«Non essendo stato il ponte ancora dissequestrato e non avendo elementi sulla sua staticità è impossibile valutare seriamente qualsiasi soluzione», lo ha sottolineato più volte, il sindaco Giuseppe Ravera, alla platea, numerosissima, accorsa ieri sera ad assistere la seduta straordinaria del consiglio comunale di San Rocco al Porto: esame della situazione e provvedimenti conseguenti il crollo del Ponte sul fiume Po, unico punto all’ordine del giorno. «Nell’incontro stamani a Piacenza - ha spiegato Ravera, riferendosi al tavolo in Prefettura, ieri, presenti i parlamentari piacentini - da tutti è stato ribadito che la via Emilia così com’è dev’essere ristabilita», quindi ha passato in rassegna le proposte temporanee avanzate dall’amministrazione sanrocchina per il superamento di «una condizione psicologica di isolamento»: l’ipotesi di un ponte di barche, del costo di gestione pari a 1 milione di euro l’anno di cui sarebbe disposta a farsi carico l’Anas, quella di un rafforzamento della linea ferroviaria, con un treno navetta che porti a Codogno e colleghi a Piacenza. Entro venerdì la risposta, sulla base di termini numerici e costi, da presentare al tavolo tecnico-prefettizio in programma lunedì. L’assessore Gianfranco Bosoni apre al confronto con la comunità sulla volontà di «aggiustare solo quel tratto di ponte» oppure pensare alla fattibilità di un piccolo traghetto che faccia la spola tra le due sponde: tutti d’accordo nel considerare l’opportunità di un ponte nuovo anche a costo di attendere. Lo esprime con chiarezza Guido Guidesi, segretario provinciale della Lega Nord, nell’intervento in tre punti: «L’unica soluzione accettabile è quella di un ponte nuovo, si sfrutti la situazione di urgenza per metterlo in cantiere. Quanto al pedaggio autostradale non ha senso pagare e ottenere poi il rimborso, si tratta di un ulteriore aggravio per il pendolarismo», quindi chiude: «quanto all’idea del treno mi lascia perplesso pensare la gente debba andare a Codogno per poi raggiungere Piacenza». No tassativo dei presenti infine alla soluzione di trasporto in piedi su pullman Line lungo l’autostrada, ennesima soluzione a rischio. Fonte: Il Cittadino
L’Auchan non teme i riflessi negativi: «Noi lavoriamo secondo i programmi».
Il cedimento del ponte sul Po si porta dietro anche tante incognite dal punto di vista socio-economico per la zona, e ora il centro commerciale Auchan rischia di trovarsi costretto a ripensare alle strategie di crescita. La distanza di un solo chilometro da Piacenza, per anni punto di forza della struttura commerciale, ora potrebbe risultare vanificata dall’assenza di un collegamento diretto. «Ma è ancora presto per capire che cosa succederà e quindi per prendere delle decisioni o fare delle richieste - dice Tiziano Antonini, direttore del centro -. Sabato mattina abbiamo visto anche tanti clienti provenienti da Piacenza, nonostante mancasse il collegamento del ponte. Per questo è bene essere prudenti: capire che cosa succederà nei prossimi giorni in termini di tempi e modalità di collegamento con Piacenza, valutare l’impatto che l’incidente avrà sulle abitudini della nostra clientela». La notizia dell’esonero dal pagamento del transito autostradale tra i caselli di Piacenza Sud e Piacenza Nord e viceversa potrà essere di qualche aiuto all’attività commerciale. «Ma prima ancora che servire a noi, sarà d’aiuto all’intero territorio e a risolvere problemi socio-lavorativi importanti - prosegue Antonini -. Dopodiché, la gratuità del tratto autostradale non risolve il problema. Spero sia uno sprone per i politici e gli amministratori locali affinché si adoperino in tutti i modi a dare una soluzione definitiva al problema della mancanza di collegamento diretto tra i due territori». Il cedimento del ponte toglie a questa parte di Bassa il passaggio di oltre 25mila mezzi al giorno, di cui 3.500 circa di lavoratori pendolari. Inoltre, c’è il rischio che la clientela piacentina possa scegliere centri commerciali del capoluogo emiliano. E tuttavia non si respira aria di preoccupazione all’Auchan. «Noi continuiamo a lavorare secondo i nostri programmi - conclude Antonini -. La preoccupazione c’è e ci sono anche alcune idee pronte da mettere in campo, ma non ci sono ancora gli elementi utili a capire quali decisioni prendere. Quando avremo più chiara l’intera situazione, allora sarà il momento di fare delle scelte». Fonte: Il Cittadino
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