il conto alla rovescia al parco sportivo Mattei,
dove fra pochi giorni il centro natatorio chiuderà definitivamente i
battenti. Con la stagione estiva agli sgoccioli, la piscina scoperta da
50 metri chiuderà intorno ai primi di settembre, mentre la vasca coperta da 33 metri è in attesa di un privato disposto a investire un milione e mezzo di euro per
rimetterla in sicurezza. Sarà un duro colpo per gli sportivi del Sud
Milano, visto che quello di via Caviaga era uno degli ultimi centri
natatori di livello dell’hinterland.
La vasca a 33 metri è stata chiusa a giugno dal Comune a causa dei grossi problemi degli impianti. L’anno scorso era crollata la copertura,
la centrale termica aveva una dispersione di 200 metri cubi di acqua
calda al giorno e la struttura era ormai vecchia e arrugginita. A
settembre inizierà la corsa contro il tempo per cercare uno sponsor disposto
ad accollarsi le spese di rilancio della piscina e sbrigare tutte le
pratiche del lungo iter buricratico. Circola voce che il Comune abbia
stretto un accordo con Eni, che potrebbe sostenere la riqualificazione
della piscina e forse dell’intero Centro Sportivo nel pacchetto degli
oneri a scomputo dovuti al Comune per la costruzione del Sesto Palazzo
Uffici di via De Gasperi. Voci ufficiose che nessuno ha voglia di
confermare, anche perché ufficialmente sarà un bando a definire il
vincitore dell’appalto. Anche se difficilmente il Comune bandirebbe una
gara senza avere la certezza che si faccia avanti un interlocutore
credibile con cui trattare. Visto l’importo così alto dell’investimento,
i passaggi sono lunghi e macchinosi.
La giunta dovrà definire le linee di indirizzo da inserire nel
capitolato dell’appalto, facendo un progetto di massima degli
interventi da eseguire. Le linee guida andranno poi discusse in
consiglio comunale, che dovrà approvare la delibera definitiva che darà
mandato all’amministrazione comunale di preparare il capitolato
d’appalto e pubblicare il bando di gara. Il sindaco Andrea Checchi non ha dubbi, la piscina coperta non è più agibile: «È una situazione grave, dobbiamo intervenire subito
— ha infatti spiegato —. Non possiamo più permetterci di tenere aperti
gli impianti degradati. Servono interventi radicali sugli impianti
idraulici e sulle strutture perché in questa situazione la pericolosità
per gli utenti è troppo alta e la dispersione energetica non è più
sostenibile».Fonte: Il Giorno
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