
La posta in gioco è altissima: per evitare i cambiamenti climatici più catastrofici la comunità scientifica ci dice che abbiamo poco tempo per agire e per fare in modo che il riscaldamento globale si mantenga al di sotto dei 2°C di aumento medio della temperatura rispetto all'era preindustriale. La stessa comunità scientifica ci indica che è necessario ridurre le emissioni di anidride carbonica del 25-40% entro il 2020 e dell'80-95% entro il 2050.
In tutti paesi europei questa è una sfida bipartisan e non appannaggio dell'uno o dell'altro schieramento politico: in Gran Bretagna il leader dell'opposizione conservatrice David Cameron ne è convinto almeno quanto il premier laburista Gordon Brown, in Germania i leader conservatori Angela Merkel e Nicolas Sarkozy vogliono che il pacchetto europeo sia approvato entro l'anno. Lo stesso governo conservatore danese sta lavorando affinchè a Copenaghen, alla fine del 2009, sia raggiunto un accordo globale sul clima
per il dopo Kyoto. Il commissario dell'ambiente UE Stavros Dimas, conservatore anch'esso, non voleva certo aizzare la polemica politica in Italia criticando le cifre fornite dall'Italia nella discussione del
pacchetto UE.
Il pacchetto UE su clima ed energia è importantissimo per il raggiungimento dell'accordo globale sul clima. La leadership europea è essenziale sia per far muovere gli Stati Uniti che con l'amministrazione che verrà eletta a novembre, qualunque essa sia, si preparano ad abbandonare la chiusura dell'amministrazione Bush, sia per coinvolgere i paesi in via di rapido sviluppo nella battaglia per fermare il riscaldamento globale. La politica dell'attesa rischia di far saltare tutto e non, come in tanti sostengono, a favorire il coinvolgimento di altre grandi economie.
Il WWF si appella al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e ai leader di tutte le forze politiche italiane perché portino l'Italia alla testa, e non nella retroguardia, di tale sfida. Nell'economia tesa ad abbattere le emissioni di CO2 c'è la speranza di uscita dalla crisi del nostro Paese.
Quindi, nel valutare i costi, occorre considerare i vantaggi non solo per l'ambiente, ma per la minore dipendenza dai combustibili fossili e dall'estero, il risparmio di energia, l'innovazione tecnologica, le imprese e l'occupazione. Non vedere questo, con gli investimenti di miliardi di dollari che gli USA si preparano a fare in efficienza e rinnovabili, vuol dire rischiare di perdere il treno. Quello che serve, dunque, non è continuare nella politica dell'attendismo e del rinvio: serve rimboccarsi le maniche e preparare una strategia per trarre il massimo vantaggio, economico e sociale, dalla sfida ambientale.
Roma, 19.10.2008
Ufficio stampa WWF Italia
In tutti paesi europei questa è una sfida bipartisan e non appannaggio dell'uno o dell'altro schieramento politico: in Gran Bretagna il leader dell'opposizione conservatrice David Cameron ne è convinto almeno quanto il premier laburista Gordon Brown, in Germania i leader conservatori Angela Merkel e Nicolas Sarkozy vogliono che il pacchetto europeo sia approvato entro l'anno. Lo stesso governo conservatore danese sta lavorando affinchè a Copenaghen, alla fine del 2009, sia raggiunto un accordo globale sul clima
per il dopo Kyoto. Il commissario dell'ambiente UE Stavros Dimas, conservatore anch'esso, non voleva certo aizzare la polemica politica in Italia criticando le cifre fornite dall'Italia nella discussione del
pacchetto UE.
Il pacchetto UE su clima ed energia è importantissimo per il raggiungimento dell'accordo globale sul clima. La leadership europea è essenziale sia per far muovere gli Stati Uniti che con l'amministrazione che verrà eletta a novembre, qualunque essa sia, si preparano ad abbandonare la chiusura dell'amministrazione Bush, sia per coinvolgere i paesi in via di rapido sviluppo nella battaglia per fermare il riscaldamento globale. La politica dell'attesa rischia di far saltare tutto e non, come in tanti sostengono, a favorire il coinvolgimento di altre grandi economie.
Il WWF si appella al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e ai leader di tutte le forze politiche italiane perché portino l'Italia alla testa, e non nella retroguardia, di tale sfida. Nell'economia tesa ad abbattere le emissioni di CO2 c'è la speranza di uscita dalla crisi del nostro Paese.
Quindi, nel valutare i costi, occorre considerare i vantaggi non solo per l'ambiente, ma per la minore dipendenza dai combustibili fossili e dall'estero, il risparmio di energia, l'innovazione tecnologica, le imprese e l'occupazione. Non vedere questo, con gli investimenti di miliardi di dollari che gli USA si preparano a fare in efficienza e rinnovabili, vuol dire rischiare di perdere il treno. Quello che serve, dunque, non è continuare nella politica dell'attendismo e del rinvio: serve rimboccarsi le maniche e preparare una strategia per trarre il massimo vantaggio, economico e sociale, dalla sfida ambientale.
Roma, 19.10.2008
Ufficio stampa WWF Italia
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