martedì 2 dicembre 2008

Caviaga ha commemorato Enrico Mattei

I Pionieri del gruppo Eni si sono ritrovati, nell’anniversario di Santa Barbara, dove fu scoperto il primo metano d’Italia.Francesco Guidi ha evidenziato il problema dello stoccaggio del gas.


Cavenago d’Adda - Sono quasi vent’anni che i Pionieri del Gruppo Eni, in particolare gli ex dipendenti dell’Agip, tornano ogni anno a Caviaga, per ricordare la figura di Enrico Mattei e commemorare quanti, al suo fianco, costruirono dal nulla una società che oggi è diventata una delle più quotate e stimate multinazionali del mondo. Ogni anno, in occasione della festa di Santa Barbara, la chiesa parrocchiale di Caviaga torna a riempirsi di ex dipendenti, alcuni dei quali vissero - da veri pionieri e da protagonisti - gli anni della scoperta e della valorizzazione del primo giacimento di gas metano d’Italia. E non è raro imbattersi in qualcuno che, in quel primo dopoguerra, ebbe modo di conoscere da vicino Enrico Mattei.È stato così anche quest’anno. Il pullman proveniente da San Donato Milanese ha portato sulla piazza della chiesa, domenica scorsa 30 novembre, gli ex dipendenti dell’Eni con i responsabili del consiglio direttivo dei Pionieri, rappresentati anche dalle rispettive bandiere.La Messa è stata presieduta dal parroco don Piero Novati che nel corso della funzione religiosa ha brevemente ricordato il grande impegno dispiegato da Mattei e dai suoi uomini. Presenti alla Messa anche i rappresentanti della municipalità cavenaghina: il sindaco Sergio Curti, il vicesindaco Stefano Grossi, l’assessore Gaspare Agnelli, un paio di consiglieri comunali. È toccato all’ingegner Francesco Guidi, lo storico del Gruppo Eni, commemorare l’avvenimento. L’ingegner Guidi da parecchi anni tiene la commemorazione di Caviaga, e ogni volta lo ha fatto approfondendo un argomento particolare. I testi delle sue commemorazioni, pubblicati ogni anno sul giornale mensile di Cavenago d’Adda, se messi insieme riescono a fornire uno spaccato storico originalissimo delle figure, delle vicende e degli episodi che hanno creato l’Eni fino a trasformarlo in una potenza multinazionale. Ovunque a giganteggiare sono la figura di Enrico Mattei e quella dei suoi collaboratori.La celebrazione di Santa Barbara a Caviaga - ha detto domenica scorsa Francesco Guidi - «è un’occasione per rivivere episodi del nostro passato, nel ricordo di Enrico Mattei che proprio qui a Caviaga, a metà degli anni Quaranta, trovò la forza e l’ispirazione per iniziare quel sogno, trasformatosi presto in realtà, di dare all’Italia, quella nuova forma di energia che è il gas naturale. L’Agip aveva scoperto nel maggio del 1944 qui a Caviaga un grande giacimento di gas, il primo giant dell’Europa Occidentale, 12 miliardi di metri cubi di riserve. Enrico Mattei, divenuto Commissario Straordinario dell’Agip il 30 aprile 1945, colse subito l’importanza di quella scoperta. Da Caviaga partì quell’idea che ha condotto alle altre scoperte di gas nella Pianura Padana e nelle altre regioni italiane. E la creazione, attraverso la Snam, di quella rete di metanodotti che ha portato il gas in tutta l’Italia. Grazie a quei successi, i arrivò alla nascita dell’Eni nel 1953». «Debbo dire - ha continuato l’ingegner Guidi - che queste rievocazioni non riflettono soltanto situazioni storiche ormai lontane. Perché ogni giorno le cronache ci parlano dell’attualità, ancora oggi, del gas naturale, che è alla base dell’industria e della vita moderna. Quest’anno però vorrei parlare di un’altra intuizione di Enrico Mattei che risale a quel periodo, la cui importanza la possiamo vedere soprattutto oggi: lo stoccaggio del gas naturale».E in questo contesto la commemorazione di Francesco Guidi si è fatta di avvincente attualità.«La produzione e quindi i consumi di gas naturale in Italia - ha ricordato il relatore - erano rapidamente cresciuti, sin dalla fine degli anni Quaranta. Tanto che alla fine degli anni Cinquanta la produzione di gas era salita a 7 miliardi di metri cubi all’anno. Quando negli altri paesi dell’Europa Occidentale era pressoché zero. Dato però che i consumi del gas sono molto variabili nel tempo, con forti escursioni giornaliere e stagionali, si pose il problema della necessità di una sua regolazione, per assicurare un flusso continuo di gas nei luoghi di consumo».Fu così che nacque, sin dalla seconda metà degli anni Cinquanta, l’idea di uno stoccaggio del gas metano.«Si trattava - ha proseguito l’ingegner Guidi - di un’idea completamente nuova e sconvolgente e ricordo che tutti noi eravamo piuttosto increduli sulla possibilità di una tale realizzazione. Si trattava infatti di mettere gas in un giacimento esaurito, per poi produrlo quando era necessario. Un’idea che sembrava rivoluzionaria in quei tempi. Nel giro di qualche anno Giuseppe Faverzani completò gli studi, sicchè nel 1964, in uno dei livelli esauriti del giacimento di Cortemaggiore fu creato il primo stoccaggio di gas in Italia. Ora sono in funzione 10 campi di stoccaggio, 8 dell’Eni (gestiti dalla Stogit, Stoccaggio Gas Italia) e 2 della Edison. E altri sono nella fase di realizzazione. Oggi uno dei più importanti campi di stoccaggio in Italia è quello di Ripalta Cremasca, a una ventina di km da Caviaga dove la Stogit ha installato la più grande centrale di compressione del gas in Europa».«Quest’anno - ha sottolineato Francesco Guidi - ricorre il sessantesimo anniversario della scoperta da parte dell’Agip del giacimento di Ripalta, nel 1948. Fu una scoperta importante, perché era la seconda dopo Caviaga. Era la conferma che cercava Enrico Mattei che la Pianura Padana fosse un’importante provincia a gas. Le riserve iniziali di Ripalta erano di 3 miliardi e mezzo di metri cubi (contro i 12 miliardi di Caviaga). Dopo Ripalta sono venuti i giacimenti di Cortemaggiore, Cornegliano Laudense, Bordolano, Correggio, Sergnano, Soresina, Piadena e tutti gli altri giacimenti della Pianura Padana che sarebbe troppo lungo elencare. Prima di arrivare a Ravenna onshore, nel 1953, che aprì poi la porta ai grandi ritrovamenti in Adriatico, dopo il 1960. In complesso l’Agip perforò tra il 1945 e il 1953, 252 pozzi in Pianura Padana, tutti positivi».
Fonte: Il Cittadino

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