I segni del mutamento tracciati dall’indagine “Azioni di accoglienza e umanizzazione nelle aziende ospedaliere lombarde”.Al presidio di Vizzolo una strategia per far sentire bene il paziente.
Umanizzazione degli ospedali, i passi avanti in una ricerca dell’Azienda ospedaliera Melegnano. Sino a non molti anni fa l’ospedale era davvero «l’altra faccia» della normalità: quando si veniva ricoverati si era accolti da pareti bianche come i camici, orari stravolti, nessun mobile nè quadro, una sola tv per ogni corsia. E poi, mille scale per chiedere informazioni in assenza di mappe o cartine di orientamento. Oggi il volto impersonale degli ospedali sta cambiando, in Lombardia e anche fuori, e i segni di questo mutamento sono tracciati anche dall’indagine “Azioni di accoglienza e umanizzazione nelle aziende ospedaliere pubbliche lombarde”, presentata ieri a Milano. Una mappa dell’“ospedale amico” che porta le firme dell’Azienda ospedaliera di Melegnano, diretta da Claudio Garbelli, e dell’ospedale Luigi Sacco di Milano guidato da Luigi Corradini. La direzione del Predabissi di Vizzolo e quella del Sacco, con l’ausilio dello sponsor Roche, nel periodo 2007/08 hanno raccolto informazioni e progetti da 27 strutture pubbliche della regione, condensandoli in una pubblicazione-censimento che traccia la parola «umanizzare». Portare gli ospedali - nei limiti del ragionevole - vicino alle abitudini e agli ambienti di tutti i giorni. L’indagine prende in considerazione 62 iniziative di carattere umanizzante dividendole in grandi gruppi di destinatari: stranieri, bambini, anziani e diversamente abili, degenti ed utenti in generale. Un fronte interessante, rispetto al quale negli ultimi anni si è dovuta sviluppare un’organizzazione completamente nuova, è quello degli stranieri. Molti ospedali infatti non hanno nessuna indicazione tradotta e tutta la “carta”che circola è rigorosamente in italiano. Ecco quindi che ospedali come Lecco, Busto Arsizio o la stessa Melegnano di fronte all’incidenza ormai alta degli immigrati hanno cominciato a distribuire manuali di orientamento tradotti in varie lingue, oppure si sono appoggiati ad agenzie di interpreti, a mediatori culturali e hanno affisso nei Dea, i dipartimenti emergenze, istruzioni tradotte. Bambini: oggi gran parte delle pediatrie ha la scuola in ospedale, gli spazi gioco e un arredo multicolore. Negli ultimi anni alcuni enti come gli Istituti clinici di Milano hanno lanciato idee come la «Stanza dei giochi e dei pensieri» dove, prima di un’operazione chirurgica, un bambino può porre tutte le domande che vuole. In molte pediatrie è ormai corrente la clown-therapy, con i dottori-clown e la pet-therapy che introduce anzichè bandire cani e gatti in corsia. l pianeta anziani chiede soprattutto semplificazione:«in questo senso- hanno spiegato l’assessore regionale alla sanità Luciano Bresciani e Corradini- molti nosocomi d’Italia soffrono la dispersione dei padiglioni, con un dipartimento di qua e l’altro di là. Ma alcune aziende, come il Sacco, hanno cominciato a introdurre i Sus, Sportelli unici di supporto all’utenza.» Per tutti, infine, hanno cominciato ad apparire sale d’attesa degne di tal nome, «totem» di orientamento all’ingresso, volontari-guide muniti di cartellino. E anche il cinema, la biblioteca e i giornali non sono più così rari: hanno fatto l’esordio anche i computer da letto, i pc-bed.
Fonte: Il Cittadino
Fonte: Il Cittadino
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