Giorgio Bozzini tra i portavoce della protesta che nasce dal prezzo del latte: «Discutiamone assieme a tavola».In crisi per i prezzi, gli agricoltori scrivono al premier.
Invito a pranzo in cascina per il premier: è partita questa mattina la lettera aperta che un gruppo di agricoltori del Lodigiano, Sud Milano, Pavese e Cremonese, ha indirizzato al presidente del consiglio Silvio Berlusconi. Per conoscenza, la missiva sarà inviata anche alle agenzie di stampa e alle principali testate giornalistiche nazionali e locali. Nel testo, gli agricoltori e gli allevatori, capitanati da Giorgio Bozzini, Giuseppe Rusconi, Mario Bellaviti, Ercole Tavazzani, Giovanni Bosia, riprendono i temi già esposti in passato, la difficoltà di gestione e di programmazione delle aziende a causa dei prezzi che sono imposti dagli industriali del settore, la volontà di trovare accordi duraturi, l’abbandono di forme di protesta come le manifestazioni sulle principali vie di collegamento agli aeroporti e sulle autostrade, e infine l’intenzione di attuare un blocco degli acquisti e delle forniture di prodotti e servizi se non ascoltati. In chiusura, l’invito al premier: «La aspettiamo per un pranzo in cascina, quando vuole lei. Le racconteremo a tavola i nostri problemi e le richieste, e a tavola le esporremo le nostre proposte».L’iniziativa è portata avanti in rappresentanza di circa una cinquantina di agricoltori. Nei prossimi giorni, agricoltori e allevatori del territorio saranno contattati per valutare una piattaforma da sottoporre al presidente del consiglio per ottenere una mediazione nei confronti degli industriali, senza il coinvolgimento delle sigle sindacali di categoria, accusate di fare troppo poco e senza nuove idee. Da parte dei sindacati, per il momento, non arrivano commenti, ma è chiaro il fermento della categoria: nei giorni scorsi a Brescia è stato siglato un protocollo d’intesa, con la supervisione dell’assessore provinciale all’agricoltura, che valuta il prezzo del latte alla stalla 0,37 euro al litro, ben al di sotto degli 0,42 che erano il riferimento dell’accordo in vigore in teoria per l’anno in corso. Pare che l’accordo abbia trovato consensi nelle sigle di categoria del bresciano, ma il presidente di Coldiretti di Milano e Lodi Carlo Franciosi stigmatizza l’intesa: «Non è possibile che ogni volta che si verifica qualche movimento sulle quotazioni, a pagare siano sempre da una parte gli allevatori e dall’altra i consumatori. Protocolli locali come quelli siglati nel Bresciano non fanno altro che peggiorare la situazione e non sono affatto rappresentativi dei legittimi interessi degli allevatori della nostra regione. Questa situazione rischia solo di far chiudere le aziende e di non portare alcun vantaggio al consumatore. Per quanto ci riguarda non riteniamo questo accordo applicabile agli allevamenti da latte lombardi».
Fonte: Il Cittadino
Fonte: Il Cittadino
Nessun commento:
Posta un commento