Spetta alla provincia di Lodi il coordinamento nella gestione dell’emergenza viaria tra l’Emilia Romagna e la Lombardia a seguito del crollo del ponte di San Rocco al Porto. E un primo assaggio delle difficoltà si è avuto ieri mattina tra le 7 e le 8 con qualche chilometro di coda in ingresso in autostrada al casello di Piacenza Sud.Una riunione si è tenuta ieri in Prefettura a Piacenza alla presenza degli assessori regionali ai trasporti, dei vertici della provincia di Lodi e Piacenza, dei responsabili dell’Anas. «Le priorità emerse sono due: da una parte trovare soluzioni immediate per l’emergenza e conseguentemente ridurre i ritardi strutturali su un percorso che non è quello originario - dice l’assessore ai trasporti della Provincia di Lodi Pierluigi Bianchi. - Dall’altra, per il lungo periodo e in particolare per la ripresa delle scuole a settembre, la necessità di articolare una proposta complessiva per il trasporto su gomma e ferro».Secondo le ultime stime gli utenti del trasporto pubblico su gomma per questa tratta sarebbero circa 500 al giorno, con poco meno di un’ottantina di corse. «Ancora rimane da capire come si sono spostati i carichi nell’emergenza, ovvero quanti hanno fatto ricorso all’auto, quanti al treno - dice Bianchi -. Entro venerdì, anche attraverso un confronto con i sindaci del territorio, daremo una prima risposta».Rimane aperta la questione del maggior onere economico da sostenere, che però non sarà a carico della sola Provincia di Lodi. «Dipende da quanto sarà l’impatto economico, ma il collegamento ha valore interprovinciale e interregionale, e quindi ci aspettiamo la disponibilità di tutti i soggetti coinvolti», conclude Bianchi. Intanto, sul fronte della circolazione privata ieri si sono registrati negli orari di punta notevoli disagi, con code ai caselli lunghe fino a cinque chilometri.E i disagi ci sono sia in entrata sia in uscita: il tratto autostradale tra i due caselli di Piacenza, Sud e Nord e viceversa, è automaticamente gratuito da ieri per i detentori di telepass, mentre gli altri automobilisti devono fermarsi comunque a pagare il pedaggio, del quale successivamente potranno ottenere rimborso. Ancora nessuna comunicazione è arrivata peraltro in merito alle modalità di rimborso, e anche il presidente dell’associazione ConsumerPoint Marcello Biffi si è attivato per ottenere risposte certe.Di sicuro rimane solo che l’autostrada A1 tra Piacenza Nord e Sud, su cui transitano almeno 50 mila veicoli al giorno, dovrà sopportare anche il carico degli oltre 25 mila mezzi in transito normalmente sul ponte di San Rocco al Porto. E la notte tra mercoledì e giovedì e quella successiva tra giovedì e venerdì, per lavori connessi all’Alta Velocità Ferroviaria, anche il casello di Lodi sarà chiuso alternativamente. I disagi dovrebbero comunque essere contenuti, visto che la chiusura si protrarrà solo dalle 22 alle 5 del mattino. Fonte: Il Cittadino
Crollo di San Rocco, enti locali concordi: «Un nuovo viadotto».L’Anas pensa a un ponte di barche come struttura provvisoria.
Una soluzione immediata per il ripristino dei flussi di traffico, una sistemazione del collegamento in sede, se possibile, sul ponte che ha ceduto e infine la realizzazione di una nuova struttura complanare alla A1 sfruttando i lavori per la quarta corsia autostradale.Sono queste le fasi di lavoro individuate dal tavolo di coordinamento politico che si è tenuto ieri mattina a Piacenza e che ha visto la presenza per la sponda lombarda dell’assessore regionale ai trasporti Raffaele Cattaneo, del presidente della Provincia di Lodi Osvaldo Felissari e dell’assessore Pierluigi Bianchi, del sindaco di San Rocco al Porto Giuseppe Ravera, e per la sponda piacentina del sindaco di Piacenza, Roberto Reggi, del presidente della Provincia Gian Luigi Boiardi, degli assessori regionali Alfredo Peri e Mario Luigi Bruschini e dei parlamentari eletti nella circoscrizione di Piacenza. «Abbiamo sottolineato la necessità che le istituzioni e le parti politiche su questa emergenza parlino una lingua comune per mantenere alta l’attenzione dell’opinione pubblica e, soprattutto, per individuare le soluzioni più efficaci, senza volontà di propaganda», ha dichiarato l’assessore regionale Cattaneo. La strategia delineata parte dalla richiesta alla magistratura perché compia tutti gli accertamenti del caso il più velocemente possibile, in modo da permettere ad Anas di svolgere i rilievi tecnici e diagnostici necessari a comprendere le cause del crollo e lo stato di salute di quanto rimane in piedi. Solo a quel punto sarà possibile capire se una soluzione provvisoria che unisca i due monconi del manufatto sia realizzabile o meno, e con quale tecnica. Nell’immediato, per ripristinare i flussi tra Lombardia ed Emilia Romagna, la proposta è arrivata dal sindaco di San Rocco al Porto: «Si ripristini il collegamento con un ponte di barche: se Anas o genio pontieri non possono mettere in campo questa tecnologia, ci sono società private che le noleggiano», ha spiegato Giuseppe Ravera. La controindicazione risiederebbe nei costi, circa 100 mila euro al mese. Ma secondo il presidente della provincia di Lodi Felissari, «è ovvio che l’eventuale carico economico del ripristino dei flussi non può gravare sugli enti locali ma sul proprietario del manufatto», ovvero l’Anas.Infine, si guarda con rinnovata forza all’idea di un nuovo ponte: la società Autostrade sta per realizzare la quarta corsia della A1 tra Modena e Piacenza Sud e tra Piacenza Nord e Milano. Il tratto di passaggio sul Po è escluso dal progetto per l’impossibilità di allargare il ponte autostradale esistente. Da qui la proposta del tavolo politico di valutare insieme alla società Autostrade la possibilità di realizzare un nuovo ponte, complanare alla A1, che serva per la quarta corsia e per sostenere i flussi di viabilità ordinaria.