domenica 7 settembre 2014

Greenpeace: rifiuti elettronici in crescita. Pesano quanto 11 piramidi

Un rapporto dell'associazione ambientalista denuncia l'aumento del consumo di gadget elettronici. Obiettivo: mitigare l'impatto ambientale e sanitario usando più energia pulita e recuperando i materiali.

ROMA - Se li caricassimo su camion da 40 tonnellate, formerebbero una fila lunga tre quarti dell'equatore. E' la fotografia al 2017 dei computer, palmari, televisori, frigoriferi e lavatrici che buttiamo nel corso di un anno. La definizione tecnica di questi materiali è "raee, rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche", quella sostanziale è più difficile: per molti rappresentano un peso di cui liberarsi clandestinamente, spesso attraverso rotte che viaggiano da Nord a Sud seminando veleni; per altri costituiscono una risorsa preziosa perché recuperare i metalli preziosi e le terre rare contenuti nei beni gettati via può essere un buon affare.

 Di sicuro questa nuova categoria di rifiuti costituisce una presenza sempre più ingombrante con cui bisogna fare i conti. I numeri sono contenuti in uno studio di Greenpeace ("Green gadget: designing the future") che rilancia un'analisi tracciata l'anno scorso dalle Nazioni Unite nel rapporto Solving the E-Waste Problem (StEP). Già oggi ognuno degli oltre 7 miliardi di esseri umani che popolano il pianeta butta più  di 7 chili di rifiuti elettrici ed elettronici all'anno. Nei prossimi anni ci sarà una crescita molto significativa che porterà il totale a 65,4 milioni di tonnellate: l'equivalente di 200 grattacieli come l'Empire State Buildings o di 11 piramidi di Giza.

Non è però una condanna inappellabile. "C'è una crescente domanda di gadget più green, più duraturi, e l'industria ha dimostrato che un miglioramento è possibile", si legge nel rapporto di Greenpeace. "Quando le aziende mettono a frutto il loro know how e lo uniscono a uno spirito innovativo, può arrivare un cambiamento che riguarda l'efficienza e la capacità di riciclo delle sostanze pericolose contenute nell'e-waste".

Ma tra questa potenzialità e la realtà c'è ancora molta distanza. I problemi vanno dalla grande quantità di energia proveniente da fonti ad alto impatto ambientale che viene usata soprattutto in Asia allo smaltimento  -  spesso illegale  -  di importanti quantità di rifiuti elettrici ed elettronici. La soluzione, propone l'associazione ambientalista, è ripensare l'intero ciclo di produzione di telefoni, computer, tv in modo da ridurre la crescita dei consumi e aumentare il recupero dei materiali utilizzati. Fonte: La repubblica.it

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