lunedì 29 dicembre 2008

Viboldone, la musica e l’incanto dei monumenti

Il “Canto delle Pietre” è tornato a visitare per la terza volta l’abbazia dei santi Pietro e Paolo a Viboldone, nella luce dell’inverno che attutisce la dura modernità intorno.

L’edizione 2008 ha affidato la meditazione sul Natale - sempre di altissima qualità - agli ospiti del Convitto Armonico di La Spezia, ensemble di diciannove elementi vocali maschili e femminili con due strumentisti, diretto da Stefano Buschini. Dal 1990 la corale ligure si orienta verso il settore, che richiede notevole preparazione filologica, della musica tardomedievale e rinascimentale fino alle soglie del Settecento. Così sabato scorso circa un centinaio di appassionati ha goduto per circa due ore dell’estrema professionalità del Convitto (www.ilconvittoarmonico.it). Sapiente la capacità di concentrare in scaletta le profonde diversità di gusto, inclinazione individuale e ricerca che si riscontrano in periodi di apparente omogeneità - benchè si parli di secoli- come l’era che porterà infine al melodramma, al teatro d’opera ed al concerto moderno. Il “Canto delle Pietre 2008” - rassegna promossa dal Ministero per i beni culturali e dalla Regione, oltre che dall’assessorato alla cultura e dall’associazione Amici dell’abbazia- ha messo al centro Claudio Monteverdi, massimo simbolo di quest’epoca che fa echeggiare insieme il remoto con il più familiare, e il Trionfo di Maria nelle sue musiche. La devozione mariana, cioè, come emerge dal repertorio del compositore cremonese di carattere non secolare né mitologico. Gli incontri con la musica sacra, del resto, vogliono ricordare che l’anno quasi concluso è stato il 150esimo dalle apparizioni mariane di Lourdes. Il Convitto Armonico, in quasi vent’anni di carriera, ha assemblato un’enorme conoscenza dei filoni musicali che attraversano il XV, XVI e XVII secolo interpretando anche i «Mottetti» del lodigiano Franchino Gaffurio in un excursus dedicato alla polifonia prepalestriniana, ancora totalmente rinascimentale. Il programma di Viboldone si è concentrato innanzitutto sui molti registri espressivi del Monteverdi sacro: dal più noto (il Vespro della Beata Vergine) alle Messe da capella fino a scritture interessanti per il ruolo “imitativo” della musica rispetto alla voce, come la Salve, Regina a due tenori. Di rilievo anche il confronto, affidato all’organista Marco Montanelli, fra il linguaggio ancora arcaico di Andrea Gabrieli e la più pronuciata - ma anche più “facile” - modernità di Girolamo Frescobaldi.
Fonte: Il Cittadino

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