«Siamo soddisfatti perché c’è stata grande condivisione - ha detto a margine dell’incontro Felissari. - La soluzione immediata è quella del ponte di barche, che non è sostenibile a lungo. Poi ci deve essere il ripristino del manufatto che ha ceduto e intanto la costruzione di un nuovo collegamento che avrà tempi lunghi. Ci sono in gioco i flussi tra Lombardia ed Emilia, e anche Anas governo si diano da fare per non intervenire solo nell’emergenza, ma per programmare il futuro degli scambi su questo irrinunciabile asse di sviluppo economico». Fonte: Il Cittadino
«Sarà un’inchiesta rapida». Non si esclude che lesioni in altri punti abbiamo causato il cedimento in golena.Il procuratore: «Indagheremo a 360 gradi»
«Dissequestreremo il ponte il più presto possibile, compatibilmente con l’esigenza di accertare il reato e di garantire la sicurezza stradale»: il procuratore capo di Lodi Giovanni Pescarzoli non se la sente di fare pronostici sui tempi che saranno necessari per togliere i sigilli giudiziari alle due estremità del viadotto una cui arcata è crollata giovedì dopo mezzogiorno ma si impegna a non perdere tempo, annunciando inoltre «indagini a 360 gradi». I periti sono già stati individuati dal sostituto procuratore Delia Anibaldi, titolare dell’inchiesta per disastro colposo e lesioni, e sabato hanno compiuto un primo sopralluogo sui monconi del ponte, assieme ai due magistrati, ai carabinieri e a funzionari dell’Anas che hanno voluto partecipare all’ispezione. Prima della formalizzazione dell’incarico di consulenza però la procura lodigiana tiene riservati i loro nomi. «L’aspetto della sicurezza del manufatto sarà inevitabilmente un riflesso degli accertamenti che andremo a fare, pur essendo di competenza primaria di altri organi», chiarisce al proposito il procuratore capo. Ma bisogna capire se anche tutto il resto del ponte, che è crollato solo in una minima sezione, sia agibile o se qualcuno che avrebbe dovuto dare lo stop al traffico prima che fosse troppo tardi, come è stato, abbia sottovalutato segnali di rischio. Come le vibrazioni di cui ora si ricordano tanti automobilisti piuttosto che la ruggine sulle travi d’acciaio che scaricano sui piloni il peso della strada e dei veicoli.Inevitabile, se non forse già avviata con la dovuta discrezione, l’acquisizione di documenti e progetti presso l’Anas, proprietaria della strada e del ponte, e negli uffici delle aziende impegnate nelle verifiche statiche dopo la piena del 2000 (la Controlli non distruttivi di Roma) e nel consolidamento da 1,7 milioni di euro avviato lo scorso anno (la Edilizia lavori sottosuolo estrazioni Spa di Milano), interventi che sarebbero dovuti servire proprio a evitare quello che è accaduto e che solo per miracolo non è costato decine di vite umane. Nulla trapela invece riguardo a iscrizioni sul registro degli indagati mentre già a fine settimana la procura potrebbe imboccare le prime piste, compresi approfondimenti sul transito di mezzi pesanti su un ponte in fase di consolidamento.I carabinieri hanno già cominciato a interrogare i feriti, per chiarire i tempi e le modalità del cedimento, che comunque ha richiesto diversi secondi proprio grazie alla resistenza delle travature metalliche, che hanno evitato una violenta caduta del tratto di strada nelle acque limacciose della golena.In procura si ragiona anche su una lunga serie di fotografie aeree di un ampio tratto di Po attorno al viadotto, che era stata subito chiesta dal pm Paolo Filippini e realizzata dai carabinieri dall’elicottero poche ore dopo il crollo. Filippini, che ha indagato a lungo sul mondo dei cavatori lodigiani, per ora non è titolare di indagini sul crollo ma la sua esperienza tornerà utile invece nel caso in cui si evidenziasse un cedimento innescato dalle pile in alveo e trasmesso dalla struttura del ponte fino a far cedere per primo un anello più debole, con l’impalcato sulla golena lodigiana che si è spezzato come un cracker all’altezza di un giungo: in questo caso le perizie sulle possibili ripercussioni sui piloni degli scavi in alveo, e verifiche su interventi abusivi troppo vicino al ponte, (finora mai contestati dalle procure lodigiana e piacentina), potrebbero allargare la rosa dei possibili responsabili del disastro.Già nel 1994 un ponte Anas era crollato nel Lodigiano durante una piena: era quello di Bertonico sull’Adda. Anche allora fu un miracolo: erano le 5 del mattino, finì in acqua un solo veicolo e non ci furono morti.Questa volta però la magistratura non vuole dare la colpa alle troppe giornate di pioggia. Anche perché il ponte di San Rocco, riaperto nel 1949 dopo i bombardamenti, aveva superato indenne ondate di piena maggiori. e con conseguenze anche disastrose per il territorio Ma era un ponte di qualche anno più giovane. Fonte: Il Cittadino
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