C’erano 10 milioni di euro da portare a casa, ma la buona azione della
Giunta – il taglio improvviso all’aliquota sulla prima casa, dallo 0,6
allo 0,4 per mille – non ce la fa. L’azione di lobby dei Sindaci del
Veneto non ottiene alcun premio di virtù: purtroppo il 12 dicembre il
Senato della Repubblica, approvando la conversione in legge del decreto
«Salva Roma» (decreto 126 del 30 ottobre 2013), ha bocciato decine e
decine di proposte salva Comuni.
Tra le quali,
in particolare, l’emendamento numero 1.7, che chiedeva di «aumentare la
dotazione del Fondo di Solidarietà Comunale 2013 per 10 milioni di
euro», a beneficio esclusivo dei Comuni che «nel corso dell’esercizio
finanziario 2013» non hanno alzato l’aliquota o che «hanno deliberato
variazioni in diminuzione». Come ha fatto la Giunta melegnanese, durante
il consiglio convocato d’emergenza lo scorso 30 novembre.
Ci ha messo la
faccia la Lega Nord, firmando la proposta (invocata anche dal Partito
Democratico). Ma c’era voluta la «rivolta dei virtuosi», i sindaci
bipartisan di 90 Comuni del Veneto che nel 2013 hanno lasciato stare
l’IMU e che avevano inviato, il 5 dicembre, una delegazione di 18 primi
cittadini a Roma (la notizia sul Corriere della Sera, sul Mattino di
Padova e sul Giornale di Vicenza): «Dal Fondo di Solidarietà siano
erogate risorse anche ai tanti Comuni, il 70%, che non hanno alzato
l’aliquota» è stata la richiesta, accolta dai senatori di Pd, Udc e Lega
e trasformata nell’emendamento 1.7.
Ma, peccato:
l’emendamento della salvezza è stato accantonato nella seduta stessa
del 12 dicembre, con «invito ad approfondire le tematiche contenute». La
mossa del Comune melegnanese, metà protesta politica, metà felice
calcolo pro domo sua, dovrà aspettare la Camera. E, chissà, il 2014.Fonte: 7giorni
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