lunedì 13 luglio 2015

San Donato, l’azienda non dà il risarcimento. I familiari di Maria Spina bloccano i conti

Per farsi risarcire, hanno dovuto bloccare più di un milione di euro sul conto corrente della multinazionale americana. I familiari di Maria Spina, l’infermiera 46enne malata di cuore che vive ormai da quasi cinque anni in stato vegetativo permanente per colpa di unpacemaker difettoso, non hanno avuto subito la somma riconosciuta loro a titolo di provvisionale dal verdetto di primo grado. Il giudice Manuela Cannavale non solo aveva ritenuto colpevoli di concorso in lesioni colpose gravissime due manager dell’St. Jude Italia spa, importatrice nel nostro Paese del “cardioverter” malfunzionante impiantato su Maria. Aveva anche condannato gli imputati, in solido con l’azienda, a risarcire un milione ai familiari della donna, come anticipo sulla somma che sarà determinata dal tribunale civile. Peccato che i vertici della St. Jude quel denaro non l’abbiano voluto versare spontanemente, costringendo così gli avvocati Nicola Brigida e Marcello Gentili, difensori di parte civile, a rivolgersi al tribunale di Monza per far eseguire il pignoramento di un milione e trecentomila euro sul conto corrente della multinazionale presso una sede milanese della Bpm. Nel frattempo, non solo i due manager St. Jude condannati hanno presentato appello contro il verdetto del tribunale, ma anche il pubblico ministero del primo processo, la procura generale e ovviamente i difensori delle parti civili. Tra i motivi comuni invocati dai magistrati d’accusa e i legali, quello relativo alle altre cause che, stando al giudice, avrebbero concorso a determinare la tragedia di Maria insieme al difetto del pacemaker: in particolare, la malattia stessa della donna. Su questo punto, però, sia il sostituto pg Massimo Gaballo che gli avvocati Brigida e Gentili osservano che, al contrario, lo stesso giudice Cannavale ha anche ritenuto, in un altro passaggio della motivazione, che «se opportunamente curata e tenuta sotto controllo», la malattia della donna le avrebbe consentito una vita pressocché normale. Fonte: Il Giorno

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